Cap 23 Lex

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Fare l'amore con Bea è stato pazzesco, inspiegabile.
Ho avuto tantissime ragazze in passato ma nessuna è minimamente paragonabile alla ragazza abbracciata a me.

Provo sensazioni ed emozioni forti questo è innegabile, non ho idea di come gestire tutto quello che sta succedendo tra di noi, ma sicuramente ho tanta voglia di provarci.
Bea mi accarezza il braccio facendo su e giù con le sue piccole dita.

" Cosa vuol dire il tatuaggio che hai su una parte della schiena?"
Mi domanda di punto in bianco.

" Ecco la mia rossina che viene fuori con le sue curiosità."
Le dico sorridendo.

"Come mi hai chiamata?"

"La mia rossina, perché sei mia giusto?"
Lei si acciglia.

"Io non sono proprietà di nessuno."

"Hai fatto l'amore con me quindi ormai sei mia."
Le dico e inizio a farle il solletico.

Nonostante il pavimento sia la cosa più scomoda che possa esistere, in questo momento con Bea mi sembra di stare in un letto di piume.

"Mi dici cosa vuol dire il Galeone? Se devo essere tua devi pur iniziare a dirmi qualcosa di più sul tuo conto, non credi?"

"Okay ma ciò non toglie il fatto che tu sia una gran curiosona. Sono convinto che ieri sera sei riuscita a fare parlare anche la misteriosa e taciturna Mia."
Le dico scherzando ma Bea si rattrista.

"Ehi va tutto bene? È il caso che io sappia cosa sta succedendo a Mia?"
Bea fa cenno di no con la testa.

"Va tutto bene, anche Mia sta bene, non devi preoccuparti. Allora questo Galeone?"
Io sbuffo divertito e la stringo di nuovo a me.

"Il Galeone non ha un significato vero e proprio l'ho fatto semplicemente perché mi piaceva. Il mare in burrasca rappresenta quelli che una volta erano i miei sentimenti per le persone che mi stavano accanto. In passato sono stato esattamente come il mare tatuato sulla schiena."

"Adesso non lo sei più?"
Mi interrompe Bea.

"Hai visto la luce che filtra attraverso le onde?"
Lei fa cenno di si.

"Quella luce che cerca di emergere da tutte le intemperie sono io.
Bea, in passato ho fatto cose delle quali non vado fiero e mi vergogno, le ho fatte solo per il gusto di ferire chiunque mi stesse accanto.
Non ho mai avuto dei veri amici, ma soltanto ragazzi che stavano con me perché ero il figlio del sindaco di San Diego."
Bea sgrana gli occhi a quelle rivelazioni.

"Quando abitavo in California correvo in gare clandestine, facevo uso di sostanze stupefacenti, anche se sporadicamente ma ho provato diverse droghe, bevevo e spaccavo qualsiasi cosa avessi a portata di mano.
Sono entrato e uscito di prigione solo per avere le attenzioni di un padre assente nel darmi amore, ma presente per togliermi dai casini.
Mi sono sempre odiato Bea, non sono mai riuscito ad amare nessuno.
Le feste in casa Smit non esistevano, mio padre e la sua compagna preferivano passarle altrove."

Bea ha gli occhi lucidi, non voglio che provi pietà per me.

"Cosa ti ha fatto cambiare? Cioè, adesso non mi sembri come ti stai descrivendo, hai l'aria dura, a volte sei stronzo, ma non sei il ragazzo del quale stai parlando."

"Un paio di anni fa, una ragazza ha iniziato a frequentare la mia stessa università. Era molto bella, quindi non passava inosservata, in più, stava con il ragazzo con il quale mi ero sempre sentito in competizione; ero veramente superficiale all'epoca.
Il punto è, che ho iniziato ad infastidirla senza alcun motivo, pian piano, senza che io me ne rendessi conto, mi sono innamorato di lei. Purtroppo il mio carattere non mi ha aiutato, invece di avvicinarla, l'allontanavo e la portavo all'estremo della sopportazione.
Una sera, con un tranello, l'ho costretta a correre contro di me in una delle gare clandestine che organizzavo con le moto.
Lei fece una gara impeccabile e riuscì a battermi, purtroppo, all'arrivo la sua moto perse il controllo balzando Luce con violenza per diversi metri, facendola ricadere sull'asfalto con un forte impatto.
Bea, ho quasi ucciso una ragazza, la ragazza che amavo. Tutto per la mia maledetta gelosia e stupidità."
Bea stringe le sue mani alle mie.

Tu sei il mio destino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora