36 - Bar

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Ero stato incastrato, altro che vacanza di completo divertimento e relax coi miei amici.

Perché nessuno mi aveva avvisato degli intrallazzi tra Kevin e Trey? Come eravamo passati da "combriccola stramba" a "coppia di piccioncini più io e Rory"? Ero stato invitato soltanto perché, così, Rory avrebbe avuto qualcuno a cui rompere le scatole senza mettersi in mezzo ai due innamorati. Eppure ero sicuro che a lui piacesse ritrovarsi nel mezzo.

Bel gruppetto di amici che avevo.

Se l'avessi saputo prima, probabilmente non avrei accettato. O forse sì. Dopotutto, si trattava di una vacanza al mare, nella quale potevo mettere da parte lo studio e senza la costante presenza di mia madre sul collo, che mi ragguardava da questo o quest'altro.

A ben pensarci, non mi dispiaceva, sebbene avessi capito che sarei stato praticamente solo con Rory. E proprio per quello non mi dispiaceva: col finocchio avevo instaurato un improbabile rapporto d'amicizia, avevamo molte più cose in comune di quante immaginassi, nonostante altri gusti fossero decisamente fuori dalla mia portata.

Adesso ci trovavamo in spiaggia, io e il finocchio, gli altri due avevano deciso di stare soli soletti chissà fino a quando, forse erano ancora a casa dei genitori di Kevin, intenti a fare conoscenza tra suoceri e genero.

Invece, io e Rory, dopo essercene andati, avevamo raggiunto l'appartamento in cui avremmo alloggiato per la settimana. Mi aveva accompagnato lui, che conosceva già le strade; mi aveva raccontato di esserci venuto un paio di volte, in una di quelle c'erano stati anche i suoi nonni. Era la prima volta che Rory mi diceva qualcosa sulla sua famiglia. Ora sapevo che aveva ancora dei nonni, materni o paterni che fossero, ma non gli chiesi dove fossero i suoi genitori, lo tenni per me.

Dopo aver buttato alla rinfusa le valige e scelto le stanze in cui dormire, ci eravamo diretti in spiaggia. Rory si era comportato come se conoscesse tutti; in effetti alcuni bagnini l'avevano salutato e ci avevano guidato fino agli ombrelloni: due, uno di fianco all'altro, con quattro lettini e in quarta fila. Un bel posto.

Mi ero subito spogliato e gettato sulla sdraio, poi avevo portato le braccia dietro la testa e respirato a pieni polmoni il misto tra sabbia e salsedine, ed ero ancora lì, a gustarmi gli odori e i suoni del mare. Avevo voglia anche di una sigaretta, ma avevo lasciato il borsello in casa, preso dalla fretta estenuante di Rory.

Lo fissai e sbuffai divertito, poi dissi: «Sono profondamente deluso. Tutti i miei sforzi per renderti uomo, e tu hai un pareo fucsia a fiori.» Schioccai la lingua e mi cadde l'occhio sulle ciabatte affiancate alle mie: delle infradito bianche con un fiore viola come decorazione, troppo grosso da non passare inosservato.

Rory roteò gli occhi al cielo, mi spintonò e si sedette all'altezza del mio stomaco. Il pareo mi solleticò la pelle nuda. «Te l'ho detto che sarebbe stato impossibile.»

Scrollai le spalle. «Voglio comunque tentare.»

«A che scopo?» domandò divertito, ammiccando.

«È piacevole prenderti per il culo.»

Non avrei potuto dire frase peggiore, e ne fui ancora più convinto quando Rory si leccò le labbra vogliosamente e si abbassò di poco su di me. Dovevo stare attento ai doppi sensi, ma la sua vita era un doppio senso continuo, non mi rendeva il compito facile.

«Piacevole quanto?» chiese con voce arrochita.

Allora è in grado di usare anche un tono mascolino.

Lo spintonai con una botta secca sulla spalla. «Ma smettila, cretino.»

Non era la prima volta che alludeva a qualcosa, ma era il suo modo di scherzare, lo faceva con tutti. Solo per quello non mi diede eccessivamente fastidio.

Come Guardare il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora