Capitolo 16

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Ormai sono passati due giorni da quando io e Austin abbiamo litigato, non ci siamo parlati per due fottutissimi giorni e io sto morendo dentro.
Non vedo l'ora che tutta questa storia finisca, giusto per riposare un po' la mia mente da tutti questi "imprevisti".
Sento sbattere la porta e mi accorgo che Cat si trova affianco a me, con una tazza di thè caldo in una mano e il mio cellulare nell'altra.
"Chiamalo." Dice porgendomi il cellulare.
"No." Ribatto mentre incrocio le braccia al petto.
"Charlie, sono due giorni che sei chiusa qui, hai saltato le lezioni dicendo che stavi male e .."
"Ma io sto male!"
"Si, nella testa. Ora alza il tuo culetto bello e vai a chiamare il tuo Austin." Dice rimarcando la parola "tuo".
"Non è mio e non lo andrò a chiamare."
"Va bene, intanto allora bevi questa." Mi porge la tazza fumante e si alza per andarsene.
"Cat?"
"Si?" Si volta e mi guarda con un barlume di speranza negli occhi.
"Non lo chiamerò." Dico.
Mi fa la linguaccia e se ne va.
Rimango sola nella stanza e passo una buona mezz'oretta a guardare lo schermo del cellulare, sperando si illumini per una sua chiamata o anche solo un messaggio.
Niente. Sento sbattere di nuovo la porta.
"Cat ti ho detto che non lo chiamerò." Dico non staccando gli occhi dal display.
Sento una risatina e alzo lo sguardo.
"Bene tanto io sono già qui." Sbuffo e mi porto una mano alla testa.
"Che vuoi?" Mi alzo dal letto e sto per aprire la porta ma lui mi blocca il polso girandomi subito dopo.
"Ho qualche speranza che tu mi parli?"
"No." Rispondo brusca.
"Ti prego." Fissa i miei occhi facendomi arrossire completamente e mi fa il labbruccio.
"Cinque minuti." Dico accomodandomi sul letto. Si siede vicino a me e io mi allontano.
"Perché abbiamo litigato?" Inizia poco dopo con un sospiro.
"Me lo dica lei, signor Sotuttoio."
"Charlie." Dice severo.
"Austin." Rispondo a mia volta prendendolo in giro. Oggi ho voglia di stuzzicarlo.
"Cazzo Charlie ascoltami."
"No Austin non riesco ad ascoltarti e sai perché? Perché tu non fai altro che criticare Luke senza neanche conoscerlo. Devi smetterla di crederti il re del mondo e devi smetterla di essere così duro su tutto, perché io sono stanca.." Sospiro "..stanca dei tuoi giochetti con me."
"Non sono giochetti."
"E allora cosa sono Austin? Tecniche di manipolazione per far cadere le ragazze ai tuoi piedi?"
"Per niente."
"Per favore, esci." Dico spingendolo fuori dalla porta.
"No Charlie aspetta.." Sento le lacrime minacciare di scendere sulle mie guance.
"Esci!" Urlo a squarciagola spintonandolo ancora più forte.
"Cazzo Charlie devi ascoltarmi una buona volta!"
Riesco a spingerlo fuori, ma lui si aggrappa alla porta e torna indietro lasciando che le nostre bocche si uniscano in un bacio.
Cerco di spingerlo per cercare di staccarlo, ma lui posiziona le mani sulla mia vita avvicinandomi a sé.
Rilasso i muscoli e finalmente ricambio il bacio, schiudo la bocca per far entrare la sua lingua che poco prima chiedeva l'accesso e lo lascio fare.
Quando ci stacchiamo per riprendere fiato mi guarda sorpreso e ancora più incazzato di prima.
"Ti odio!" Urlo come non fosse successo niente.
"Anche io!" Se ne va frustrato mentre si passa le dita fra i capelli.
Sbatto con forza la porta e mi sdraio a pancia in giù sul letto, con la faccia sul cuscino.
Provo a ignorare gli studenti mentre sbattono pugni sulla porta, che sono venuti a lamentarsi del troppo casino, attiro il cuscino alla mia bocca e premo, urlandoci contro con tutta la forza che possiedo in corpo e l'adrenalina che mi scorre nelle vene.

Hurricane || Austin MahoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora