Erano ormai 7 anni che Haley Scott lavorava come medico legale, aveva cambiato circa 5 uffici, ogni volta che aveva ottenuto promozioni, e dopo pochi anni aveva finalmente ricevuto quella che aspettava di più, diventare coroner all' F.B.I.
Era stato difficile cambiare cosí tante città, soprattutto lasciare la sua amata New York dove aveva vissuto per il periodo piú lungo della sua vita, ma dopo tutto Washington era la città ideale per continuare la sua carriera come medico legale.
Era sempre stato il suo sogno diventare coroner,mentre le altre sognavano di diventare dottoresse o insegnanti, la sua passione era sempre stata la medicina legale, guardava una marea di gialli e ricordava ancora quanto le brillassero gli occhi quando mise piede nel suo primo studio.
Per molti era strana, altri ancora la chiamavano la regina della morte, e per quanto fosse usato come un dispregiativo, a lei quel titolo piaceva da impazzire, le dava un motivo per distinguersi dagli altri.
Legava difficilmente con le persone e quel titolo la metteva in una bolla di sicurezza in cui nessuno poteva ferirla e dove non era più la novellina di turno.
Mancavano solo 210 minuti all' inizio della sua prima giornata lavorativa e per puro miracolo divino non era ancora in ritardo, mancavano solo 100 metri a dividerla dal suo parcheggio e poi sarebbe finalmente entrata nella sua vita, era questione ormai di pochi centimetri e. . .
-Oh andiamo, ma sei serio ?
Urlò inconsciamente ad alta voce piú a se stessa che al guidatore che le aveva appena tagliato la strada con un enorme suv nero prendendosi l'unico posto disponile difronte all'enorme palazzo dell' F.B.I
- Scusi, SCUSI! questo posto è già occupato.
- davvero? lavoro qui da 8 anni e non mi risulta che i posti siano riservati.
Scese furiosa dalla macchina pronta a battersi per il suo posto e su ritrovò davanti ad un uomo alto poco più di lei vestito totalmente di nero che si intonava con i capelli mossi e arruffati.
L'unica nota di colore era data dai suoi occhi verdi e dalle sue labbra rosa che le sorridevano in un tono arrogante che le faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi.
-no, ma lei mi ha praticamente tagliato la strada per prenderlo.
- senta, se lei non sa guidare non se la prenda con me, poi dovrei entrare in ufficio quindi non ho tempo per litigare, si trovi un altro parcheggio e basta.
Mancavano due minuti alle 9 e avrebbe fatto sicuramente tardi il primo giorno di lavoro cosí si limitò a lanciargli uno sguardo omicida e a tornare in macchina.
Girò a vuoto per una mezz'ora abbondante prima di trovare un posto vuoto a parecchie strade di distanza dall'edificio costringendola a correre al meglio delle sue possibilità.
Non si pentì mai come in quel momento del dresscode in tacchi a spillo e vestito di Dolce & Gabbana.
Era una regola non scritta dei medici legali andare a lavoro vestiti in modo elegante, l' aveva imparato all' università osservando i suoi superiori durante il tirocinio,sempre in abiti eleganti ma sobri, succinti ma non volgari, accompagnati da tacchi o stivaletti e con il tempo aveva capito perché.
Il medico legale era uno di quei lavori indispensabili a cui nessuno dava importanza e che veniva catalogato come "strano".
Finito un caso erano sempre gli agenti a parlare in televisione nonostante fossero i coroner a dargli indizi a sufficienza per risolvere il caso.
L'edificio dell' F.B.I era lì, davanti a lei, in tutto il suo splendore.
Era un edificio imponente e molto più grande di quanto potesse sembrare in tv e Haley si prese involontariamente qualche secondo per ammirarlo prima di ricordarsi di essere in enorme ritardo costringendosi a distogliere lo sguardo ed entrare di corsa nell'edificio.
Se da fuori l'edificio sembrava immenso, all'interno era dispersivo.
C'era un atrio immenso con luccicanti pavimenti di marmo dove al centro figurava im grande lo stemma dell' F.B.I con sotto il motto ""Fidelity, Bravery, Integrity" scritto con lettere dorate.
La stanza era brulicante d'agenti che discutevano animatamente e si scambiavano documenti e fece fatica ad arrivare al banco informatico.
-Mi scusi..
Si rivolse ad un uomo di mezza etá che era talmente assorto a scrivere al computer che nemmeno alzò lo sguardo per vedere chi avesse parlato.
-I visitatori non sono ammessi, se deve deporre può andare al quinto piano, le sale interrogatori sono al terzo, se cerca qualche agente deve venire lui all'ingresso.
-In realtà sono il nuovo medico legale
Si era aspettata un cenno, magari un benvenuto caloroso, invece non ci fu nemmeno il piú piccolo cambiamento nel tono di voce e si limitò a darle indicazioni.
-Deve andare al -4, giri a destra, c'è un lungo corridoio, in fondo sulla sinista.
Riprese a correre per dirigersi verso l'ascensore prima che si chiudessero le porte e schiacciò ripetutamente il bottone come se potesse farla scendere piú velocemente.
Dopo quella che le sembrò un'eternità finalmente vide il corridoio descrittole in precedenza e prima di percorerlo si aggiustó rapidamente i capelli e il vestito nel vano tentativo di sembrare ordinata e con l'ultima briciola di sicurezza che le era rimasta aprì la porta alla sua sinistra.
Ad attenderla c'erano tra figure a cui inizialmente non prestò molta attenzione assorta completamente nel suo dialogo interiore in cui cercava tutti i possibili modi per giustificarsi.
-Scusate per il ritardo, un..idiota mi ha rubato il posto e ho fatto una corsa fin qui.
Sperava con tutta se stessa che il suo tono apparisse leggero e disinvolto per non dare a vedere il subbuglio di emozioni che provava dentro ma quando sentì una risatina in sottofondo alle sue parole le ci volle molto autocontrollo per non sbottare.
-Lei dev'essere la nuova coroner dall'ufficio della omicidi di New York, loro sono gli agenti con cui collaborerà, Anderson e Cooper.
Finalmente alzò lo sguardo sui tre uomini davanti a lei e sentì gli occhi sgranarsi fino all'inverosimile.
L'uomo che le aveva rubato il posto l'ora prima era lì davanti a lei con le braccia conserte e lo stesso sorriso arrogante che aveva sfoggiato già.
Accanto a lui c'era un uomo sulla trentina di colore che a differenza dell'altro aveva dei tratti molto piú dolci e meno definiti.
A parlare invece era stato un uomo sulla cinquantina di bell'aspetto con un'aria severa che era inequivocabilmente il capo.
Era rimasta completamente in silenzio e non ricevendo risposta il capo le disse qualcosa che nemmeno colse e si congedò lasciandola sola con i due uomini e il corpo di una donna di cui si era accorta solo in un secondo momento.
L'uomo di colore le porse educatamente la mano per presentarsi e nel mentre le sorrise gentilmente cercando di metterla a suo agio.
-Io sono Anderson, Michael, e lui è il mio collega Jack Cooper. Siamo della divisione omicidi, ufficio al quarto piano, lato est. Tu devi essere Haley Scott, ho letto parecchi tuoi articoli.
Sapeva che "ho letto parecchi articoli" al 99% voleva dire aver letto anche quelli del suo ultimo caso a New York ma nella sua voce non c'era traccia di scherno o accusa e cercò di mantenere un tono neutro e tranquillo.
-grazie mil-
Non riuscì nemmeno a finire la frase che fu subito interrotta dall'altro agente.
-Okay okay, possiamo finirla con le smancerie? C'è una donna sul tavolo e il nostro lavoro non è quello di spettegolare. Micheal, presenti tu il caso? Io torno in ufficio.
-Ah no mi spiace, devi restare tu, io ho l'interrogatorio, ci vediamo dopo.
Una parte di se si sentiva piuttosto offesa dal fatto che i due facessero a gara per uscire da quella stanza, l'altra parte invece sperava dannatamente che se ne andassero entrambi e la lasciassero lavorare in pace ma solamente uno lasciò la stanza e sfortunatamente per lei non era quello simpatico.
-Spero tu faccia autopsie migliori di come parcheggi.
Non poteva credere alle sue orecchie, si rifiutava di credere che le avesse davvero detto una cosa simile e ancora una volta aveva una voglia matta di prenderlo a schiaffi ma si limitò a sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi prima di voltarsi.
-Io spero tu sia un agente migliore di quanto sei un gentiluomo
Senza aspettare risposta si diresse a passo spedito verso il mobile dov'erano appoggiati camice e guanti sterilizzati.
Diede una rapida occhiata alla stanza e si rese conto solo in quel momento di quanto fosse bello l'obitorio dell' F.B.I.
Era tutto ordinato perfettamente, dipinto di un bianco lucido con semplici pavimenti in parque nero che facevano risaltare il colore metallico dei lettini autoptici.
Si prese un momento per guardare la ragazza stesa sul suo tavolo e fare un'analisi preliminare.
Si ritrovò a fissare due occhi smunti di un azzurro chiaro in un viso piccolo e aggraziato contornato da soffici capelli biondi e mossi, era una bellissima e giovane ragazza che invece di godersi la sua età sarebbe stata aperta dallo sterno fin sopra l'ombelico.
Osservò attentamente le mani e i piedi per poi passare al torace dove in contrasto con il pallore post mortem spiccavano lividi violacei ed estesi che coprivano altri lividi meno recenti a cui non era stato dato il tempo di guarire.
Poco più sopra, tra la terza e quarta costola c'era un foro di proiettile.
-Allora dottoressa? Ancora nulla?
Arrogante, arrogante,arrogante, ogni volta che apriva bocca non riusciva a pensare ad altro se non a quanto fosse arrogante, ma lei non era certo una facile da zittire.
-Ragazza di circa ventidue anni, caucasica, ecchimosi in varie parti del corpo, soprattutto sull'addome, sulle gambe e sulle mani. I lividi variano da alcuni più recenti ad altri non fatti guarire che risultano meno visibili.
Alcune unghie sono strappate quindi si è difesa, farò un kit stupro per confermare la violenza sessuale e sono abbastanza sicura troveremo tracce di fluidi, è un omicida frettoloso e poco preciso, anche il foro è irregolare, questo vuol dire che non è stato fatto da un professionista e se vogliamo passare alle informazioni futili ma che ti dimostrano la mia bravura, probabilmente la ragazza ha fatto sin da piccola pattinaggio artistico ma deve aver lasciato da qualche anno considerando che i segni sulla caviglia sono ormai cicatrizzate. Allora? Sono abbastanza brava?
-Non sei male
Per la prima volta in quella giornata l'arroganza sembrava completamente svanita lasciando il posto ad una tacita ammirazione che non le avrebbe mai confessato apertamente.
- Mi puoi portare sul luogo dell'omicidio?
- Perchè mai dovresti voler andarci? La scientifica ha già preso tutti i campioni necessari, non serve un tuo sopralluogo e devi finire l'autopsia.
Prima di rispondere si tolse i guanti di lattice e il camice e li appoggiò disordinatamente dove li aveva presi e con tutta la calma del mondo si legò i capelli in un disordinato chignon.
-Non so come funzionano le cose qui, ma il coroner ha il diritto e il dovere di visionare il luogo in cui viene ritrovato il corpo e dato che mi avete chiamato direttamente una volta portatolo qui, sono costretta ad andarci ora, allora, mi accompagni o no?
Mise le braccia conserte e un broncio che non dava spazio alla possibilità di rifiutare e con un po' di riluttanza l'agente accettò.