Capitolo 4

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Per un momento pensai fosse lui.

Guardai meglio, con occhi scrutanti, chi potesse essere sulla soglia della porta della mia stanza.

"Scusami ho sbagliato stanza! Devo ancora abituarmi al college."

Un ragazzo se ne stava fermo a petto nudo, fissandomi, mentre si sfregava una mano sul collo, probabilmente per l'imbarazzo.

Aveva un asciugamano legato in vita,  doveva essersi appena fatto la doccia.

Sorrisi e lo guardai.

"Tu?"

"T..tu c..cosa?"

Chiesi insicura.

Maledetta timidezza.

"Ti sei già abituata al college?"

Rimasi in silenzio.

Non sapevo cosa rispondere. Io mi ero già abituata al college?

Beh, avevo trovato un'amica fantastica che è anche la mia compagna di stanza, ma c'è anche quel ragazzo misterioso che è dal primo giorno, ossia da ieri, che mi ha puntato.

"N..no."

Risposi abbassando lo sguardo, i miei occhi non potevano competere coi suoi: marroni e luminosi.

"Ehi, ma perchè balbetti?"

Chiese sedendosi sul letto.

Fai pure come fossi a casa tua. Protestò il mio subconscio.

"I..io n..non b..b..balbetto."

Dissi incrociando le braccia al petto.

"S..sì, c..come n..no."

Il ragazzo fece una pessima imitazione di me, ma scoppiai a ridere lo stesso e lui mi seguì.

"Allora, perchè balbetti?"

"È la mia timidezza."

Mi limitai, speravo non facesse altre domande.

"La tua timidezza? È perchè sei così timida?"

Lo sapevo.

"Quando i miei genitori sono morti, mi sono chiusa e non ho più parlato con nessuno. Ringrazia che almeno ti parlo, perchè di solito non lo faccio con le persone che non conosco."

"Beh, però, hai già smesso di balbettare."

Non ci avevo fatto caso.

Ho smesso di balbettare. Forse posso fidarmi di lui.

"Mi dispiace per i tuoi genitori."

Disse il ragazzo a testa bassa, dopo un silenzio imbarazzante che aveva portato via alcuni minuti.

"Non fa niente." Mento.

Non era vero. I miei genitori mi mancavano terribilmente.

"E prima di venire qui dove vivevi?"

Si tappò la bocca per la domanda appena fatta, pensando fosse troppo personale.

Feci finta di non averlo notato.

"Dal mio fidanzato."

Risposi sfregandomi ripetutamente la mano su e giù per il braccio.

"Che si chiama?"

"Luke."

Restammo in silenzio per un lungo periodo.

Mi stesi sul letto di Cat, mentre il ragazzo era seduto sul mio.

"Tu invece? Dove vivevi?"

Chiesi poi. Mi incuriosiva sapere di più su questo ragazzo.

"Dai miei genitori."

"Oh."

"Sei mai andata ad una festa?"

Domandò curioso.

"N..no."

Risposi imbarazzata. Può sembrare strano, ma io non sono mai andata ad una festa, anche se ho 17 anni.

Non sono quel genere di persona. Un 'tipo da festa'. No, non fa per me.

"Beh, stasera ne fanno una per iniziare il nuovo anno scolastico. Tu e la tua compagna di stanza potete venire, se volete, ovviamente."

Non sembrò badare al fatto che non sono mai stata ad una festa.

"Okay."

Dissi. Non volevo andare ad una festa. Non ci sono mai andata per un motivo, ho paura dei ragazzi che ti toccano dappertutto e ti vogliono offrire da bere così tanto che ti obbligano ad andare a letto con loro.

La porta della camera si aprì.

"Ehi Charlie che schifo che fanno le doc...eh? Oh, ciao."

Salutò il ragazzo con un gesto della mano.

"Ciao." Rispose lui.

"Credo di dover andare, Charlie."

Disse accentuando il mio nome per far capire che sapeva come mi chiamassi, grazie a Cat.

Si alzò dal letto e uscì.

"Ehi aspetta! Io non so il tuo nome."

Lo rincorsi fuori dalla stanza.

"Alex."

Rispose e se ne andò lungo il corridoio per raggiungere la sua stanza.

Hurricane || Austin MahoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora