Capitolo 41

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Suono il campanello e, dopo essermi sistemata un ciuffo di capelli, la porta viene spalancata da colei che credevo mia madre.

«Cassandra!»dice lei sorpresa.

«Ciao mamma. Devo parlarti, posso entrare?» È strano chiamarla mamma quando non lo è ma non voglio farla agitare fin da subito.

«Certo cara, questa è anche casa tua, lo sai» Si sposta di lato per farmi passare e ho un tuffo al cuore quando sento un profumo di viola.

È il loro profumo preferito e l'ho sentito per anni, facendolo oggetto della mia quotidianità.

Mi siedo sul divano bianco, adornato con dei cuscini grigi e color panna.

«Tesoro, Cassandra!»urla riferita a suo marito.

Dopo poco fa il suo ingresso colui che è stato da sempre il mio supereroe.
Da piccola aveva l'abitudine di farmi volare come una fata o mettermi una coroncina perché ero la sua principessa.

Mi nasce un sorrisetto spontaneo a tutti quei ricordi felici che abbiamo collezionato insieme, mentre con i miei veri genitori non ne ho.

«Cara!»dice abbracciandomi. Il suo profumo così familiare mi riporta un po' indietro nel tempo.

«Devo parlare ad entrambi. Sedetevi perché sono cose serie e ho bisogno di risposte »

«Aspetta un attimo...ma tu non eri incinta?»si ricorda mia madre poi.

«Si, è nato. Senza preavviso ieri, nelle acqua di un lago. Non ha potuto assistere nessuno infatti»

Si rabbuia.«Oh»

«Dopo vi porterò a conoscerlo»li rassicuro.

«Ma sono qui perché proprio ieri ho scoperto che voi non siete i miei genitori biologici »dico, buttando la bomba.

Si guardano complici e poi prende la parola mio padre.

«Era un giorno di primavera, io e tua madre avevamo appena scoperto che non poteva avere figli. Siamo tornati a casa e,sotto la porta, c'era un cestino con una bambina all'interno. Era avvolta in tante coperte rosa. Avevi un bigliettino legato al polso, a mo di braccialetto, con il tuo nome. Pensavamo che fossi un segno di Dio così ti abbiamo preso con noi e cresciuta come nostra figlia»

«Si ma voi non siete i miei veri genitori»sussurro, abbassando gli occhi sulle mie mani.

«Forse non saremo i tuoi genitori biologici ma ti abbiamo cresciuta. Rimarrai sempre nostra figlia »dice mia madre.

Rimaniamo un altro po' a parlare del paese, della nonna che è malata ma presto verrà qui per vedere Malcom.

«Allora...volete vedere il vostro nipotino?»dico sorridendo.

Si preparano e usciamo dopo poco dalla casa.

«Per fare più in fretta potete salire su di me»propongo.

Mia madre mi guarda un po' con aria stralunata e la capisco, non ha mai amato gli animali e avere una figlia lupo mannaro non è facile.

«Guarda, guarda!»dice una voce che riconoscerei tra mille.

Mi volto trovandolo poggiato ad un albero e con un sorrisetto strafottente.

«Trevor!»dico abbracciandolo.

«Quanto affetto!»dice staccandosi e pulendosi dalla polvere.

Una cosa che adoro di lui è la sua fissazione con la pulizia. È proprio un maniaco in questo!

«Signori Parker come va!»dice salutando i miei genitori.

«Tutto bene, caro»

«Allora, noi dobbiamo tornare a casa. Ci dai un passaggio?»dico, facendo la faccia da cucciola.

«Tu sfrutti il mio teletrasporto!» scherza.

«Beh si, allora?»

«Certo»concorda e poco dopo siamo già al villaggio.

«Amore!»dice Blake, raggiungendomi con il bambini in braccio. Quest'ultimo dopo poco è tra le braccia dei miei genitori.

«Mi sei mancato»dico baciando mio marito.

«Anche tu, ormai non riesco a stare separato da te nemmeno un minuto»ridacchia.

«Mi fate venire il diabete»si lamenta il mio migliore amico.

Ridiamo tutti insieme, con la foresta illuminata dal sole che ci fa da sfondo.

LA MIA MATE 2: per sempre insieme Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora