13 - Misure

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«Quindi sei un compagno di Trey.»

Annuii a quella ragazza dai corti capelli neri. Dire che fosse la versione femminile di Trey non era esatto, ma era innegabile la somiglianza tra loro, l'unica differenza davvero evidente erano gli occhi di due tonalità diverse di marrone, quelli della sorella più chiari.

Le sorrisi da dietro il bancone della sartoria, mentre spostavo lo sguardo verso Trey, al suo fianco. Lui ricambiò il sorriso e prese a elogiarmi dal nulla, dicendo quanto fossi bravo in università e quanto l'avessi aiutato con gli appunti per recuperare ciò che aveva perso.

«Non ho fatto poi molto, solo dovere da amico» sorrisi ancora.

«Allora mi aspetto lo sconto amico per il completo di mio fratello» disse Gwen e mi fece l'occhiolino.

«Questo spetta al mio capo, non credo sarà così felice di fare sconti» risposi affabile, ridendo. Qualunque cosa per fare buona impressione sulla sorella del ragazzo che mi piaceva. Trey mi aveva conquistato completamente, mi aveva fatto perdere la testa con qualche espressione imbarazzata e i suoi modi pacati.

Il crollo che aveva avuto per colpa del padre me l'aveva fatto apprezzare ancora di più, avevo visto la sua parte fragile e io non aspettavo altro che risollevarlo dal pozzo profondo in cui era inciampato, sperando che prima o poi afferrasse la corda che gli avevo gettato.

«Gwen...» Trey le afferrò il braccio, sul suo viso un lieve velo rosso, non amava essere al centro dell'attenzione, era chiaro. «Per favore...»

Il mio capo rientrò dal retro, scusandosi per l'attesa, e si avvicinò ai due clienti. Gwen cominciò subito a parlare del matrimonio, potei sentire qualcosa a riguardo dei testimoni e dell'abito dello sposo, poi, però, la mia attenzione si spostò su Trey, che era rimasto con le braccia appoggiate al bancone.

«Scusala» disse.

«Di cosa?»

Si girò verso la sorella. «È esuberante.»

«Ho a che fare con Rory quasi ventiquattro ore al giorno, mi riempie la testa con le sue idiozie che si inventa su qualsiasi cosa. Credi che una donna emozionata per il suo gran giorno potrebbe sconvolgermi più di tanto?»

Trey si passò la mano sul collo, dandomi ragione, poi indirizzai un cenno verso il mio capo e sua sorella. «Non vai a vedere come ti vuole vestire Gwen?» gli domandai.

«Tanto non ho voce in capitolo. Finché non decide di vestirmi dorato con glitter fucsia va tutto bene.»

Dovetti contenere la risata e mi sporsi sul bancone. «Saresti sexy da morire.»

Che cazzo ho detto?

Mi paralizzai.

Perché era diventato difficile parlare con Trey? Perché non riuscivo a tenere a bada la voglia di provarci con lui? Perché era così maledettamente impossibile reprimere l'impulso di trascinarlo nel mio mondo? Il problema maggiore era che lui me lo permetteva, che, al massimo, sviava con qualche battuta impacciata, ma nulla di più. Quello non era forse un incentivo per farmi spingere oltre? Ma che... Dovevo soltanto mordermi la lingua e stare zitto.

Lui non è come me. Non dovevo ascoltare la mie fantasie, quelle di Rory che mi aizzavano, quelle di Charlotte che ci girava attorno senza mai dire qualcosa di davvero concreto.

Non sarà mai come me.

Trey si morse il labbro e prese a giocare con il piercing. Avevo indubbiamente colpito nel segno.

«Scherzavo» tentai di salvarmi.

«Lo so» soffiò fuori.

Il mio cuore prese a palpitare in maniera indecente. Dovevo concentrarmi su altro, qualsiasi cosa.

Come Guardare il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora