Capitolo 12

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Il viaggio in macchina passò molto velocemente e lasciò che fossero i suoi colleghi a parlare mentre lei osservava in disparte.
Per quanto ci provasse non riusciva a distogliere lo sguardo dal viso di Jack.
Soffermò lo sguardo sulle pieghe del suo viso e ne restò ammaliata, sarebbe potuta restare pre immobile a fissarlo e non se ne sarebbe mai stancata.
Un paio di volte i loro sguardi s'incrociarono ma entambi distolsero velocemente lo sguardo come se quel contatto potesse in qualche modo ferirli, e fose era davvero così. Fino a che punto uno sguardo poteva penetrare l' anima di una persona?

il suo interrogativo non ebbe risposta poichè il suo pensiero fu interrotto dalla brusca fermata della macchina, il che segnò la fine del percorso. Scese velocemente e l'odore pungente del mare la investì rendendo per qualche momento i suoi sensi più ovattati. Si guardò velocemente intorno e vide di essere ad un vecchio molo in pietra, molto caratteristico e molto isolato, sarebbe stato un posto perfetto per rilassarsi e leggere qualcosa cullata dal rumore d'onde che andavano a schiantarsi sulla battigia ma sfortunatamente non era lì per piacere ma per lavoro e frenate le sue illusorie fantasie di un pomeriggio rilassante si diresse verso la scientifica mentre indossava velocemente i guanti. Il suolo era reso scivoloso dai residui dell' acqua marina portati l dal vento o dai pescatori ed i suoi tacchi non facilitavano di certo la discesa e fu due volte più lenta nel raggiungere il corpo.

Accucciata vicino al cadavere analizzò velocemente la bocca per decretarne l'età e poi passò alle ferite sul ventre che aveva riconosciuto immediatamente come tagli inflitti da un qualche tipo di lama. Inaspettatamente, alla vista di quelle ferite, anche le sue iniziarono a farle male facendole fare involontariamente una smorfia di dolore, stupido effetto placebo.

-Allora dottoressa, cosa abbiamo?

ormai non aveva bisogno di alzare lo sguardo per vedere chi fosse stato a parlare, aveva memorizzato le voci di quasi tutti gli agenti e tutti quelli della scientifica, in special modo la sua.

-Jack, so che pensi io sia brava nel mio lavoro, ma dovresti darmi più di cinque minuti per analizzare un corpo

-Come se non sapessi che hai già ricavato prove sufficienti a dirmi età ecausa della morte.

sapeva di essere un ottimo medico legale, ma sentirlo dire faceva sempre piacere e alzandosi non potè trattenere un sorrisino compiaciuto.

-Maschio, 35 anni circa, la data della morte è difficile da ricavare, ma approssimativamente da 2 settimane a 7. Non posso determinare precisamente la data senza aver analizzato campioni interni al corpo e campioni dell' acuqa. Per la data della morte, beh, dovrai attendere. Posso dire solamente che presenta ecchimosi probabilmente dovute ad un corpo contundente che ha violentemente lacerato a carne della vittima, è la causa della morte? probabile, ma non mi sento davvero di dare giudizi affrettati.

-Con quale tipo di corpo contundente...?
-mi stai chiedendo forse di formulare un'ipotesi? Perchè ti ho già detto che n-

-si, lo so, non è il genere di cose che fai, pensi di poter fare un'eccezione?

ipotizzare era l'ultima cosa che voleva fare, ma erano già passati per quella fase del loro rapporto e non era il caso di tornare a discutere di quanto fossero valide o meno le ipotesi in quel contesto così si limitò ad alzare scocciata gli occhi al cielo e a rispondere.

-probabilmente sono state inferte da una lama

-una lama, come quelle delle ghigliottine? magari la nostra vittima veniva dal passato e-

il suo tono ironico le dava sui nervi, ma era tanto nervosa quanto divertita, quello era il loro modo di far tornare tutto come prima per trovare la complicità di un tempo.

-Okay okay, un coltello, penso sia la lama di un coltello, ma non intendo sbilanciarmi oltre quindi ti conviene accontentarti.

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tornata il laboratorio i suoi piedi reclamavano pietà per l'estenuante giornata passata su quel molo con un tacco abbastanza alto, era abituata ad indossare scarpe alte ma dopo mesi a riposo i suoi piedi erano abituati alle pantofole comode con cui si muoveva ultimamente ed era più duro del previsto costringersi di nuovo nelle sue scarpe alte.

un leggero bussare alla porta la costrinse a ricomporsi sulla sedia dove si era accasciata e sperava davvero non fosse altro lavoro perchè l' avrebbero dovuta portare in braccio se non volevano che svenisse da qualche parte.

-Avanti

Alla porta cera una donna con cui non aveva ancora mai interagito ma ricordava vagamente il suo volto perchè l' aveva intravista la mattina sulla scena del crimine. Aveva all'incirca la sua età ed era sicuramente più bassa di lei, anche se a sua discolpa non indossava tacchi ma scarpe da ginnastica, era quasi sicuramente di origine orientale ed aveva lunghi capelli neri raccolti in uno chignon poco ordinato. Le sembrava di vedere una versione opposta di se stessa.

-Scusi per il disturbo dottoressa, sono Chang, lavoro alla scientifica da qualche settimana, sono venuta a portarle le analisi che aveva richiesto, qui c'è l'analisi spettrografica dell' acuqa e qui la tanatocrologia, li avrei portati prima ma preferisco sempre ricontrollare i risultati prima di consegnarli, sempre che per lei non sia un problema

aveva detto l' ultima frase con una voce particolarmente ironica e tagliente e anche la sua espressione era diventata più fredda ma si addolcì subito dopo aver visto lo sguardo perplesso sul viso della coroner.

-Mi scusi, l'uomo che l' aveva sostituita non era proprio il più amichevole delle persone, è stato un sollievo per tutti che sia tornata lei perchè già la conoscevano e a quanto si dice è spettacolare, ma ancora non la conosco e non so come lavora

Nel frattempo la ragazza si era distaccata dalla sua scrivania e si era accomodata sul divanetto di fronte a lei come se nulla fosse, era una cosa che ammirava molto in lei perchè al contrario suo Haley non era una persona così conviviale nonostante ci provasse.

-Non so cosa sa su di me, ma posso assiucurarle che sono l' ultima persona a cui piace fare da capo, e se proprio vuole saperlo, aprezzo tanto il fatto che non sia precipitosa e che riguardi i rapporti prima di consegnarli.

La ragazza rispose con un sorriso sincero e si avviò verso la porta per tornare al suo lavoro ma prima di uscire girò velocemente su se stessa per rivolgere di nuovo la parola all' altra.

-Le andrebbe di uscire a bere qualcosa? So che non mi conosce ma può essere una buona occasione per conoscersi meglio e poi considerando il nostro lavoro abbiamo bisogno di serate tra ragazze, c'è tanto di cui spettegolare

Nonostante fosse una proposta amichevole e inoffensiva il panico l'assalì completamente, non si era assolutamente aspettata un invito per andare a bere qualcosa e per quanto volesse apparire tranquilla veniva tradita dalle sue mani che giravano freneticamente la penna tra di esse.

-Io, beh si, mi piacerebbe, quando..?

-Facciamo venerdi sera? Io finisco alle 18, il tempo di cambiarmi e ci buttiamo nel primo bar aperto a bere qualcosa.

-venerdi va benissimo

con un cenno del capo a mo' di saluto l'altra lasciò il suo ufficio e potè finalmente lasciare la penna che stava torturando. Per molti un'uscita con le amiche era un qualcosa di normale e quotidiano, per lei era solamente qualcosa di stressante su cui sapeva poco e niente. Trovava difficile avere contatti con qualcuno soprattutto per il suo lavoro, molti la consideravano strana e inizialmente si trovava sempre a mentire su quello che faceva ma andando avanti aveva preferito evitare le uscite e non mentire, non le piaceva essere qualcun altro ma non le piaceva nemmeno essere lei stessa. Le questioni personali erano troppo difficili da gestire e si rifugiò nell'unico posto in cui poteva trovare la pace: L'obitorio.

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