Capitolo 15

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-Non so dirti se sia colpevole o meno, penso abbia i mezzi per farlo ma non capisco come mai un uomo tanto potente non abbia assoldato un sicario professionista. Poteva fare un lavoro pulito e preciso e invece l'omicidio risulta confusionario e caotico, non capisco perchè.
Senza aggiungere nulla, l'altro le porse dei fascicoli raggruppati nella solita cartellina con il logo federale.
Aperto il dossier lesse velocemente la trasposizione del l'interrogatorio fatto dai due agenti qualche ora prima e appena lesse il nome capí immediatamente il ragionamento a cui lui la voleva portare.
-Pensi sia stata l'amante?
-Può essere, aveva il movente, e magari gli unici motivi per cui ci sono tante ferite non è per la scarsa organizzazione dell'assassino ma per il semplice fatto che l'omicida non riusciva ad arrivare fino in fondo.
-Movente? Quale movente?
Per quanto si sforzasse di comprendere non riusciva ancora a capire il perchè l'altro pensasse che fosse l'amante, non c'era un senso logico ed odiava cosí tanto quella sensazione di non sapere.
-A quanto pare lui la voleva lasciare perché la moglie era rimasta incinta e l'altra non l'ha presa esattamente bene, vorrei che ci parlassi tu
-Io ?! Ma sei impazzito, non ho mai condotto un interrogatorio.
Il suo cervello era completamente immerso nel panico e viaggiava come un treno per cercare di sfuggire a quella situazione ma nonostante questo cercava di apparire il piú controllata possibile
-Lo so che non è nelle tue competenze ma vorrei che ci parlassi tu, da donna a donna
La tattica da "cucciolo bastonato" non avrebbe funzionato con lei, non era una persona facile da abbindolare e non avrebbe ceduto quel giorno.
-Ah si? Al dipartimento c'è carenza di agenti donne?
-No, certo, ma ce n'è solo una di cui mi fidi ciecamente
Pian piano le parole dell'amico s'insinuarono tra le sue difese e dopo interminabili attimi a valutare le conseguenze delle sue parole, accettò.
-E va bene! Ma voglio che tu venga lí con me, non puoi lasciarmi sola, e se combino un casino? Non ho nessuna intenzione di sentirmi i tuoi superiori che mi urlano nell'orecchio dandomi dell'incompetente.
La sua mente ormai era già in viaggio verso i tragici e possibili scenari che si sarebbero presentati in un imminente futuro se avesse fallito l'interrogatorio. Era stupido e le metteva eccessivamente ansia senza motivo ma per qualche inspiegabile ragione non poteva farne a meno.
-Se entrassi anche io potrebbe sentirsi minacciata, l'ho già interrogata ma senza successo, ho bisogno di te
Aveva calcato eccessivamente le ultime parole per farla sentire in colpa e aveva fatto colpo.
Spingendogli sul petto la cartellina con piú forza del richiesto, alzò gli occhi al cielo scocciata e s'incamminò fuori dalla porta con l'altro al seguito che la fissava con il suo sguardo compiaciuto.
-Sappi che questa è l'ultima volta che ti aiuto e mi devi un favore.
[...]
La stanza dove l'aveva condotta era molto diversa dall'altra sala interrogatori, era sempre divisa in due ma nella sala opposta al finto vetro c'erano divanetti confortevoli ed un tavolino con qualche rivista. La stanza era arredata in modo molto anonimo e gli interni erano di dubbio gusto ma erano comunque un miglioramento rispetto al tavolo in alluminio.
-Siediti qui, ti porto la sospettata, deve pensare che questa sia una normale conversazione tra amiche
Fingere di esser amico con qualcuno era estremamente complicato per lei, già il conversare con una persona senza fingere lo era, se in piú si aggiungeva il dover interrogare qualcuno il disastro era solo che assicurato.
Davanti a lei si sedette una donna bellissima, alta con i lunghi capelli corvini perfettamente sistemati e nonostante rispecchiasse molto il suo stile le parole faticavano ad uscire.
-Allora signorina..?
-Jessica Atcherson.
Le risposte erano fredde e coincise, di certo non era una persona facile e piú la guardava piú si sentiva in un tango a parti invertite dove lei era la sospettata e l'altra la detective.
-Allora signorina Atch-Jessica, sarò diretta, hai ucciso tu...
Per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare il nome dell'uomo trovato morto e cercò di sviare il tutto usando un sinonimo.
- Dicevo, hai ucciso tu la vittima?
Gli occhi azzurri della donna davanti a lei si sgranarono per la paura e in pochi secondi diventarono lucidi.
Haley sperò con tutta se stessa che non si mettesse a piangere perchè se c'era una cosa che non sapeva gestire era la gente che piangeva.
-Io !? Come diamine.. ma che.. non è possibile
Tutta la compostezza della ragazza con i capelli corvini scomparve improvvisamente rimpiazzata da fremiti veloci dovuti all'imminente bisogno di piangere.
Era evidente che non fosse abituata a piangere in pubblico perchè cerco in tutti modi di nascondere gli occhi rossi nei palmi della mano e la dottoressa d'altra parte si sentì gelare, un conto erano i morti, un altro i vivi.
-Perchè diamine pensate sia stata io?
Finalmente le parole tornarono fluenti nella bocca della ragazza che aveva finalmente smesso di singhiozzare.
-Beh aveva il movente, e abbiamo modo di pensare che l'assassino sia qualcuno con poca forza per il genere di ferite inflitte
Non era sicura potesse fornire tutte quelle informazioni ad una sospettata ma era pessima a mentire cosí su due piedi e cercava in tutti i modi di far andare tutto liscio.
-Movete? Ma di che parlate, noi due c'amavamo!
-E allora perché eravate entrambi ancora sposati?
Pausa e attimi di nulla,  guardandola negli occhi, nonostante non fosse brava in queste cose, la coroner potè dire quasi con assoluta certezza che non era stata lei a commettere l'omicidio.
-Era complicato. Amarsi non sempre vuol dire stare insieme.
Stavano per intavolare un altro discorso su cui era pessima: l'amore, ma nonostante non sapesse quasi nulla dell'argomento non potè fare a meno che continuare a parlarne.
-Perchè? Mi sembra piuttosto semplice. Lui amava lei, lei amava lui, lui stava con un'altra. Se vi amavate così tanto perché non vi siete messi insieme? E non vale un "è complicato" come risposta, perché nulla lo è cosí tanto.
Gli occhi della sospettata ripresero a brillare ma stavolta non per le lacrime, era un senso amaro di felicità, come un bel ricordo che ti fa soffrire.
-Agente.. non é mai stata innamorata di qualcuno con cui era troppo complicato stare per quanto lo volesse? Qualcuno che per lei voleva dire tutto ma che rischiava di perdere costantemente ? E per questa paura non gli aveva detto mai quello che provava davvero?
Istintivamente Haley si girò verso il finto vetro e per quanto non potesse vedere fuori seppe con assoluta certezza che anche il suo collega ricambiò lo sguardo e una vela di tristezza s'impadronì di lei. Lo sapeva meglio di quanto tutto credessero cosa significava amare una persona con cui era semplicemente complicato stare.
-Io amavo davvero Andrew, non l'avrei mai ucciso, con lui sono morta un po' anche io perché ho perso per sempre la possibilità di dirgli quanto lo amassi davvero e non mi perdonerò mai per questo.
Non serviva certo un agente dell' F.B.I per capire che quella donna era totalmente sincera cosí dopo pochi secondi altri due agenti bussarono alle porte per fare uscire entrambe da quella stanza scialba ma prima di andarsene l'amante del morto aggiunse:
-Se proprio volete trovare il colpevole, andate dalla moglie. Si è fatta mettere incinta solo perché non poteva accettare il fatto che ci amassimo.
Colse vagamente quelle parole perchè nonostante fosse uscita dalla stanza i suoi pensieri erano fermi a qualche attimo prima e alle parole della sconosciuta. Si sarebbe pentita anche lei di non aver detto quello che provava veramente a Jack?

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