Capitolo 18

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Appena aprí gli occhi una fitta lancinante le percosse la testa e ci vollero quelli che sembrarono un infinità di secondi per farla passare.
Non riusciva ancora a mettere bene a fuoco le cose e quando fece per alzarsi la stanza iniziò a girare tutta intorno a lei facendola inevitabilmente cadere.
-Finalmente ti sei svegliata, pensavo fossi in coma etilico
La sua voce la percosse dal torpore della sbornia e come piccoli flash gli tornarono in mente gli eventi della sera prima, la bevuta, lei che parlava, lei che si trascinava fino all'ufficio e lei che inesorabilmente sveniva.
-mhh
"Mhh" era l'unico suono che era riuscita ad emettere e le costò un coniato di vomito.
Non si era ancora guardata allo specchio ma poteva facilmente immaginare il suo aspetto, capelli arruffati, occhi gonfi, colorito verdognolo e abiti sgualciti, la combinazione ideale per conquistare un uomo, pensò ironicamente incrociando lo sguardo del collega.
-Bevi questo
Con la confusione data da parecchi Martini non comprese immediatamente cosa fosse il liquido nel bicchiere, solo dopo averlo chiesto ed aver constatato che era semplice acqua mista ad un'aspirina capí di aver fatto una domanda estremamente stupida.
La medicina fece quasi subito effetto e la testa smise di farle male ma il senso di nausea si acuiva sempre più e faceva fatica a parlare senza vomitare tutto quello che aveva ingerito e per peggiorare la situazione l'imminente ricordo di lei che si presentava a tarda ora in ufficio per parlare dei suoi sentimenti aumentava esponenzialmente il bisogno di rimettere.
-Non pensavo fossi una da serate alcoliche
Il suo tono era cosí leggero e allegro e i suoi occhi la scrutavano divertito come se fosse un qualche strano fenomeno meteorologico e tutto questo in condizioni normali l'avrebbe infastidita ma in quell'istante non riusciva a non pensare a quanto fosse carino.
PENSA AD ALTRO, PENSA AD ALTRO.
Tutto il suo corpo le urlava di distrarsi, di non pensare ai suoi occhi, alle sue labbra..
-Hey? Sei qui?
Per quanto ci provasse inevitabilmente il suo sguardo si posò su di lui e sorrise, un sorriso vero, spontaneo, di quelli che si rivolgevano solo alle persone speciali.
-Sono un po' qui e un po' lí
Poteva visualizzare davanti a se la sua parte razionale che la guardava piuttosto perplessa mentre le urlava di stare zitta prima di dire altre cose senza senso ma la ignorava totalmente.
-Allora, cosa mi volevi dire prima?
Adesso ogni parte di se urlava " NO PERCHÈ HAI FATTO QUESTA DOMANDA PERCHÈ" E fece l'unica cosa che non pensava di fare, rise.
Iniziò a ridere prima piano, poi sempre più forte fino a scoppiare a ridere senza riuscire a fermarsi, o almeno finché non sentí la bile risalire stazionariamente nel suo esofago e fece appena in tempo a raggiungere il bagno prima di vomitare tutto.
Dopo poco sentí dei passi dietro di lei, sapeva benissimo chi fosse, aveva memorizzato il rumore che facevano le suole delle sue scarpe e lo sentí inginocchiarsi vicino a lei e afferrarle delicatamente i capelli per tenerli sollevati mentre rimetteva tutto quello che era possibile rimettere.
Le venne di nuovo da ridere, decisamente la serata non doveva andare in quel modo e non voleva che la vedesse in quel modo.
Quando finalmente smise di vomitare aveva quasi paura di alzare la testa, non voleva scorgere sul volto di lui qualsiasi sentimento di disgusto potesse provocargli quella situazione ma alla fine quando si costrinse a mettersi seduta con la schiena appoggiata al mobiletto dietro di lei lo vide seduto lì di fronte a lei che la guardava ancora con quello sguardo divertito e amorevole ed entrambi scoppiarono a ridere, non sapeva nemmeno perchè stesse ridendo ma per quanto strana fosse la situazione le piaceva e non voleva trovarsi in nessun altro posto se non lí.
Non sapeva per quanto fossero rimasti lí a ridere ma le sembrò un'eternità e quando smisero si guardavano complici come se quello fosse un loro momento in una dimensione estranea dove non esisteva nessun altro se non loro ed era tutto cosí semplice, cosí bello che per un istante pensò di avvicinarsi a lui e baciarlo, come se fosse la cosa più facile e naturale del mondo.
-Ti accompagno a casa? Sarai esausta.
Tutte le sue fantasie andarono in frantumi prese inevitabilmente a calci dalla realtà e annuí debolmente mentre l'altro L'aiutava ad alzarsi da quel pavimento logoro.
Nonostante sentisse ancora tutto l'alcol bevuto nel suo corpo, la testa non le faceva più male e riusciva persino a parlare, sbiascicava un po' le parole ed uscivano abbastanza sconnesse, ma almeno poteva pronunciarle senza rivomitare.
-Domani te la senti di venire a lavoro o ti faccio sostituire? Penso che ti serva almeno un giorno di riposo dopo stasera, vorrei evitare che facessi l'autopsia su qualche essere vivente.
Non c'era rimprovero nel suo tono solo quella nota fastidiosa d'ironia che lo contrastingueva sempre.
-Magari disseziono te
Le ci volle qualche momento per capire quello che aveva detto e nella sua testa si diede della stupida almeno un centinaio di volte e scrisse un appunto mentale "mai più alcool", poi ripensò alla bottiglia di vino bianco nella sua dispensa e corresse velocemente la nota in "mai più alcool se non in casa mia dove nessuno può vedermi o sentirmi al di fuori del mio gatto", poco dopo aver finito d'insultarsi per la sua stupidità si ricordò di non essere sola in macchina e si voltò dal lato del guidatore per vedere la reazione del collega che stava praticamente ridendo e le ci volle poco a capire che evidentemente per tutto il tempo aveva parlato a voce alta e non semplicemente nella sua testa.
-Ci avrei scommesso che eri tipo da vino bianco, ma non pensavo anche da Martini.
La sua voce era talmente calma da metterla completamente a suo agio e il tono della conversazione rimase leggero e spensierato per tutto il viaggio in macchina.
Quando si fermarono davanti al palazzo si catapultò fuori dalla macchina come se il sedile fosse bollente ma non aveva considerato la sua difficoltà attuale nei movimenti e per poco non cadde con la faccia sul marciapiede.
-Vuoi che ti accompagni sopra?
Ogni cellula del suo corpo le urlava un "No" lancinante e scosse la testa per qualche istante in segno di negazione prima di accorgersi che era già arrivata all'ascensore e che lui stava sorreggendo.
Arrivati alla porta ormai la stava praticamente portando in braccio come fosse una sposa e la mise giù solamente quando arrivarono in camera da letto, erano tanto vicini da poter sentire il respiro altrui e quando i loro sguardo s'incrociò dovette dire addio a quel poco autocontrollo che le era rimasto e iniziò a sbiasciare parole tra cui quasi sicuramente c'era un "Ti amo" e nemmeno il tempo di finire quelle frasi sconnesse che senza pensarci si avvicinò alle sue labbra azzerando la distanza rimasta.
Inizialmente Jack non ricambiò il bacio troppo stupito dalla situazione e dal bacio totalmente inaspettato ma poi sentì le sue mani fredde sui suoi fianchi che la facevano avvicinare ancora di più fino a far aderire perfettamente i loro corpi come se fossero due pezzi di un puzzle che nessuno dei due sapeva di dover completare.

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