| Afternoon |

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-Tu non hai visto come ti guardava!-

Quelle parole, uscite con cosi tanta frustrazione dalla bocca di Luke, non avevano fatto altro che tormentarmi per tutta la notte.

Avevo accettato di giocare con lui, mi ero sottomessa al suo volere, avevo sottoscritto ogni singola clausola di quel contratto maledetto, gli avevo permesso di mettere piede in casa mia, di conoscere mia madre, di stringerle la mano.. E ora? Ora pretendeva di controllare anche la mia già poco intensa vita sociale e scolastica, come se il controllo che riusciva ad esercitare su di me non fosse mai abbastanza, non fosse sufficiente.

No, questa volta non glielo avrei permesso, non tanto facilmente.

Mi guardo allo specchio: una lunga coda nera raccoglie i miei capelli sottili e lisci mentre cerco di indossare in tutta fretta il primo paio di scarpe che mi capita a tiro.

In tutta sincerità non riesco a capire nulla del suo comportamento: in alcuni momenti sembra assumere sentimenti quasi umani, ma non appena perde il controllo di sè stesso un'aura nera lo avvolge, portandolo così a mostrare la sua vera, diabolica natura che si nasconde sotto quel viso angelico.

Esco di casa cercando di non disturbare mia madre, piacevolmente addormentata sul divano, chiudendo con cautela la porta alle mie spalle. Mi guardo intorno circospetta prima di iniziare ad avviarmi lungo le strade della città, la paura di essere seguita da Luke non mi abbandona praticamente mai.

Un pallido sole oggi risplende lungo le strade spoglie, e nonostante l'inverno sia ormai alle porte, cerco di bearmi il più possibile di quel calore che sento accarezzarmi il viso mentre attraverso uno dei vicoli che portano verso un piccolo quartiere poco distante da casa mia. Cammino senza fretta, sapendo di essere in anticipo di circa dieci minuti. Osservo entusiasta i colori che caratterizzano il meraviglioso paesaggio autunnale: se solo fossi capace a disegnare e dipingere penso che potrei passare intere giornate davanti ad una tela, per cercare di cogliere ogni singola sfumatura delle foglie che fanno ora da ornamento alle strade silenziose.

Il mio piccolo 'viaggio', forse più mentale che fisico termina solo nel momento in cui i miei occhi, prima concentrati ad osservare il paesaggio intorno a me, ora scorgono una casa dalla pareti celesti sulle quali, in alcuni punti, cresce indisturbata dell'edera verde.

Dovrebbe essere questa.

Controllo il numero inciso sul muro che fa da recinzione ad una piccola ed isolata villetta: ventinove.

Suono il campanello posto proprio sotto quel numero guardandomi attorno curiosa, casa Irwin sembra davvero accogliente. Il cancello che consente l'accesso si apre poco dopo senza che nessuno si sia posto il problema di chiedere chi fossi o cosa stessi cercando qui. Mi faccio cosi largo lungo il vialetto che conduce proprio davanti alla porta di casa, bianca con qualche semplice ornamento in vetro soffiato. Sto per bussare prendendo un forte respiro, ma una voce che sento provenire alla mia destra mi fa ritirare immediatamente la mano dalla porta.

-Ehi Parker, ti spiace se stiamo all'aperto?- la voce calda di Ashton mi fa voltare di scatto. Lo ritrovo già seduto con tutti i suoi appunti vicino ad un tavolo posto sotto il piccolo porticato che circonda l'intera abitazione. Mi avvicino a lui sorridendogli e notando il nuovo colore della sua bandana, oggi blu notte con alcune greche bianche. Prendo posto sempre sotto il sguardo vigile, cercando di prestare la massima attenzione nell'estrarre dalla mia borsa il laptop, frutto dei risparmi di un intero anno.

-Ho pensato che volessi approfittare della giornata assolata per cercare di scaldarti le mani gelide che ti ritrovi e nel frattempo io posso fumare indisturbato, che dici?- Sollevo lo sguardo a quelle parole, non riuscendo a nascondergli un timido sorrido: Ashton sembra essere l'opposto di Luke.

Death's game » l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora