«Puoi prestarmi il cellulare?» chiesi a Kevin, a occhi bassi.
Lui non me lo fece ripetere e mi mise in mano l'apparecchio. «Vuoi che venga con te?»
Scossi il capo e mi alzai, facendo scattare la sedia, che si richiuse contro lo schienale; dovetti scavalcare altri due ragazzi prima di potermi allontanare dall'aula.
Sentivo lo sguardo di Kevin su di me, sapevo che era preoccupato: d'altronde, il giorno precedente eravamo scappati in moto da casa mia e avevamo raggiunto il suo appartamento, ero piombato nella sua vita, mi ero quasi imposto, ma non c'era un altro luogo in cui volevo stare. Avevamo poi deciso insieme che sarei rimasto da lui fino a quando ne avrei avuto bisogno. Rory e Charlotte non avevano contestato, e io mi ero ritrovato a dormire abbracciato a Kevin per tutta la notte.
Gli occhi iniettati di cattiveria di mio padre non se n'erano ancora andati, così come le sue parole, tuttavia avevo deciso di seguire il mio cuore. Per una volta volevo essere io l'artefice del mio futuro, ma il costo che stavo pagando non era troppo alto per chiunque?
Uscii dall'edificio e mi appiattii contro un muro vicino alle scale, poi digitai un numero telefonico e feci partire la chiamata, attendendo con un po' di timore.
«Pronto, chi parla?»
«Ciao, mamma, sono Trey.»
Mia madre cambiò subito tono, incapace di mascherare la preoccupazione, e mi pose un'infinità di domande a cui non riuscii a stare dietro. Mi chiese dove avessi dormito, se stessi bene, se avessi mangiato; poi si scusò per tutto, ripetendo troppe volte la parola "scusa". Riuscii a calmarla pian piano, le dissi che mi sarei trasferito da Kevin e che ci sarei rimasto fino a quando non si sarebbe sistemato tutto.
«Dovrei passare a prendere le mie cose...» mormorai e tirai la maglietta che usciva da sotto il giubbotto, quella che Kevin mi aveva prestato quella mattina.
«Non puoi tornare a casa e basta?»
Socchiusi gli occhi e giocai col piercing. «E sottostare alle regole di papà? Non voglio. Non questa volta.»
Stavo finalmente prendendo in mano la mia vita e una posizione per ciò che era importante per me. Anche se non ero abituato a certe cose, ne avevo bisogno. Vengo prima della felicità di tutti gli altri, quante volte me l'aveva ripetuto Kevin? Troppe da contarle, poche da convincermene. Quel giorno era il momento giusto per dargli ascolto.
«Mamma» la interruppi e concentrai lo sguardo sulle scarpe rosse, «voglio stare con Kevin. Se tornassi a casa, papà mi obbligherebbe in qualcosa che non voglio, rovinerebbe la mia relazione... e poi non mi vuole neppure vedere e io non posso sopportare di vivere ancora all'ombra di gente che mi critica o che non mi ritiene importante.»
«Quando hai vissuto così?» domandò lei col pianto a stento trattenuto.
«Sempre.»
«Trey... io...»
Sospirai e premetti la schiena ancora di più contro il muro. «Non è colpa vostra, è colpa mia e del mio carattere. Sai che sono sempre stato introverso, sai che non ho mai portato a casa qualche amico...»
Davvero stavo parlando di quella questione con mia madre, al telefono, dopo vent'anni? Cosa volevo ottenere? Compassione? No, stavo solo facendo sgorgare fuori tutti i sentimenti che mi ero sempre tenuto dentro e che non avevo permesso a nessuno di conoscere. Forse il mio cambiamento stava diventando ancora più evidente.
Parlammo per pochi altri minuti, nei quali mi disse che mi avrebbe fatto trovare pronto un borsone coi vestiti; la ringraziai e decisi di porre fine alla chiamata. Sebbene mia madre non la pensasse allo stesso modo di papà e fosse rimasta addolorata dalla mia decisione, non potevo altrimenti.
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Come Guardare il Sole
Romance[Completa - Gay/BoyxBoy] Trey è un ragazzo introverso e impacciato, da sempre accompagnato dalla solitudine, che decide di rivoluzionare la sua vita ricominciando da capo all'università, ma un incidente lo obbliga a saltare il primo semestre. Sconfo...