18. (Stop Crying Your Heart Out)

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Quel sabato fu una manna dal celo per Jungkook: era riuscito ad avere la serata libera per la prima volta in chissà quante settimane, e non vedeva l'ora di poter ubriacarsi con i suoi amici, soprattutto dopo tutto quello che era successo nei giorni precedenti.
Quella mattina era stata così rilassante che gli veniva quasi da dubitare che stesse effettivamente vivendo la sua vita.
Fece colazione tranquillamente a tavola, prendendosi tutto il tempo del mondo, visto che il pomeriggio non doveva correre a lavoro e poteva studiare con tranquillità. Aveva letto metà di quel libro dalla copertina blu che aveva iniziato quasi un mese prima e che non era riuscito più a prendere in mano a causa dei troppi impegni. Aveva perfino avuto il tempo di stirare, finalmente, e la montagna di vestiti che aveva piegato e sistemato sulla sedia, ora era pronta per tornare nell'armadio.

Stava studiando inglese, quando il cellulare gli si illuminò, ed un messaggio da parte di suo fratello comparì sullo schermo:

'Papà è partito due giorni fa e mamma non mi sa dire quando tornerà. Ha detto che è per lavoro, ma sento che c'è qualcosa sotto. Ti farò sapere quando avrò scoperto qualcosa.'

Solitamente, Jungkook era divertito da questi tipo di messaggi che suo fratello gli mandava: lo immaginava come una spia che raccoglieva le informazioni e le riferiva alla casa madre, anche se spesso erano totalmente inutili. Quel giorno, però, aveva prestato particolarmente attenzione a quello che gli aveva scritto, e la situazione gli sembrava effettivamente strana, anche se succedeva spesso che loro padre si allontanava diversi giorni da casa.
Jeon Kangjoon era l'uomo più serio e poco incline al divertimento e all'apertura mentale che Jungkook conosceva, ed era suo padre. Era un avvocato, mestiere che inseguiva da quand'era piccolissimo, inculcato dal padre, e a sua volta aveva cercato di trasmettere la stessa passione al figlio, senza riuscirci. Era spesso fuori per lavoro, a volte perché un suo cliente viveva lontano dalla loro città, tanto grande era la sua fama come avvocato, altre volte perché c'erano convegni che non poteva proprio perdere. Come risultato, il tempo che passava in casa era un quarto di quello che trascorreva fuori casa.
Nonostante non avesse una sensazione del tutto positiva, Jungkook decise di rincuorare suo fratello e tranquillizzarlo, dicendogli che non doveva preoccuparsi, e che non era una novità che loro madre non aveva nessuna idea di quando il marito sarebbe tornato. Cercava di tranquillizzare anche sé stesso, ripetendosi che probabilmente vedeva tutto nero a causa dei sensi di colpa che provava nei confronti del migliore amico.
Trovandosi con il cellulare tra le mani, e la mente ormai da un'altra parte, scrisse ai suoi amici per chiedere la loro disponibilità per una sbronza quella stessa sera. Le risposte non si fecero attendere, e mentre Taehyung e Namjoon diedero subito una risposta positiva, essendo passato troppo tempo dall'ultima serata alcolica, Jimin avvisò gli amici che non ci sarebbe stato, perché doveva uscire con Mi Rae. In quel momento, Jungkook pensò a Chae Hyung, forse doveva chiederle se avrebbe voluto essere dei loro. Dopo qualche secondo, tuttavia, la sua opinione fu del tutto contraria: erano ormai già le quattro del pomeriggio, e con così poco preavviso gli sembrava scortese invitarla. Tra l'altro sarebbero stati solo loro tre amici maschi, e si sarebbe potuta sentire fuori posto. E poi non aveva ancora parlato con Taehyung e non voleva causare problemi, soprattutto quell'unico sabato libero che aveva.
Quando tornò al suo inglese, era soddisfatto della serata che lo stava attendendo, eppure non era più entusiasta come poche ore prima, ma non ne capiva il motivo. Cercò comunque di non pensarci troppo, o avrebbe perso del tutto la voglia di uscire di casa quella sera, e tirandosi su gli occhiali sul naso, riprese a leggere le regole grammaticali sul suo libro consumato.

Alle otto e trenta, mentre si preparava alla meglio per passare la serata con i suoi amici, Jungkook stava già pregustando i drink e le patatine che lo stavano aspettando nel vecchio bar dove da mesi lui e i suoi amici andavano per bere in tranquillità.
Quella sera avevano saggiamente deciso di evitare auto, e di incontrarsi tutti alla fermata del bus distante pochi metri dal bar, così che tutti e tre potessero bere senza doversi preoccupare di guidare e di riaccompagnare gli altri a casa. Anche se, in realtà, quel tipo di serata finivano sempre con loro che rimanevano a dormire nel garage sotto casa di Taehyung, chi per terra con un plaid, chi sui pouf uniti per formare un ipotetico letto. Solo immaginando quella scena, Jungkook riprese tutte le sue forze vitali, perché amava quando tornati a casa, Taehyung e Namjoon dicevano cose insensate per poi finire a ridere come delle vecchie signore asmatiche.
Quando era a poche fermate dal suo capolinea, il cellulare del moro cominciò a squillare, e vide che il suo migliore amico lo stava chiamando. La serata non sarebbe stata come se l'era immaginata:
"Ehi Kookie... ti prego perdonami, ma non ce la faccio a venire stasera. Mi sono ricordato due ore fa di avere un test lunedì ed ho cominciato a studiare credendo di farcela in tempo per venire, ma non è stato così..."
Jungkook rimase interdetto da quello che l'amico gli aveva appena detto, gli dispiaceva molto di non poter passare la serata con lui, soprattutto perché era uno dei pochi sabato che aveva libero. Eppure non poteva essere arrabbiato con lui, soprattutto se si trattava di studio. Chi meglio di lui poteva capirlo?
"Tae tranquillo, sarà per la prossima volta" chissà quando aggiunse, ma solo mentalmente: "Namjoon c'è lo stesso almeno, no?"
"Sì sì, non mi ha detto di nessun cambiamento quindi penso ti stia aspettando già lì. Scusami di nuovo."
Una parte di lui era anche sollevato dal fatto che Taehyung non ci sarebbe stato, perché la costante paura che l'alcool lo avrebbe spinto a dire le cose che erano successe lo stava perseguitando da quella mattina.
Dopo quasi cinque minuti di scuse da parte del più grande che si sentiva mangiato dai sensi di colpa perché sapeva bene della rarità dell'occasione, la chiamata finalmente terminò, giusto in tempo per il moro per scendere dal pullman. Lì, però, non c'era Namjoon ad aspettarlo come credeva, ma solo tanto buio e tanta umidità. Pensò che forse non era ancora arrivato, che forse il bus aveva ritardato, quindi decise di attenderlo lì, anche perché il maggiore lo avrebbe avvisato di qualsiasi cambiamento.
Eppure, dopo un quarto d'ora, Jungkook poteva giurare di vedere il raffreddore raggiungerlo felice, ma non il suo amico. Ebbe la conferma di essere stato abbandonato, quando un messaggio del più grande comparì sullo schermo del cellulare che teneva tra le mani:

Alienated. ~JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora