1 - Sorrisi

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«Buona giornata, tesoro.»

«Grazie, mamma.»

Sbattei la portiera della macchina e attraversai la strada, poi mi diressi verso il cancello aperto dell'università. Una grande folla di ragazzi non faceva altro che riversarsi all'interno; ormai le lezioni erano ricominciate (quello era il primo giorno del secondo semestre) e si sentiva un'aria diversa rispetto alle volte in cui ero andato per sostenere un esame.

Molti erano da soli con le cuffiette alle orecchie, altrettanti in gruppetto che si perdevano in chiacchiere sugli esami appena passati e sulla speranza per i professori delle nuove materie.

Ancora non sapevo destreggiarmi tra i vari edifici, ma, per fortuna, le lezioni si sarebbero svolte nella stessa aula tutti i giorni, perciò mi sarebbe bastato imparare a memoria il percorso per raggiungerla.

Ero agitato come non mai. Avevo paura di rimanere solo, di non fare amicizia con nessuno, di terminare la mia grande scalata alla popolarità ancor prima di iniziarla. Non c'era nessuna faccia amica, solo la vergogna e l'imbarazzo di dover, per l'ennesima volta, chiedere informazioni per l'aula.

Si trovava al primo piano, perciò dovetti fare le scale. Ormai era da una settimana che non usavo più le stampelle; nonostante di tanto in tanto avessi delle fitte che mi facevano ancora zoppicare, non avevo voglia di farmi riconoscere come il ragazzo infortunato.

Mi guardai attorno e lessi il numero al di sopra delle porte: il caso volle che fosse la prima aula che mi si presentò davanti dopo l'ultimo gradino.

Entrai.

Qualcuno era già presente e chiacchierava con i compagni seduti vicini, altri erano ancora soli e sistemavano i quaderni e gli astucci. Non c'erano molti studenti, ma non sapevo dove sedermi. All'improvviso vidi un ragazzo dai capelli scuri ondulati, che rideva insieme ad altri due e che si stava sistemando la folta chioma.

Kevin.

Il cuore si riempì all'istante.

Avevo scambiato con lui qualche messaggio. Era stato disponibile e sempre gentile nei miei confronti, in quel mese di sessione invernale, mi aveva anche proposto di vederci per studiare, ma avevo rifiutato. Un po' me n'ero pentito, tuttavia sembrava non averci dato peso, perché aveva continuato a scrivermi. Avevo scoperto il suo lato spiritoso, un po' eccentrico, altruista e cordiale. Era davvero un tipo a posto, uno che avrei voluto farmi amico.

Mossi un passo nella sua direzione, ciononostante, mi bloccai subito dopo. Deglutii a vuoto e osservai gli altri due con cui stava parlando. Non avevo il coraggio di andare da lui e salutarlo, sedermi al suo fianco e presentarmi a degli sconosciuti.

Per quanto volessi cambiare e diventare un nuovo Trey, era impossibile farlo di punto in bianco.

Abbassai lo sguardo, sperando che Kevin non mi vedesse.

Come si fa a cambiare?

Mi sedetti in prima fila, strinsi i pugni e mi tolsi il giubbotto pesante, mettendolo sulla sedia di fianco alla mia, poi sbuffai e scrollai il capo.

In quel preciso istante, credetti che sarei rimasto davvero solo, per i prossimi mesi, con qualche battuta scambiata di tanto in tanto con quelli al mio fianco, sempre che qualcuno si sarebbe seduto al mio fianco.

Mi volli prendere a sberle.

Cominciai a giocare con il piercing al sopracciglio destro, sperando che la professoressa di Fisica entrasse presto in aula. Provai a voltare appena il capo dietro di me, sulla fila di sinistra, dove era seduto Kevin. Subito tornai a guardare in basso e mi nascosi da tutto e tutti.

Come Guardare il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora