La campanella suonò, e quel suono risvegliò il ragazzo seduto nella seconda fila della colonna di destra di banchi che non aveva ascoltato nemmeno mezza parola di quello che la professoressa spiegò in un'ora.
I pensieri lo attanagliavano e non poteva fare altro che guardare fuori dalla finestra il cielo limpido. Aveva provato più volte a prestare attenzione a quella lunga spiegazione di filosofia, ma ad ogni parola la mente si allontanava sempre di più da quell'aula. Fu per questo che quando la campanella trillò tra i corridoi, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
Percorse i corridoi a passo svelto, rivolgendo di tanto in tanto un sorriso a persone con le quali aveva scambiato due parole durante le lezioni, e si fermò solo quando raggiunse uno dei tavoli in legno sparsi per il cortile della scuola.
Ancora nessuno dei suoi amici era arrivato, quindi ne approfittò e tirò fuori dallo zaino il libro della lezione appena terminata per capire cosa si era perso. Ma ancora una volta non riuscì a concentrarsi, e si perse a guardare l'erba verdeggiante nonostante il freddo di gennaio inoltrato, facendosi cullare dalle voci dei tanti ragazzi che a piccoli gruppi cominciavano ad uscire dall'istituto per la pausa pranzo.
Il freddo tagliente pungeva lievemente le guance scoperte, ma al ragazzo non dava per nulla fastidio, anzi, lo trovava quasi piacevole.
"Jungkook-ah" una voce acuta lo costrinse ad alzare lo sguardo dal filo d'erba sul quale aveva posato gli occhi inavvertitamente, e quando vide i capelli di un leggero biondo tinto e la persona a cui appartenevano, non riuscì a non alzare gli occhi al cielo.
"Jimin, ciao". Jungkook abbassò gli occhi sul libro e cominciò a leggere parole a caso come se gli interessassero davvero, mentre il biondo si avvicinava e si sedeva difronte a lui.
"Gli altri non sono ancora arrivati?" Jimin abbozzò un leggero sorriso mentre lo guardava concentrato nella lettura, ed i suoi occhi quasi si chiusero del tutto. Quando Jungkook notò ciò, un piccolo moto di rabbia si fece spazio nel suo stomaco.
"Li vedi qui da qualche parte?" Ma il moro non fece in tempo a captare la reazione dell'altro, che vide due figure familiari avvicinarsi a loro:
"Ah, eccoli qui". Detto questo, richiuse il libro che non gli era servito a molto, e lo poggiò accanto a sé per lasciare il tavolo libero per il pranzo.
Namjoon e Taehyung, i due amici di Jungkook, raggiunsero a loro volta il tavolo, smettendo di parlare tra di loro per salutare i due che li stavano guardando.
"Che sorpresa vedervi qui insieme, ancora non vi siete uccisi?" Taehyung li prese in giro, accennando una risata, nonostante fosse abbastanza preoccupato del rapporto tra i ragazzi.
Era vero, non passava giorno in cui non si beccavano per un motivo qualsiasi. Eppure, non era sempre stato così.
"Non è colpa mia se Jungkook prende ogni mia parola come un attacco" Jimin si strinse nelle spalle, ed il moro seduto difronte a lui gli lanciò di traverso uno sguardo torvo, tenendo a mezz'aria la scodellina che stava tirando dallo zaino.
"Taci, oggi non ho per niente voglia di intraprendere questo discorso".
Jungkook concluse la sua operazione poggiando il contenitore sul tavolo, e lo aprì, rivelando del riso con pollo che cominciò a mescolare con le bacchette in legno.
Dopo l'ultima frase del più giovane, il silenzio calò tra i ragazzi, che un po' erano occupati ad osservare il loro pranzo, ed un po' non sapevano bene come prendere quella situazione.
Né Namjoon, né Taehyung si erano mai spiegati il perché di tanto astio.
"Sai, Jungkook, credo che dovresti essere più paziente con Jimin" Namjoon interruppe finalmente il silenzio "e tu" indicò con la sua forchetta il biondo accanto a sé: "dovresti smetterla di stuzzicarlo ogni volta. Sta diventando sempre più difficile stare in vostra compagnia, sapete".
In realtà, tutti e quattro sapevano che non era vero, e che diceva così solo per alleviare la tensione, nessuno avrebbe potuto fare a meno degli altri.
Infatti, a pro di ciò, la conversazione varò su tutt'altri argomenti, che videro al centro dell'attenzione nuova musica americana e Namjoon che esprimeva la sua simpatia per questo o quel cantante. Nonostante Jungkook fosse il più piccolo tra loro, stava sempre bene in loro compagnia, come se gli anni che li dividevano fossero semplici ore.Le lezioni restanti passarono per Jungkook come le altre di quella giornata: come semplice sottofondo dei suoi pensieri che non avevano mai un corpo completo, ma che variavano tra vari argomenti non identificabili.
All'uscita di scuola, il sole era nel suo tragitto del tramonto, e l'aria si era fatta ancora più fredda. Infatti, per ripararsi dall'aria tagliente, il moro si era coperto il naso e la bocca con una mascherina completamente nera, che si teneva su grazie ai ganci infilati dietro le orecchie. Non le usava spesso, in realtà, perché la maggior parte delle volte, all'uscita di scuola, teneva ancora sul naso gli occhiali da vista che gli servivano per leggere, e questi finivano per appannarsi; ma questa volta li aveva dimenticati a casa, e quindi poteva essere libero di respirare con quella stoffa sul naso.
Mentre percorreva la strada verso casa, una voce femminile che chiamava il suo nome lo fece fermare e si voltò, per trovarsi una ragazza dai lineamenti e dal fisico fini, ed i capelli lunghi e scuri che le coprivano le spalle.
"Chae Young" il moro si inchinò, riconoscendo la ragazza anche se non ricordava quale lezione avessero in comune, seguito poi dalla ragazza che teneva sulle labbra un piccolo sorriso.
"Che sollievo, ti avevo chiamato già una volta ma non ti eri girato, pensavo di aver sbagliato persona. Non si vede bene il tuo viso con quella" accennò una risata, e Jungkook alzò un angolo delle labbra in un sorriso divertito, scuotendo poi di poco la testa.
"Hai ragione, può provocare fraintendimenti. Come posso aiutarti?"
La ragazza annuì alle prime parole del moro, per poi rimanere perplessa alla sua domanda, come se avesse dimenticato perché lo aveva chiamato. Scosse poi il capo, come per riprendersi e parlò:
"Sai, domani darò una piccola festa a casa mia, i miei genitori non ci sono e l'assenza di vacanze in vista mi deprime troppo, quindi volevo ravvivare un po' la vita generale. Mi chiedevo se volessi venire. Ovviamente puoi portare anche i tuoi amici. O la ragazza...se ce l'hai. Ma non c'è alcun problema se non ce l'hai". Chae Young lasciò uscire tutte le parole a manetta, come se le avesse avute lì, sulla punta della lingua per troppo tempo e avesse avuto bisogno di liberarle.
Jungkook rise per quanto buffa la ragazza appariva in quel momento e con un gesto quasi automatico si sistemò meglio la mascherina sul viso:
"Chiederò ai miei amici, ma credo che ci saremo."
Dopo un veloce saluto, il ragazzo si allontanò dalla mora, che rimase ferma a guardarlo allontanarsi camminando verso casa sua, con il cappotto nero che scivolava nell'aria, e gli stivaletti color senape che calpestavano la neve caduta la sera precedente.Okaaaay eccoci qua. Il primo capitolo di una nuova storia. Che dire? Sono molto affezionata a questo "libro"(?) e a questi miei personaggi, quindi trattateli bene!
Ci vediamo presto con un nuovo capitolo, fate i bravi ╰(*'︶'*)╯♡
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Alienated. ~Jikook
FanfictionAnime dilacerate e menti sempre piene. Preoccupazioni e svaghi. Amori, odi ed amicizie. Litigi e colpe. Scuse e fraintendimenti. Non è questa, infondo, la gioventù?