Capitolo 12

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La mattina mi svegliai al solito orario.

Quando tornai dalla doccia decisi di svegliare Cat, così da fare colazione insieme.

"Sareste molto carini." Le parole di Cat mi risvegliarono. Il mento era appoggiato alla mano e il gomito sul tavolo.

Non ricordo neanche come fossi finita in quella posizione.

"C-cosa?" Sorseggiai il mio succo ai mirtilli.

"Tu e Austin, sareste carini..insieme."

Sputai il liquido sul tavolo e guardai Cat con gli occhi tanto strabuzzati da farmi male.

"Oh per favore, il donnaiolo e la ragazza timida e asociale, un mix perfetto." Dissi ironicamente, per poi buttare gli occhi al cielo.

"Esatto! Allora mi dai ragione." Rispose Cat entusiasta, battendo le mani come una bambina con una bambola nuova.

"No, non ti sto dando ragione. Io e Austin non andremmo d'accordo e litigheremo soltanto. E poi lui non cambierà mai." Non per me. Aggiunse il mio subconscio.

Cat mi sfiorò il braccio e si avvicinò al mio orecchio.

"Il tuo donnaiolo è qui." Il fatto che disse 'tuo' mi creò una strana sensazione, a cui non diedi molto peso.

Mi voltai e alle mie spalle trovai lui.

"Che ci fai qui?" Lo guardai corrugando le sopracciglia.

"Studiamo matematica insieme?" La sensazione di prima prese il sopravvento appena pronunciata l'ultima parola.

"Uhm..." Picchiettai il mento col dito.

"Va bene." Presi la borsa dalla sedia accanto alla mia e Austin mi prese per mano, trascinandomi nella mia stanza.

Gli occhi di tutti gli studenti della UTSA erano puntati su di noi.

Alcuni fissavano le nostre facce, alcuni le mani congiunte.

A causa della situazione imbarazzate, mi strinsi a Austin e lui velocizzò il passo.

Quasi dovetti correre per stargli dietro, fissai i nostri piedi che si muovevano veloci per tutto il tragitto e non notai quando entrammo in camera e Austin chiuse la porta.

"Che ti succede?" Chiese, vedendo la mia testa bassa e i miei pollici rigirarsi.

"Non hai visto come ci fissavano in mensa? Ho paura pensino sia una delle tue tante puttanelle." Ammisi tutto d'un fiato.

"Ma non lo sei, questo lo sai, vero?" Chiese alzandomi il mento con due dita.

Annuii.

"Ma gli altri non ne hanno idea."

"Sai che ti dico? Al diavolo quegli sfigati, noi facciamo quello che ci pare, cazzo!" Salì sul letto con fare eroico e continuò. "Questo è un paese libero giusto? Io dico no ai giudizi degli altri." Alzò un bracciò sventolando il pugno in segno di vittoria, mentre io mi tenevo la pancia piegata in due dalle risate.

Asciugai qualche piacevole lacrima caduta nelle risate e mi sistemai sul letto incrociando le gambe.

Austin scese dal letto e si sedette vicino a me.

"Facciamo un patto: 'finché saremo amici, non ci importerà del giudizio degli altri.' Alzò una mano e chiuse gli occhi, poggiando l'altra sul petto.

Stesi le gambe sulle sue.

"Ci stai?" Tese la mano che poco prima aveva ferma a mezz'aria.

Strinsi la sua mano e sorrisi annuendo.

"Ci sto."

Mi lanciò un sorriso sghembo e andò a recuperare i libri dalla scrivania, per poi poggiarli sul letto e aprirli.

Prese i miei occhiali dal comodino e se li mise addosso, li abbassò quasi sulla punta del naso per imitare la professoressa McQuinn e iniziò la lezione.

Quando lo studio finì e Austin si stese sul mio letto con le braccia incrociate dietro alla testa, presi il cellulare e trovai molti messaggi non ancora letti.

Tutti i messaggi erano di Luke e li lessi uno a uno.

Da: Amore, 10.01 a.m

'Ciao amore come va?'

Da: Amore, 10.07 a.m

'Che stai facendo?'

Da: Amore, 10.11 a.m

'Rispondimi, mi sto preoccupando che fai?'

Da: Amore, 10.15 a.m

'Okay, ora sono seriamente preoccupato perchè non rispondi?'

Da: Amore, 10.19 a.m

'Se non rispondi entro cinque minuti vengo lì.'

Da: Amore, 10.24 a.m

'Sto arrivando.'

Riposi il cellulare in tasca e mi preparai all'inferno.

Hurricane || Austin MahoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora