7. (Friends)

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Il pranzo a casa Kim quella domenica era passata tra una chiacchiera tra amici e uno scambio di frasi taglienti tra Jungkook e Jimin, niente che non fosse nella norma. Purtroppo tutto era passato troppo velocemente ed un'altra settimana si era presentata con il suo bel carico di studi e di lavoro, che non lasciava a Jungkook lo spazio per pensare ad altro, e forse era meglio così.
Quel giovedì pomeriggio, aveva deciso con Taehyung di incontrarsi nel suo piccolo appartamento: quel giorno non aveva da lavorare e poteva dedicarsi allo studio fino a quando l'amico non l'avesse raggiunto.
Era sempre solito studiare nella cucina sul piccolo tavolo in legno da quattro, perché se stare da soli è un po' triste, rinchiudersi in camera nonostante il silenzio della casa era ancora più malinconico.
A volte si chiedeva se fosse stata la scelta giusta, quella di andare a vivere da solo, ma poi ricordava tutto, e cercava di consolarsi come meglio poteva da solo.
I suoi pensieri furono presto interrotti dalla doppia bussata al campanello, tipica di Taehyung, alla quale rispondeva sempre allo stesso modo:
"È aperto!" Quando sapeva che l'amico doveva arrivare, evitava sempre di chiudere la porta a chiave.
Jungkook chiuse felicemente i libri per prestare attenzione all'amico che invece si sedette su una delle due poltrone che occupavano lo spazio subito davanti alla cucina, e l'altro lo raggiunse occupando anche l'altra.
"Che studiavi?" Taehyung si mise comodo stravaccandosi e poggiando le gambe lunghe sui braccioli della poltrona ormai vecchia e dal tessuto bucato in più punti.
"Matematica, ma non ci stavo capendo nulla.." Jungkook alzò gli occhi al cielo lanciando una bustina di patatine che aveva precedentemente preso dalla dispensa riempita saggiamente, o anche no, il giorno prima.
"Cosa state facendo ora?" L'aria si riempì del rumore delle patatine mangiate dai due ragazzi.
"I logaritmi.. o qualcosa del genere" si strinse nelle spalle continuando a mangiare.
"Oh sai chi è molto bravo in matematica e che ti può aiutare?" Taehyung si mise dritto sporgendosi verso l'amico, che fece lo stesso, come se stessero per rivelare il più grande dei segreti.
"Chi?" Sussurrò il più piccolo suggestionato dalle loro posizioni.
"Jimin" sussurrò a sua volta l'altro, cosciente della reazione che avrebbe avuto dall'amico difronte a lui.
Questo, infatti, scoppiò in una risata forzata, spalmandosi contro lo schienale della poltrona, scuotendo vorticosamente la testa.
"Mi stai prendendo in giro? Mi vuoi punire per qualche peccato di cui non sono a conoscenza?"
"Jungkook ma perché fai così? Potrebbe davvero darti una grande mano, e ti si salveranno i neuroni che ti sono rimasti."
"Tae non ho alcuna intenzione di passare con Jimin del tempo che non sia quello che passiamo tutti insieme. Preferisco farmi fondere il cervello."
Jungkook si alzò per andare a prendere dell'acqua, anche se l'amico non glielo aveva chiesto, perché non riusciva a stare fermo troppo a lungo.
"Non riesco veramente a capire qual è il vostro problema. Prima che Jimin partisse per l'America andava tutto bene."
Il più piccolo si strinse nelle spalle tornando al suo posto:
"Le cose cambiano, semplicemente non ci stiamo più simpatici. Capita." Si sedette, portando fuori dalla tasca il cellulare, speranzoso di poter cambiare presto discorso.
"Da quanto tempo ci conosciamo, Jungkook?" Dopo qualche secondo di silenzio Taehyung tornò a parlare.
"Da quando avevamo quattro anni.. perché?"
"Ecco, in tutto questo tempo, so quando c'è qualcosa che non va. E ultimamente ce ne sono tante che non vanno. Hai sempre la testa tra le nuvole, come se vivessi in un altro pianeta. Sembra quasi che un alieno abbia preso il tuo posto e non sappia come comportarsi."
Jungkook increspò le labbra in un piccolo sorriso per il modo assurdo che il suo migliore amico aveva di affrontare i discorsi, ma preferiva centomila volte quello ad un discorso pesante che avrebbe fatto un'altra persona.
"Sono semplicemente stanco. Tra studio e lavoro non riesco a concentrarmi su altre cose."
"Ecco, a proposito di questo. Ancora non mi è ancora chiaro perché non sei più a casa tua con i tuoi genitori e tuo fratello."
Il più piccolo abbassò lo sguardo sulle sue lunghe dita affusolate contornate da una paio di anelli, che ora stavano sfregando il tessuto della poltrona quasi come se volessero aggiungere un nuovo buco alla collezione.
"Te l'ho detto, volevo più libertà. Non c'è molto da capire." Si alzò prima che l'amico potesse dire qualcos'altro e gli fece cenno di seguirlo in camera sua. "E poi cos'è questo interrogatorio? Pensavo fossi venuto per svagarci, non per farmi il quarto grado."

Alienated. ~JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora