| Curse |

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Cammino di fianco a Luke.

Cammino con la testa china a fissare i miei piedi che si muovono lentamente lungo il marciapiede, cadenzati da una melodia creata dai miei stessi passi.

La mia mano ancora saldamente stretta nella sua.

Cammino in silenzio, prestando attenzione solamente al rumore che le mie scarpe producono venendo a contatto con il cemento nero della strada.

Respiro piano, cercando quanto più possibile di assaporare quella sensazione di vera calma e tranquillità che temevo di aver dimenticato da troppo tempo ormai.

L'estate è alle porte: gli alberi sono ricchi di germogli che presto daranno il loro frutto, i fiori e l'erba crescono senza sosta lungo i prati dei parchi e dei giardini delle case. L'aria è tiepida, nonostante sia sera inoltrata ormai e solo il pallido chiarore della luna riesce a scaldare anima e cuore ormai.

Cammino di fianco a Luke, la mia mano nella sua. E non ho paura.

Mi sembra che il tempo si sia fermato.

Percepisco il contatto con la sua pelle fredda, sento il rumore leggero dei suoi denti che sfregano su quel piercing ad anello incastonato come una pietra preziosa nel suo labbro inferiore.

È stranamente teso, e vorrei riuscire a capire il perchè.

Ma non riesco a dare a questi suoi gesti l'importanza dovuta, forse perché davanti a noi già si staglia il profilo sottile di casa mia, avvolta anch'essa nel silenzio più totale.

-Luke- asserisco, una volta dopo aver alzato lo sguardo nella sua direzione.

-Mmh?-

I miei occhi si spostano quasi impercettibilmente dal suo viso fino alla sua mano, che tiene ancora stretta la mia.

-Dovrei prendere le chiavi dalla borsa- aggiungo poco dopo, divertita nel vederlo staccare immediatamente la presa sulla mia mano, concedendomi cosi l'occasione di estrarre le chiavi dalla borsa e farmi poi strada lungo il vialetto che conduce al portone di ingresso.
Luke segue i miei passi in totale silenzio, proprio come un'ombra.
Come un angelo, vigile ed attento.

Giro più volte la chiave nella toppa fino a quando sento la serratura scattare.
Rimango ferma in quella posizione, dandogli le spalle forse per più tempo del dovuto.
Poi sorrido, già imbarazzata per quello che sto per fare, o meglio, per chiedere.

-Vuoi entrare?-

Undici lettere.
Non so nemmeno spiegarmi il perchè mi sono in qualche modo sentita in dovere di fargli una domanda del genere.
Non era certo la prima volta che vedevo Luke entrare in casa mia, anzi: solitamente compariva senza permesso o senza alcun preavviso in camera, alle mie spalle, solo per il gusto di farmi prendere un colpo. Oppure, e dovevo ritenermi fortunata in quel caso, lo vedevo bussare alla finestra del balcone della mia stanza alle due di notte.
Ero quindi rimasta molto sorpresa nel scoprirlo cosi paziente e fermo davanti alla mia porta, con le mani dietro la schiena, aspettando solo che io aprissi bocca.
E, a dirla tutta, questa non è nemmeno una domanda che si fa ad una persona qualsiasi perchè, sempre "solitamente", chiedere ad un ragazzo 'vuoi entrare?' è solo un pretesto che implica spesso molto più che un semplice gesto di cortesia e buona educazione.

Ma Luke non è un ragazzo qualunque.
A pensarci bene, Luke non è nemmeno un ragazzo.
O almeno, non in carne ed ossa.

Entro in casa di soppiatto e penso che se qualche mio vicino dovesse vedermi adesso, mi scambierebbe senza il minimo dubbio per una ladra alle prime armi, che entra ancora dalla porta d'ingresso e magari si preoccupa anche di chiedere 'permesso'.
Sempre cercando di fare il meno rumore possibile mi tolgo le scarpe e le appoggio proprio all'ingresso, sempre vicino alla porta, ora chiusa alle mie spalle.
Quando mi volto cercando disperatamente di trovare l'interruttore per fare un po' di luce mi ritrovo di fronte la figura alta e nera di Luke che mi fissa con occhi divertiti, anche se pur sempre di ghiaccio.

Death's game » l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora