Chapter XVII: What's your name?

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-Un, due, tre e un, due, tre. Lady Robyn non si fa così!- la voce di Madame Escargot risuonava in tutta la sala da ballo.

Odiavo le lezioni di ballo, io ero totalmente scoordinata. In ogni momento venivo ripresa e immancabilmente provocavo le risate delle Due presenti a palazzo. 

-Stai dritta con la schiena- mi suggerì Aese passandomi vicino mentre ballava con la guardia a lei assegnata. Sbuffai mentre cercavo di seguire i suoi consigli.

Avrei voluto essere leggiadra come lei.

Destra, sinistra e schiena dritta. Un passo avanti, uno indietro e giravolta. Suonava facile, ma non lo era.

La mia guardia si metteva a ridere ogni secondo; ero davvero ridicola e mi sorprendeva il fatto che i suoi piedi non erano ancora diventati di una taglia in più.

Concentrati Kris! 

Destra, sinistra e...

-Lì teoricamente si troverebbe il mio piede- ridacchiò la guardia indicandomi il suo piede con il dito.

Roteai gli occhi posandomi la mano sulla fronte. Ero tentata a rinunciare.

-Odio ballare- affermai cercando di muovermi insieme al mio partner a ritmo di musica.

-Se parte da questa idea, ballare le risulterà impossibile- sorrise lateralmente mostrando un canino scheggiato. Corrugai appena le sopracciglia incuriosita.

-Beh, allora insegnami, Sir Ballerino- misi le mani alla vita trattenendo una risata.

Lui posó una mano sul mio fianco avvolgendomi la schiena in modo delicato e potente allo stesso tempo, con l'altra prese la mia mano e la posó sulla sua spalla e poi unì le nostre mani. 

Quel contatto era tanto odioso e sconosciuto quanto piacevole.

-È molto semplice: prima ti sposti in avanti verso di me e poi ti sposti indietro con me, ma ricordati che deve essere l'uomo a guidarti- e mi fece segno di guardare i nostri piedi. 

Le mie scarpe blu col tacco alto spiccavano al confronto coi suoi stivali di cuoio spessi.

E concentrandomi sul suo tocco, sui suoi movimenti e sui piedi ero quasi riuscita a non pestargli più gli stivali.

-Dai che ci sei- disse mentre ci muovevamo in sincrono per incoraggiarmi.

Era vero, era come se ballassimo insieme, ma in realtà assecondavo soltanto i movimenti che lui voleva che io facessi.

-Ok, ora guardami negli occhi- ed alzai timidamente lo sguardo.

 Aveva dei profondi occhi color caramello e i capelli neri lisci schiacciati sotto l'elmo in metallo. Non era un brutto ragazzo.

-Perchè mi guardi le sopracciglia?- ridacchiò ancora lui. Arrossii una volta scoperta.

Come faceva a sapere dove stavo guardando?

Mi toccó la schiena.

-È più incurvata di quanto dovrebbe essere. E poi sei facile da capire- mi sorrise smagliante.

Risi insieme a lui.

-Qual'è il tuo nome?- chiesi mentre mi faceva inchinare in un quasquet.

Aveva un sorriso bellissimo: non era malizioso e loquace come quello di Harry, non era serio, dolce e sorprendente come quello di Harold; era sgraziato, imperfetto e caloroso. Mi ricordava tanto un ragazzo umile.

-Odyn- rispose con voce abbastanza amichevole e orgogliosa.

Che fosse orgoglioso del suo nome? Probabile.

-Io sono Kristen, piacere- feci un piccolo inchino rispettando le regole dell'etichetta.

-Non ti piace il tuo nome?- chiese lui incuriosito.

Soffocai una risata. Che domanda strana era? 

-Non molto, ho dei brutti ricordi legati a questo nome- e un'espressione tiste celata da un vuoto sorriso cortese comparve sul mio viso.

Lo vidi pensare e riflettere, come se la mia informazione fosse qualcosa di davvero importante e che gli interessasse veramente.

Era silenzioso, col viso corrucciato e l'espressione pensierosa mentre ballavamo. Che stesse cercando qualcosa da dire nel modo migliore?

-Il mio nome era quello di mio padre, si chiamava Odyn Doyle. Ha stuprato mia mamma prima di sposarla, sono un bambino proibito e non ho mai conosciuto nè mia madre nè mio padre. Sono cresciuto nella povertà di una strada e non ho mai avuto un'educazione fino a quando non mi hanno chiamato per la leva militare.  Direi che il mio nome è orribile come ricordi, eppure è ció che mi identifica, quindi non lo odio- affermó in modo molto saggio e confidente alla sconosciuta che ero io.

Rimasi di stucco bloccandomi sul posto. Non l'avevo mai vista così.

Essere fieri di se stessi? Probabilmente la ero anch'io, ma ammetto che ho sempre pensato al motivo per cui io mi chiamavo Kristen: la sorella di mio padre, donna comunemente reputata orribile. 

-Comunque, lady Kristen, il nome è solo ció che viene attribuito alla tua vera persona. Tu puoi avere diritto di scelta; vuoi ripetere gli errori della persona che aveva il tuo nome o comportarti a tuo modo?- Odyn riprese in modo stupefacente.

Ed io; volevo ridiventare la vecchia Kristen Style ricommettendo i suoi stessi errori o volevo diventare una nuova e, sotto certi aspetti, migliore Kristen Style? Ma soprattutto, io, chi ero e cosa volevo essere?

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