Quando Jungkook tornò da lavoro, Junghyun era felicissimo di aver passato il pomeriggio con Jimin, sembrava avesse trovato il suo migliore amico.
"Sai che è molto simpatico?" aveva esordito il piccolo una volta che il biondo aveva lasciato la piccola casa una volta che Jungkook lo aveva ringraziato del disturbo.
"Sì?" aveva cercato di chiudere il discorso lì: dopo una lunga giornata di lavoro, parlare di Jimin era l'ultima cosa che voleva fare. Ma ciò non accadde.
Per tutto il resto della serata il fratello non fece altro che parlare di quello che avevano fatto per tutto il pomeriggio: avevano guardato una serie "proprio bella che Jimin guardava quand'era piccolo", avevano giocato con i videogame e "Jimin era proprio bravo" e così andò anche la cena, senza nessun altro argomento.
Una volta nel letto, finalmente, il discorso virò su altro:
"Cosa vuoi fare tu da grande, Kookie?" erano entrambi sotto la coperta che copriva il letto di Jungkook, e Junghyun sembrava non avere neanche una briciola di sonno, troppo eccitato dei diversi cambiamenti.
"Non so... mi piacciono molto gli animali, mi piacerebbe studiare per diventare un veterinario" il moro non aveva mai pensato a quale sarebbe stata la sua vita in futuro, ma quella risposta gli era venuta così naturale che gli sembrava impossibile non averci pensato prima.
"Ti ricordi quando abbiamo pregato mamma e papà per prendere quel cagnolino che girava sempre nel nostro quartiere?" chiese Junghyun, con sorpresa del fratello, in quanto era molto piccolo quando successe.
"Sì, lo ricordo bene. Non ne hsnno voluto sapere nulla, così lo accompagnai dal veterinario più vicino pregandolo di non portarlo in un canile, e lo costrinsi ad adottarlo" al più grande venne da ridere ne ricordare quella scena, il povero medico non sapeva come altro calmare le sue lacrime. Quando ancora viveva con i suoi genitori di tanto in tanto andava a controllare che fosse ancora lì, ma sapeva bene che l'uomo non gli avrebbe fatto del male, lo aveva capito da come prese il cucciolo tra le braccia la prima volta.Passarono tre giorni, tre giorni in cui Junghyun era dovuto stare con Taehyung solo un pomeriggio. Ma una cosa continuava a turbare Jungkoo: continuava a ricevere chiamate da suo padre, messaggi lasciati in segreteria che non avrebbe ascoltato per nessuna ragione. Era certo che fosse lui: da quando aveva cambiato numero aveva salvato, di quelli della sua famiglia, solo il suo perché non voleva rispondere e sentire la sua voce neanche per sbaglio. Il primo giorno ebbe alcuni dubbi sul rispondere o meno, ma poi pensò che se fosse stato davvero qualcosa di grave anche sua madre lo avrebbe chiamato, e si tranquillizzò.
"Mamma ti ha accompagnato qui, vero?" uno di quei pomeriggi Jungkook chiese a suo fratello, e quando ricevette una risposta affermativa si tranquillizzò.
Quel pomeriggio, Taehyung era a casa di Jungkook per far compagnia ai due fratelli e studiare insieme al suo migliore amico anche se frequentavano anni diversi. Jungkook era stato così occupato in quei giorni con suo fratello ed i suoi genitori che aveva completamente dimenticato il fatto che doveva parlare con Taehyung e doveva farlo il prima possibile, prima che qualcun'altro potesse farlo al posto suo. Anzi, si chiedeva come fosse possibile che Chae Hyung non glielo avesse ancora raccontato visto che erano amici così stretti.
"Tae ti ricordi che ti avevo detto che dovevo parlarti?" finalmente il più piccolo prese coraggio e dopo un respiro profondo parlò. Ciò che lo spinse a farlo fu l'arrivo del momento opportuno in quanto Junghyun era andato in bagno per fare la doccia e finalmente, dopo molto tempo erano i due da soli.
"Ah sì... spara" l'amico alzò gli occhi dal libro di matematica sul quale era concentrato da un quarto d'ora, e quando incontrò i suoi occhi, per la prima volta, non riusciva a sostenerli.
"Però devi promettermi che non ti arrabbi, e che ascolterai tutte le mie ragioni prima di decidere qualsiasi cosa" mentre parlava, il cuore di Jungkook cominciò a martellargli nel petto così forte che aveva paura che gli sarebbe uscito dalla bocca da un momento all'altro. Mentre Taehyung gli assicurava che sarebbe stato completamente calmo, il suo sguardo cadde velocemente sullo schermo del suo cellulare che continuava ad illuminarsi e le notifiche si moltiplicavano ogni attimo. Non poteva controllare cosa stesse succedendo proprio in quel momento così importante, quindi decise di ignorarle. Qualunque cosa fosse stata, poteva aspettare e se era così urgente, potevano chiamare.
Non fece in tempo a riaprire la bocca per parlare che il telefono cominciò a squillare, ed il numero di sua madre gli saltò all'occhio come se stesse aspettando quella chiamata da tempo.
"Rispondi, possiamo parlare dopo. Se ti sta chiamando vuol dire che è importante" l'amico gli suggerì, e così fece Jungkook, rispondendo con mano tremante: erano mesi che non sentiva la voce di sua madre, e non era sicuro di volerla riascoltare.
"Pronto? Jungkook?" la voce melodiosa di sua mamma, Kim Soyon, attraversò l'altoparlante, ma era spezzata e tra una parola e l'altra un singhiozzo acuto si sentì.
"Mamma? Che succede?" non voleva davvero sembrare preoccupato, perché loro non lo erano stati neanche mezza volta in quel tempo in cui erano stati lontani, ma sentire la voce crepata di un genitore fa sempre un certo effetto.
"Jungkook... oh Jungkook! So che avrei dovuto chiamarti-" un altro singhiozzo interruppe il flusso di parole, si sentiva che stava cercando di trattenersi, ma il risultato non era dei migliori:
"so che ormai è tardi, e che probabilmente non ti interessa più nulla" la voce della donna si faceva sempre più acuta, ad ogni parola l'affanno si faceva più forte, come se l'aria le venisse tolta a poco a poco.
"Per cosa mi hai chiamato esattamente? Non credo che d'improvviso ti interessi di come sto" finalmente Jungkook riuscì a riprendere la sicurezza che era in lui, era bastato riportare alla luce i ricordi.
"Jungkook... tuo padre ci ha lasciati. È morto" a quelle parole Jungkook rimase pietrificato, non riuscì a dire più nulla, quindi semplicemente attaccò la telefonata senza dire nient'altro.
Non sapeva bene cosa stesse provando in quel momento: non riusciva a capire se fosse rabbia o fosse tristezza. L'unica cosa che riuscì a mettere a fuoco davanti a lui fu il volto preoccupato di Taehyung, e piano piano anche la sua voce cominciò ad arrivargli nuovamente alle orecchie, come se per un intero minuto fosse stato chiuso in una bolla di sapone.
"Kook che succede?" una mano del più grande lo scosse dalla spalla, e finalmente lo sguardo del più piccolo si posò su di lui.
"Mio padre... è morto."
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Alienated. ~Jikook
FanfictionAnime dilacerate e menti sempre piene. Preoccupazioni e svaghi. Amori, odi ed amicizie. Litigi e colpe. Scuse e fraintendimenti. Non è questa, infondo, la gioventù?