Quel pomeriggio, per Jungkook, sembrava non finire mai. E ciò che rendeva ancora più insopportabile l'attesa della fine dell'orario di lavoro era la luce di quel fioco e raro sole che entrava nel negozio dalle finestre.
Il moro se ne stava seduto su un piccolo sgabello circolare, dietro la cassa, osservando i futuri clienti mentre vagavano tra costumi da bagno e scarpe da sci, alla ricerca del materiale sportivo di cui avevano bisogno, e lui era lì a guardare un punto indeterminato delle pareti blu che lo circondavano.
È solo un'altra mezz'ora, continuava a ripetersi mentalmente, un quarto d'ora se togliamo il tempo per sistemare e chiudere tutto, continuava a molleggiare la gamba piegata sull'altra. Lavorare in quel negozio di articoli sportivi non gli piaceva per niente, a tratti lo odiava, tutto quell'odore di plastica e tessuto nuovo gli dava il voltastomaco, ma doveva tenere duro: non poteva certo pagare l'affitto della casa con le proprie lamentele.
Chiamala casa, pensò amareggiato, sbuffando subito dopo, sembra più un rifugio antinucleare per quanto è piccola. I suoi pensieri furono però presto interrotti da una voce leggermente acuta, ma sicuramente maschile, che gli annodò le budella facendolo saltare.
"Jungkook-ah, buon pomeriggio" ed ecco che il pomeriggio continuava a peggiorare minuto dopo minuto: un Jimin in piedi difronte a lui, con quel sorriso sghembo che non toglieva mai dal viso. Avrebbe voluto strapparglieli a volte.
"Che ci fai qui?" Il moro lasciò perdere le formalità, volendo abbreviare quanto più possibile quel contatto.
"È così che parli ad una persona più grande di te?" Il biondo ampliò il proprio sorriso, sapendo, o forse no, di far innervosire Jungkook ancora di più:
"Tagliamo corto Jimin, sei qui per un costume da bagno o hai qualcosa da dirmi? Non ho molto tempo, tra poco stacco." Avrebbe tanto voluto che fosse la verità, ma ancora venticinque minuti dovevano passare perché fosse libero.
Quando, dopo un'occhiata veloce in giro per controllare che nessuno dovesse pagare, tornò con gli occhi sul ragazzo davanti a lui, notò che non sorrideva più, ed aveva calato di poco il volto.
"Ecco, volevo scusarmi per ciò che è successo ieri. Mi hanno riferito che ti ho dato fastidio, scusami." Jimin alzò un angolo delle labbra in un mezzo sorriso, che quella volta sembrava sincero.
"Mi dai fastidio anche tutti gli altri giorni, eppure non ti scusi." Un piccolo sorriso nacque anche sulle labbra del moro, che fece sorgere su una guancia una leggera fossetta, seguito da una sottile risata di Jimin, che si sentì un po' risollevato da quelle parole.
"Spero di non aver detto nulla di... inappropriato."
"In realtà non hai avuto molto modo di parlare, ti zittivo appena ci provavi." Jungkook si strinse nelle spalle, per poi interrompere la conversazione per qualche minuto in modo da poter fare in modo che la persona che si era avvicinata al bancone potesse pagare.
"Se non c'è altro, puoi andare, ti do il mio perdono. Ho dei clienti da servire" aggiunse poi appena la donna si era allontanata, lanciando un'occhiata agli altri clienti che si stavano avvicinando per pagare, spinti dagli altri commessi in vista della chiusura del negozio.
"C'è ancora un'altra cosa. Posso offrirti da mangiare? Per farmi perdonare, intendo. Magari domani a pranzo, visto che oggi vedo farai tardi." Ora il biondo aveva fatto un impercettibile passo indietro, e guardava il ragazzo con un sorriso di cortesia.
Jungkook allargò di poco gli occhi a causa della sorpresa e rimase per qualche secondo in silenzio, preso di contropiede.
"In realtà no." Si pentì subito dopo aver pronunciato quelle parole del tono brusco che aveva usato. Nonostante non andasse d'accordo con Jimin non voleva sembrare maleducato. Così alzò lo sguardo sul volto del maggiore che si era rabbuiato ed aggiunse, prima che l'altro potesse rispondere:
"Intendo, domani non posso, devo vedere un'altra persona, ma possiamo fare domenica a pranzo, se per te non è un problema."
Gli occhi di Jimin diventarono due sottili fessure a causa del sorriso che si aprì sul suo volto ed annuì lentamente per poi indietreggiare verso l'uscita.
"Perfetto, a domenica allora." E si inchinò, prima di voltare le spalle ed allontanarsi dal negozio.Quando Jungkook tornò a casa, erano ormai le nove passate e, senza nemmeno fare una doccia, si lasciò andare sulla poltrona, sfinito. Come aveva immaginato, non aveva finito nei venti minuti prestabiliti, ma aveva dovuto perdere altro tempo a catalogare gli oggetti nuovi che erano arrivati. Cercò di organizzare le cose da fare, o almeno regolare cronologicamente doccia e cena, ma ogni piano era disturbato dal pensiero dell'incontro di quel pomeriggio.
Come hai potuto accettare, o meglio, proporre un pranzo con Jimin?
Si era, evidentemente, già pentito della sua scelta. Ma era ormai tutto fatto, e solo un miracolo lo avrebbe salvato.
Si ricordò poi dell'impegno che aveva preso il giorno dopo con Chae Young, e immagini della festa disastrosa, almeno per lui, a casa di lei gli tornarono in mente. Un moto di nervosismo si propagò nuovamente nel suo stomaco al pensare al motivo dell'interruzione e la voglia di pranzare con Jimin quella domenica diminuì ancora di più se possibile.
Stanco di cercare una soluzione inesistente, decise che forse era il momento di quella doccia alla quale aveva pensato per tutta la giornata e, dopo aver lasciato il cellulare sul cuscino morbido della poltrona beige dove stava seduto, accese lo stereo che aveva già incorporato il suo cd preferito ormai logoro, e si chiuse in bagno, pronto a rilassarsi.Il sabato mattina arrivò presto, come sempre. Ma quella mattina il risveglio fu accompagnato dal tintinnio del suo cellulare che continuava a ricevere messaggi. Jungkook si svegliò, ma non aprì subito gli occhi: voleva cercare di riaddormentarsi, anche se sapeva fosse impossibile a causa della luce che gli dava fastidio attraverso le palpebre. Dopo dieci minuti si arrese, e spostò il piumino dalla faccia, la quale venne pervasa da una piacevole aria fresca. Allungò il braccio verso il comodino per vedere chi fosse il maniaco che scriveva a quell'ora del mattino (le dieci) e scoprì che, come c'era da aspettarsi, era Taehyung seguito sul gruppo da Namjoon, che organizzavano una domenica insieme a casa di Taehyung che era in quel weekend libera dai suoi genitori.
Jungkook stava cercando le parole da usare per dire agli altri che quella domenica proprio non c'era, (anche se avrebbe voluto molto il contrario) perché aveva un impegno con Jimin, ma si fermò dallo scrivere quando notò che il biondo stava per rispondere. Rimase di stucco quando lesse la risposta positiva del ragazzo alla richiesta di partecipazione, ed arricciò le labbra, aggrottando le sopracciglia.
Ma come, non dovevamo pranzare insieme? Il moro si ritrovò a domandarsi tra sé e sé, alzandosi dal letto per andare a fare colazione.
Menomale che è stato lui a proporlo, continuò a pensare, nonostante stesse ora scrollando le notizie del giorno mentre portava alla bocca un cucchiaio di cerali al cioccolato, gli stessi che mangiava quando era piccolo.
Non mi ha nemmeno avvisato. Non ha esitato ad accettare. Lo avrà dimenticato? Impossibile.
Si guardava allo specchio mentre spazzolava i denti, passandosi la mano libera tra i capelli scompigliati dal cuscino per cercare di dare una forma decente a quei ciuffi che si alzavano a mo' di corna ai lati della testa.
Ma perché continuo a pensarci? Che mi interessa, infondo è quello che volevo. Scrollò infine le spalle, gettandosi sulla solita poltrona, questa volta in compagnia di un libro. Il weekend era l'unico momento di stacco tra lavoro e scuola, e cercava in quei giorni di recuperare tutto quello che non riusciva a fare durante la settimana. Prima di aprire il libro si guardò intorno alla ricerca dei suoi occhiali: non era molto lo spazio in cui cercare, in quanto cucina e salone erano un'unica stanza, e, a parte il tavolo, l'unico altro ripiano su cui potevano trovarsi erano i tre mobili messi in croce della cucina. Proprio quando si alzò per andare a recuperare l'oggetto tanto agognato dal piano cottura, il telefono trillò e il moro tracciò giusto tre falcate per recuperarlo dalla poltrona e poter rispondere al numero sconosciuto che lo stava chiamando.
"Jeon Jungkook?" Una voce femminile e giovane chiamò il suo nome, e a lui non servì altro per capire di chi si trattasse.
"Chae Young, ciao. Come hai avuto il mio numero?"
"Scusami tanto, ti prego, non prendermi per una psicopatica, ma l'ho chiesto a Tae perché giovedì eravamo d'accordo che oggi ci saremmo visti, ma non ci siamo più organizzati, e non sapevo come fare." Mentre la voce elettronica si infiltrava nelle sue orecchie, Jungkook si perse a guardare nel vuoto. Oggi si sarebbero dovuti vedere, e lo ricordava bene, ma come aveva fatto a dimenticarsi di un dettaglio tanto importante come il luogo e l'ora? Si sentì incredibilmente in colpa per una tale mancanza, ma allo stesso tempo era sorpreso da una dimenticanza simile. E poi un altro pensiero ancora fece capolino nella sua mente: 'Tae'? Da quando in qua si conoscevano così bene? Si passò una mano tra i capelli:
"Hai assolutamente ragione, perdonami. Anzi, hai fatto bene a chiedere il numero a.. Taehyung. Ultimamente proprio non ci sono con la testa. Beh direi che possiamo vederci alle tredici. Ti piace Chalet du Soleil come location?" Mise enfasi sull'ultima parola cercando di sembrare più simpatico, per farsi perdonare il fatto che i due neuroni sopravvissuti nella sua mente non facevano altro che grattarsi e dondolarsi senza dare nessun aiuto.
"Chalet du Soleil?" A causa del tramite attraverso cui stavano parlando, Jungkook non riusciva a capire il tono di voce della ragazza.
"Non ti piace? Possiamo andare da qualche altra parte nel caso."
"No, no, va bene, ci lavora un mio amico lì" rispose con entusiasmo Chae Young dall'altra parte del telefono.
"Perfetto, allora ci vediamo lì." Attaccò, e tornò a sedersi sui cuscini comodi della sua poltrona a godersi il suo libro per ancora un paio d'ore.Buon pomeriggio se state leggendo di pomeriggio, buongiorno se è mattino o buonasera. Non so se lo avete notato ma aggiorno di giovedì e di lunedì, non so se riuscirò a mantenere questo ritmo ma ci proverò. Allora, cosa ne pensate dei diversi rapporti che stanno prendendo forma? Fatemi sapere se vi sta piacendo la storia! A presto ϵ( 'Θ' )϶
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Alienated. ~Jikook
FanfictionAnime dilacerate e menti sempre piene. Preoccupazioni e svaghi. Amori, odi ed amicizie. Litigi e colpe. Scuse e fraintendimenti. Non è questa, infondo, la gioventù?