Adesso che Bea ha accettato di ascoltarmi io non so da dove cominciare ma non posso lasciarmi sfuggire questa occasione.
Non voglio perderla, lei è tutto quello che mi rimane e adesso che ho capito cosa provo realmente per la mia rossina non voglio e non posso farla scappare via.
"Cosa volevi dirmi Lex? Non ho tutto il giorno."
Dice scontrosa.Io le faccio segno di accomodarsi sul divano così possiamo parlare in modo tranquillo.
Si siede ma non si avvicina a me, non riesco a nascondere la mia delusione." Bea mi dispiace per tutto."
Lei sospira."Questo l'ho già sentito Lex, hai detto che volevi parlarmi giusto? Allora fallo. Vuoi che ti aiuti? Dove cazzo sei stato per due interi giorni Lex? Hai idea di quanto mi hai fatto preoccupare?"
Bea mi sta urlando contro.Questo atteggiamento scontroso non mi aiuta affatto, ma devo iniziare a parlare se non voglio che perda del tutto la pazienza.
"Bea, prima di dirti dove ero finito devi sapere il vero motivo che mi ha fatto lasciare la California e quello che mi ha spinto a non parlare più con mio padre.
Come ti ho raccontato qualche tempo fa, dopo l'incidente avvenuto a Luce, avevo deciso di andare via per un periodo di tempo. Avevo bisogno di allontanarmi da quella città, volevo capire chi ero realmente e perché non riuscivo mai a essere gentile con nessuno.
Ma prima di fare ciò, ne parlai con mio padre.
Lui per la prima volta sembrava entusiasta della mia decisione e per la prima volta mi sono sentito apprezzato.
Non sapevo ancora il vero motivo di tanto entusiasmo da parte sua, ma lo avrei scoperto molto presto.
Infatti, una mattina, avevo bisogno dei miei documenti per ultimare le ultime cose prima della mia partenza.
Non trovandoli da nessuna parte, decisi di cercarli nello studio di mio padre.
Frugando tra i cassetti della sua scrivania trovai una foto di lui e una donna che non avevo mai visto.
In quella foto mio padre era molto giovane e sorrideva alla donna accanto a lui.
La donna era in abito da sposa.
Non riconobbi il posto dove era stata scattata.
Continuai a scrutarla, fin quando, la voce severa di mio padre m'intimò a non toccare quella maledetta foto.
Chiesi subito spiegazioni, ma lui non faceva cenno di volermene dare.
Poi, in un momento di rabbia, presi la foto e la feci in piccoli pezzettini.
In quel preciso istante, quello che avevo creduto fosse l'uomo che mi voleva più bene al mondo, si scagliò contro di me riempiendomi di pugni.
Mi urlò che gli avevo rovinato la vita, che io e quella puttana di mia madre eravamo tali e quali.
Io non capivo il perché di quelle parole e di tutto quell'odio nei miei confronti.
Carol, la compagna di mio padre, sentendo tutto quel trambusto, si precipitò nello studio cercando di fermarci.
Non so come fece ma ci riuscì.
Mi aveva ridotto davvero male, ma non avevo intenzione di lasciare quella stanza se prima non mi avesse detto il perché di quelle parole.
Non ebbi nemmeno bisogno di convincerlo, che mi sputò addosso una verità che nemmeno lontanamente pensavo esistesse. ""Di che verità parli Lex?"
"Mio padre disse che la donna che era ritratta nella foto si chiamava Marta ed era sua moglie.
Prima di trasferirsi a San Diego mio padre e Marta stavano in un piccolo paese della California, non ricordo il nome.
Mi ha raccontato che era sposato da pochi mesi quando conobbe mia madre, iniziò così una relazione clandestina con lei che durò un paio d'anni e dalla quale sono nato io; era già un bastardo all'epoca.
Al momento della mia nascita mia madre chiese un incente somma di denaro per tenere la bocca chiusa.
Mio padre le diede quello che aveva chiesto sperando che non venisse fuori niente sulla mia nascita, ma non fu così.
Avevo appena due mesi quando mia madre si presentò alla porta di mio padre e sua moglie Marta con me in braccio.
Mio padre non era in casa e mia madre raccontò tutto a sua moglie senza tralasciare i particolari.
Poi lasciò lì me, dicendo che non poteva più occuparsi di un bambino che nemmeno voleva, quindi mio padre doveva prendersi cura di me.
Così dicendo, chiuse la porta alle sue spalle e sparì.
La sera, al rientro a casa, mio padre trovò sua moglie con un bambino in braccio.
A quel punto non poteva più negare l'evidenza, confermò tutto quello che nel pomeriggio le aveva raccontato mia madre.
Nonostante Marta si fosse affezionata tantissimo a me, non riusciva a dimenticare che ero frutto del tradimento del marito.
Un mese dopo il mio arrivo in quella casa, mio padre trovò Marta distesa esanime nella loro camera da letto.
Si era tolta la vita imbottendosi di pasticche; non era riuscita ad accettare il tradimento del bastardo.
Prima di compiere quel gesto disperato, Marta scrisse una lettera a mio padre, dove spiegava il motivo di quel folle gesto e dove chiedeva di prendersi cura di me e di non svelarmi quello che era stato il mio passato.
Bea, la mia vita è sempre stata una farsa dal momento in cui sono nato.
Mio padre mi ha confessato che non è mai riuscito a provare affetto per me, che se io non fossi mai nato Marta sarebbe ancora viva.
Ritiene me il principale responsabile della morte di sua moglie."
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Tu sei il mio destino
RomanceDA REVISIONARE Lex è sempre stato un ragazzo problematico, arrogante e pieno di se. Fin quando, un giorno non si è trovato ad affrontare un amore non corrisposto che gli ha fatto mettere in discussione tutta la sua vita incasinata. Decide così di...