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-Devo ammettere che avete svolto un lavoro eccellente, sono rimasta piacevolmente sorpresa-

Sono queste le parole che la professoressa Hat non aveva ancora smesso di ripetere dall'inizio della lezione. La ricerca che Ashton ed io eravamo riusciti a portare a termine solo il giorno prima della data di scadenza della consegna del compito aveva dato frutti insperati, che nessuno dei due pensava realmente di raggiungere con solo trenta giorni di lavoro a disposizione.

Rivolgo il mio sguardo verso il ragazzo seduto accanto a me: una bandana bianca oggi spicca tra i suoi ciuffi ribelli e quel sorriso compiaciuto mentre lo osservo portarsi le braccia al petto e ricambiare il mio sguardo con un occhiolino divertito. Nonostante non si fosse ripreso del tutto e il livido sulla sua guancia destra fosse ancora ben visibile anche dopo i numerosi e quotidiani impacchi con il ghiaccio, Ashton non aveva voluto perdere un solo giorno di lezione. Certo, quei 'segni' non erano passati del tutto inosservati anzi; la sua guancia violacea non aveva fatto altro che aumentare a dismisura le voci e le dicerie che già circolavano sul suo conto. Ashton però, non sembrava curarsene minimamente, il suo nome era sempre stato sulla bocca di tutti e qualche malalingua in più non faceva altro che alimentare il suo ego e la sua popolarità all'interno dell'università.

Non mi aveva più voluto parlare di ciò che gli era accaduto quella mattina ed io non volevo sforzarlo in alcun modo ad aprirsi; sapevo che per lui questo era un argomento delicato e che lo rendeva facilmente nervoso, perciò cercavo sempre di evitare di riaprire vecchie ferite, parti del suo passato che ancora bruciavano e di cui evidentemente non andava fiero.

-Non posso dire lo stesso della ricerca del signor Hemmings: banale, scontata e non mi stupirei se venissi a sapere che fosse stata scaricata illegalmente da Internet- prosegue poi in tono stranamente pacato la professoressa, portando il suo sguardo severo su quello impassibile di Luke, ora con le mani ben salde attorno al banco per evitare, credo, di prendere a pugni la Hat.

Sorrido sommessamente nell'osservare quella scena e per un attimo vorrei riconoscermi nella signora Hat, possedere almeno la metà di quel carattere impassibile e sprezzante del pericolo. Mi piacerebbe essere un po' come lei: non aver paura di dire ciò che pensa anche di fronte alla Morte.

Mi chiedo solo se reagirebbe con lo stesso coraggio se sapesse di avere a che fare con uno shinigami.

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Vengo distolta da questi strani pensieri solo quando il suono prolungato e fastidiosamente acuto della campanella annuncia agli studenti la fine della lezione.

Improvvisamente, dopo l'ultimo trillo, tutti i ragazzi presenti al corso si alzano in tutta fretta dai loro rispettivi banchi per cercare di avviarsi il più velocemente possibile verso l'uscita dell'aula.

Il quarto d'ora accademico è sacro per tutti, studenti ed insegnanti: in quei quindici minuti si possono fare decine di cose come riordinare appunti, incontrare la propria ragazza fuori dall'aula, fumare una sigaretta con gli amici, consultarsi con altri insegnanti, chiedere consigli per preparare un esame complesso..

-Parker, mi stai ascoltando?- la voce calda di Ashton si fa spazio tra i miei pensieri.

Alzo lo sguardo per incontrare i suoi occhi, sorpresa del fatto che non si sia ancora allontanato dall'aula come il resto della classe, Luke compreso.

-Mh?-

Ashton emette un piccolo sbuffo, prima di alzare gli occhi al cielo e sorridere: penso mi ritenga una totale svanita, se non pazza a giudicare dal modo in cui torna presto a fissare i miei occhi.

-Stavo dicendo che pensavo che potremmo festeggiare-

-E che cosa esattamente Irwin?- domando, decidendo finalmente di alzarmi da quella sedia e raccogliendo la mia borsa da terra, infilandoci poi alla rinfusa qualche foglio scarabocchiato, unico frutto di quell'ora di lezione.

Death's game » l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora