| Hate |

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-È solo una dannatissima ricerca e lo sai anche tu- provo a convincerlo, cercando di utilizzare il tono più calmo possibile. La sua presa sul mio braccio si fa più stretta mentre percorriamo le strade ormai buie della città.

Non mi ha dato nemmeno il tempo di entrare in casa e salutare mia mamma, nemmeno il tempo per sciacquarmi il viso o sistemarmi i capelli, nemmeno il tempo di mangiare senza avere veramente fame una calda fetta di pizza che, so per certo, mia mamma aveva deciso di ordinare per cena.

Non so quale sia la sua meta, non ho la minima idea di dove mi stia portando, ma ora come ora non riesco a pensare ad altro che ai suoi occhi di ghiaccio e il suo sorriso sghembo.

Ho paura, ma non ho le forze per scappare da lui, non sarò mai forte abbastanza per contrastarlo, per ribellarmi.

-Forse lo è per te, ma non credo che anche lui la pensi allo stesso modo- lo sento ringhiare, mentre continua a strattonarmi verso un luogo ancora a me ignoto. Il solo parlare di Ashton lo rende nervoso, lo percepisco dal modo in cui fa pressione sul mio polso sottile.

-Mi sembrava di averne già discusso abbastanza- sbuffo, cercando di stare al suo passo.

-E a me sembra che invece non ti sia ancora entrato in testa il concetto Enma-

Non trovo nè la forza nè la volontà per rispondere alle sue continue provocazioni in questo momento: un bagliore improvviso infastidisce i miei occhi, che apro e chiudo velocemente, per abituarmi alla luce intensa sprigionata da alcune lampade al neon che circondano un piccolo edificio disposto su tre piani. Osservo con maggiore attenzione la facciata esterna di quel palazzo, prima di portarmi una mano alla bocca.

-Una casa di riposo, fai sul serio Luke?- esclamo battendo le mani contro le cosce, esasperata. Lui si limita ad annuire severo, prima di intrecciare, questa volta più dolcemente di quanto mi aspettassi, la sua mano nella mia, conducendomi all'interno.

Nei corridoi non si sente alcun suono, nessun rumore proviene dalle camere degli anziani ospiti, probabilmente già caduti in un profondo sonno, considerata l'ora.

-Perchè mi hai portata qui?- domando sottovoce, guardandomi di tanto in tanto a destra e a sinistra, in attesa di una sua risposta.

-Fai sul serio Abigal? Tre ore insieme a quell'Irwin e ti dimentichi quale sia il tuo compito?- risponde accigliato.

Porto entrambe le mani nei capelli e cerco di prendere un respiro profondo: il mio desiderio di tirargli un pugno per togliergli quel sorriso da chi sa di avere il pieno controllo della situazione è più forte di quanto avessi mai immaginato. Ma Luke non mi lascia nemmeno il tempo di ribattere. Intreccia nuovamente la sua mano con la mia, prima di spingermi con forza all'interno di una delle tante stanze presenti lungo il corridoio principale.

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Scopro con mia grande sorpresa che la stanza è composta da un solo letto, sopra il quale sembra riposare un'anziana signora. Mi avvicino piano, cercando di non fare alcun tipo di rumore ed inciampare in qualche filo od oggetto sparso all'interno della stanza. La signora addormentata sul piccolo lettino respira tramite una maschera, collegata ad un grosso macchinario attraverso un tubo sottile. Mi guardo attorno: stranamente Luke non mi ha seguita, e penso che probabilmente voglia farmela pagare per le parole che ci siamo scambiati poco prima: questa volta dovrò tentare di cavarmela da sola, senza il suo aiuto.

L'anziana signora apre gli occhi non appena la mia mano fredda si appoggia sulla sua, leggermente raggrinzita: mi sento morire quando i suoi occhi si incatenano ai miei.

-Oh, è giunta la mia ora, non è vero?-

Non so nemmeno cosa rispondere alla sua domanda, se sono qui evidentemente è perchè Luke vuole che la porti via con me. Mi limito ad annuire sommessamente, mentre i miei occhi scrutano senza sosta i suoi, ancora cosi vigili e vispi nonostante l'età, ancora cosi maledettamente familiari.

Death's game » l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora