An opportunity

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Tre anni.
Erano tre maledetti anni che era rinchiusa lì.
In quella prigione penosa.
Per giunta in isolamento, essendo stata catalogata come pericolosa.

Le celle dell'Arca erano davvero inospitali, e sopratutto, orrende.
Jocelyn stava per impazzire lá dentro.

L'unica cosa che le era concessa era di vedere lo spazio fuori da un piccolo oblò.

In quello spazio avrebbe voluto morirci in quel momento.

Sapeva di esserselo meritato.
Sapeva che aveva fatto una cazzata,  il crimine che aveva commesso era imperdonabile.
Lo aveva fatto per vendetta e non ne era del tutto pentita, quella vendetta aveva un valido motivo.
Ma il suo crimine era uno dei peggiori.

Però quel giorno le cose sarebbero cambiate.

La porta scorrevole della cella 448 dello SkyBox si aprì.

In quel momento, Jocelyn stava leggendo l'Iliade.
Uno dei vantaggi di essere la figlia del vice cancelliere, era che potevi avere cose che gli altri prigionieri non potevano possedere.
In quel caso lei aveva i libri.

Un uomo alto, di carnagione chiara e i capelli scuri e  ordinati entrò seguito da due guardie.
Uno dei due era sicuramente sulla trentina, ma l'altro era molto giovane, al massimo aveva si e no ventitré anni.
"Buon pomeriggio Jocelyn"
"Wow non avrei mai detto che fosse pomeriggio, ma grazie della informazione." Rispose la ragazza mentre cambiava pagina.
"Smettila di fare la bambina." Le ordinò l'uomo.
"Non prendo più ordini da te, papá."
"Già, ma quando mai l'hai fatto?"
"Lo hai appena detto, mai."
"Puoi chiudere il libro e ascoltarmi?" Chiese Marcus Kane irritato per il solito comportamento strafottente della figlia.

Jocelyn non rispose, continuò a ignorarlo e
finì tutto il capitolo, poi chiuse il libro e lo appoggiò per terra vicino a lei.

"Ti ascolto."

"Ti è stata data un'opportunità, una seconda chance."
"Una seconda chance?"
Ci fu una pausa.
"Oggi, tra qualche ora, verrà lanciata una navicella sulla Terra con cento criminali dell'Arca dentro. Tu sei una di loro"

Jocelyn si alzò in piedi di scatto.
Sarebbe andata sulla Terra.
La Terra, la Terra su cui da anni sognava di mettere piede.
Ora ci stava andando.
Sarebbe scappata da quella cella finalmente.

Però rimise subito a posto i pensieri: lei non si fidava di suo padre.

"Ehm...signore, posso...?" Chiese la guardia più giovane.
"Sbrigati" disse Kane in tono spiccio mettendosi al lato do una delle quattro pareti che rinchiudevano la figlia.

"Dammi il braccio" disse poi rivolto a Jocelyn, più cordialmente di come una guardia avrebbe fatto.
Jocelyn non fu altrettanto cordiale: si spostò di scatto mentre il ragazzo provò a prendergli il polso.

"Che vuoi fare, ammazzarmi? Compio diciotto anni tra due mesi, e poi c'è la revisione..."

"Non ti ucciderà" la rassicurò il padre "Quel bracciale servirà a monitoranti sulla Terra."
"Controllata anche lì? Bene" disse sarcastica.

Il ragazzo tentò nuovamente la sorte e le prese il polso.
Jocelyn lo lasciò fare, ma appena il bracciale si strinse intorno al polso sentì una fitta a tutto il braccio.

"Ahia fai piano!" Sbraitò Jocelyn.
"Mi dispiace" disse lui.
Sembrava davvero dispiaciuto, come se si sentisse in colpa per averle fatto male.

Non era possibile: tutte le altre guardie appena ne avevano l'occasione la picchiavano.
Era abbastanza incuriosita da quello strano comportamento.

"Qui abbiamo finito signore" disse poi il ragazzo.
"Bene, ora lasciatemi solo con mia figlia." Disse Kane.
Le guardie annuirono,e mentre uscivano, Joce diede un'ultima occhiata di sfuggita al più giovane.

"Senti Jocelyn..." cominciò Kane.
"Non voglio ascoltarti, sparisci." rispose stizzita la ragazza.
"Senti, nessuno sa cosa vi aspetterà sulla Terra, non sappiamo nemmeno se l'aria è respirabile..."
"Per questo mandate noi? Gli scarti della società, certo, i reietti, i ladri e gli assassini.
Mandate noi perché siamo sacrificabili, siamo delle merde umane giusto?"
"Vi è stata data un'altra Chance.."
"Io da te non voglio un'altra chance, tu hai rovinato la mia vita, è colpa tua se sono qui da tre anni, colpa tua."
"Joce..."
"Tu hai scelto il tuo ruolo di cancelliere al posto della famiglia, hai scelto te stesso al posto mio e di Max, non protrò mai perdonarti." E dopo avergli lasciato uno sguardo carico d'odio aggiunse " You're not my father"
"Joce..." disse il padre provando ad accarezzarle i capelli, castani, quasi neri come quelli della madre.
"Non toccarmi! Disse lei allontanandolo.
"Vattene, non voglio vederti mai più, se almeno devo morire, morirò lontano da te."

Così dicendo riprese il libro e si distese sulla branda, comportandosi come se fosse da sola nella stanza.

Mentre Kane stava per chiudere la porta , riprese il discorso:"Joce, io ti voglio e ti vorrò sempre bene...sei mia figlia..."
"You haven't got a daughter." Disse velenosa Jocelyn.
Il padre affranto, ma senza dimostrarlo, uscì dalla cella e la lasciò sola.

Jocelyn non sapeva cosa provare.
Era da molto che non provava più niente.
Era come se i suoi sentimenti fossero svaniti anni prima, non c'era più niente in lei, solo un cuore ricoperto di pietra e ghiaccio.

Ma lei non era stata sempre così.
Così ce l'avevano fatta diventare.

Aveva perso tutto in un colpo.

Suo fratello,
Sua sorella e i suoi fratelli non di sangue.

Non le era rimasto più nulla, solo la rabbia e la tristezza.

1- I'M STILL BREATHING // The 100 //delinquents Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora