Capitolo 11

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Mi risveglio con la testa sui libri e la luce del computer ad accecarmi gli occhi mentre la sveglia sul telefono continua a suonare interrottamente.

Cerco il cellulare in mezzo a una dozzina di fogli e libri aperti, spegnendo quel rumore così fastidioso.

Mi alzo pigramente dalla sedia scomoda e comincio a riordinare i fogli che varranno metà voto della prima valutazione e che oggi dovrò consegnare al professore di Economia.

Fisso disgustata le tazze di caffè in fila sulla mia scrivania storcendo il naso al ricordo di quanto il mio corpo abbia ingerito questa roba, non amo il caffè ma pur di tenermi sveglia e finire di scrivere la mia tesina, ne ho ingoiato fino a non finire. Avrò dormito un paio di ore e non mi ricordo nemmeno come è successo.
Mi  dirigo nel mio bagno per una doccia veloce che mi svegli giusto un po'.

Entro nella mia camera armadio ma oggi il mio look è l'ultimo dei miei pensieri, prendo i primi pantaloni neri che trovo e ci abbino un maglione corto anche esso dello stesso colore. Infilo un paio di anfibi e penso a come domare questa chioma folta. Decido di lasciarli cadere sulle mie spalle in onde naturali e di nascondere la frangia con una riga in mezzo.

Fisso il mio viso riflesso nello specchio e quasi mi spavento nel vedere due borse violacee sotto i miei occhi stanchi. Le copro con il correttore e metto un po' di mascara per rendere il tutto più presentabile. Un po' di fard sulle guance bianche cadaveriche e mi metto alla ricerca della mia maxi borsa rossa di Valentino, dove infilo il mio compito finito ed il mio telefono.

Indosso velocemente la mia giacca di pelle, prendo le chiavi della macchina e quelle dell'appartamento, chiudo la porta dietro di me ed aspetto l'ascensore.

Non ho più incontrato Adam da ormai più di due settimane, di lui nessuna traccia ne qui ne all'università e mi preoccupa ancora di più il comportamento dei suoi amici, che sembrano assenti e distratti, segno che qualsiasi cosa abbiano complottato in questo tempo, non è andata nel modo in cui avevano previsto.

Negli ultimi giorni ho potuti tenerli d'occhio senza che se ne potessero accorgere. Ai loro occhi era come se realmente avessi deciso di fare finta di non averli mai conosciuti ma stavo facendo tutt'altro che quello che mi avevano chiesto.
Sono finita anche nel seguire Scott, non ho scoperto nulla di sospetto o che sembra essere importante, possiedo solo un paio di pezzi di puzzle che ancora non riesco a comprendere e dovrò trovare i mancanti se lo vorrò completare e capirci qualcosa.

Ho solo frammenti di conversazioni che ho provato ad origliare e l'indirizzo di una villa fuori New York dove si incontrano molto spesso, ed è l'unica pista che seguirò finché non ne scoverò un'altra nuova.

Chiudo la portiera della macchina e mi immischio tra gli studenti della Columbia University incamminandomi verso il primo corso di questa mattina.

Controllo il mio cellulare per spegnerlo ma prima che lo possa fare, mi ritrovo due messaggi, da mia madre e da Tyler.

"Buongiorno tesoro, il mio aereo dovrebbe atterrare a New York sta sera alle 8:00 pm." Leggo più volte per essere sicura di quello che ho appena letto e come una bambina, mi metto a saltellare in mezzo al corridoio ricomponendomi subito dopo alcune occhiate divertiti di alcuni passanti.

"Ti vengo a prendere io, non vedo l'ora." Digito frettolosamente rispondendo a mia madre.

Apro il messaggio di Tyler.

"Buongiorno Charl, dato che negli ultimi giorni non abbiamo avuto molto tempo per vederci, per farmi perdonare ti aspetto a pranzo, mi raccomando al nostro solito posto e non accetto scuse."

Sorrido e spengo il cellulare entrando in classe.

Mi siedo in terza fila e aspettiamo che il Signor Brown arrivi.

I only wanna be with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora