«Grazie per l'ospitalità e per non farmi più entrare in metà guardaroba» disse Rory e abbracciò Jodene con uno slancio esagerato. «Kevin dovrà mettere mano a tutti i miei vestiti.»
«Almeno si esercita con il cucito» rispose lei.
«Come se non lo facessi abbastanza» replicò Kevin, poi si soffiò il naso, ma a nulla valsero i suoi sforzi, le lacrime non facevano che continuare a scendere e il muco a ostruirgli le vie nasali.
«Ti serve un altro fazzoletto? Stai facendo diventare questa località di lago, anziché di mare» dissi derisorio. Kevin non aveva ancora smesso di piangere da quella mattina; se fossi stato in lui, sarei stato contento di allontanarmi da mia madre e da tutte le sue stupide regole.
«Warren... delicato come succo di limone negli occhi» ribatté Rory con un'occhiataccia.
Scrollai le spalle e decisi di starmene zitto mentre Kevin piangeva contro il collo della madre e le diceva che sarebbe tornato a trovarli il prima possibile. Ci vollero almeno altri dieci minuti buoni prima di riuscire a staccare Kevin dalle braccia di Jodene, non osai immaginare come sarebbe stato il saluto con il padre, quando ci avrebbe lasciato in stazione.
Rischiavamo di perdere il treno... l'avremmo perso di sicuro.
Conclusi i convenevoli, salimmo sulla macchina di Vincent, poggiai il capo al sedile e trassi un respiro profondo. Non avevo voglia di tornare a casa, non volevo ricominciare un nuovo anno accademico, era così bella la pacchia. Non avevo altra scelta, tuttavia.
«Aspettate! Rory!» urlò una voce lontana, che sperai di non udire mai più in futuro.
Voltai lo sguardo al finestrino e vidi Leo scendere dalla bicicletta e lasciarla contro il muretto della casa, prima di pararsi di fronte all'auto. Ma che voleva? Si abbassò e bussò con le nocche sul vetro, roteai gli occhi al cielo e fui costretto ad abbassarlo.
«Rory, possiamo parlare un minuto?»
«Stiamo per perdere un treno» risposi al suo posto, duro.
Rory, seduto tra me e Trey, mi fulminò con gli occhi ancora una volta, prima di annuire a Leo. «Fammi scendere» disse.
Mi diede una pacca sulla coscia e io incrociai le braccia. «Passa dall'altra parte.»
Era più forte di me, non sopportavo quel Leo e tutto ciò che lo riguardava. In certi momenti mi saliva l'odio pure per Rory. I giorni seguenti il casino della festa erano passati tra il non rischiare che Rory mi detestasse di nuovo e quella faccia di cazzo di Leo che annullava i miei buoni propositi. E Leo mi dava tutte le buone intenzioni per spaccargli il muso e strappargli la finta criniera che aveva. Tra i due ero decisamente io il leone.
Rory non mi diede retta e spalancò la portiera, mi scavalcò con un po' di impaccio, quasi inciampando nei miei piedi, dato che io non mi mossi di mezzo millimetro per facilitargli il compito. Posò una mano sulla mia spalla, il ginocchio mi sfiorò l'inguine e io sobbalzai.
Ecco, quello era il momento adatto per spostarmi e lasciargli campo libero.
Quando fu sceso, fui tentato di alzare il finestrino per non udire più la voce di Leo, tuttavia la curiosità di cosa si sarebbero detti fu più alta: tesi l'orecchio, facendo finta di niente, e ascoltai il loro discorso.
«Ci siamo già salutati ieri sera» fece Rory.
«Lo so, ma... non ti ho salutato come volevo.»
Sapevo io quello che voleva: Leo era andato in bianco per l'ennesima volta, perché Rory non aveva ceduto alle sue avances.
Rory giocherellò con la treccina, chissà se con atteggiamento provocante, vedevo soltanto la sua schiena, dalla mia posizione, e non potei capirlo.
STAI LEGGENDO
Come Guardare il Sole
Roman d'amour[Completa - Gay/BoyxBoy] Trey è un ragazzo introverso e impacciato, da sempre accompagnato dalla solitudine, che decide di rivoluzionare la sua vita ricominciando da capo all'università, ma un incidente lo obbliga a saltare il primo semestre. Sconfo...