La sala interrogatori era esattamente uguale a come se l'era immaginata asandosi sui film poliziescima dal vivo le sembrava ancora più incredibile, si sentiva come un bambino davanti alle caramelle. Le pareti erano tutte completamente nere e c'era un enorme finestra di vetro che divideva le due sale, nella loro non cèera quasi sulla, solamente dei piccoli scaffali dove erano riposti alcuni documenti ma dall'altra parte invece c'era un tavolo di metallo con gangi dove poter mettere le manette e immediatamente vicino c'erano due sedie nei due lati al centro del tavolo. Il suo sguardo cadde immediatamente su Michael che sfiorava gli appunti che lei aveva scritto tranquillamente, come se fossero una semplice lettura per passare il tempo.
- Se non ti conoscessi direi che sei quasi emozionata
Alzò leggermente lo sguardo per incrociare il suo che si trovava di qualche centimetro sopra il suo e sorrise divertita, non pensava si capissero in modo così evidente le sue emozioni. Per non dargli troppa soddisfazione però ostentò un'aria fintamente poco colpita.
-Beh emozionata non direi, penso sia un ambiente molto tranquillo
-Giurerei di aver visto un sorriso dottoressa. Vedi che infondo anche ai piani alti ci trattiamo bene?
Tutta l'ansia che aveva provato poco prima nell'apprendere che sarebbero stati soli nella stessa stanza era totalmente svanita, era quella la cosa che più le mancava, la loro complicità, il parlare senza bisogno di parole perchè gli occhi erano più che sufficienti.
Prima di avere la possibilità di controbattere la porta al di là del vetro si aprì e ne entrò un uomo sulla quarantina scortato da due agenti.
Era un bell'uomo vestito con un completo nero d'ufficio e aveva quella sicurezza tipica degli uomini d'affari con diversi zeri sul conto in banca. Senza nemmeno guardare in faccia l'agente che aveva davanti si andò a sedere con la sua aria di superiorità che faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi.
-A momenti entrerà da quella porta il mio avvocato, prima d'allora, qualsiasi cosa dirò sarà inammissibile.
La sua voce era in perfetta simbiosi con il suo aspetto e faceva trasparire tutta la superbia che si poteva intuire guardandolo, era sicuramente un bell'uomo ma di quel tipo che nessuno frequenterebbe.
-Jack.. chi è ?
-Joshua Atcherson, dirigente della Atcherson energetic, abbiamo interrogato la moglie nemmeno due ore fa.Per quanto si sforzasse, la ragazza non riusciva a capire il collegamento con un dirigente di un'azienda energetica e la loro vittima che a quanto avesse potuto constatare dai calli sulle mani faceva un lavoro per lo più manuale. Evidentemente la sua perplessità era evidente poichè subito l'altro si affrettò a spiegarle la situazione.
-A quanto pare la nostra vittima aveva una relazione extraconiugale con la moglie di Atcherson e pensiamo che lo abbia fatto uccidere dopo aver scoperto la storia. Abbiamo varie testimonianze dei dipendenti e tutti giurano di aver sentito il loro capo litigare animatamente con qualcuno nel suo ufficio.
Hank Robert, il nostro cadavere, lavorava come elettricista nell'azienda ed è stata effettuata una denuncia di scomparsa da parte della signora Robert circa due settimane fa. I tempi coincidono, dobbiamo solo cercare di farlo confessare e trovare l'esecutore materiale dell'omicidio.I neuroni di Haley giravano velocemente per assimilare tutte le informazioni e si trovò a riflettere ancora una volta sulla sottigliezza della natura umana. Con il suo lavoro aveva a che fare tutti i giorni con la morte ma creava sempre un velo che la separava dalla realtà ma lí in quella sala era tutto talmente diverso che trovava impensabile riuscire a sopportare tutto questo ogni giorno, parlare con le persone, sentire il loro dolore, le loro paure, era qualcosa che lei non riusciva a sopportare.
-Non capisco come facciate
Non pensava davvero di averlo detto ad alta voce ma si rese conto di averlo fatto solo quando sentí su di se lo sguardo interrogativo che gli occhi verdi di lui trasmettevano.
-Intendo, non capisco come voi agenti riusciate a stare cosí tanto a contatto con le persone, a sentire quello che provano, ad immergervi nel loro dolore, è.. straziante.
Prima di rispondere l'altro la esaminò per qualche tempo, probabilmente sorpreso che quelle parole cosí umane e sincere provenissero dalla regina della morte, ma quando parlò lo fece con un tale orgoglio nella voce che la fece sentire parte di qualcosa di grande.
-Sai, i primi tempi all'F.B.I, quando ero solo un agente di poco conto e nemmeno avevo un mio ufficio, ho pensato tante volte di mollare, per i primi tempi non riuscivo ad avere amicizie o coltivare amori perché riuscivo solo a pensare, e se gli succedesse qualcosa? Non volevo affezionarmi alle persone e a quelle a cui ero già affezionato chiamavo ogni giorno dandogli mille avvertenze, ma poi ci si fa l'abitudine, capisci pian piano che quello che fai serve a rendere il mondo un posto migliore ed entri dentro al 100%. Il trucco è farsi coinvolgere ma non troppo, restare comunque esterno alla vicenda occupandotene come se fossi tu in prima persona a viverla, mentirei se ti dicessi che riesco sempre a restarne fuori, ma si fa quel che si può.
Usò tutta la sua razionalità per evitare di allungare il braccio e stringergli la mano, mai come prima si era sentita connessa a lui e il resto era completamente sparito, sentiva a malapena la voce degli altri due che parlavano a solo un vetro di distanza, ma un rumore forte la scosse brutalmente dai suoi pensieri facendola tornare in quella sala.
Dalla porta era entrato un altro uomo con una ventiquattro ore che in maniera poco aggraziata aveva sbattuto la porta dietro di se e nemmeno mezzo secondo dopo iniziò a sbraitare.
-Lei non può parlare con il mio cliente senza il mio permesso.
Lo sguardo dell'agente di colore era più infastidito che sorpreso, evidentemente era abituato a scene del genere e si limitò ad un cenno con la mano in mo'di resa.
-Era semplicemente una chiacchierata informale per passare il tempo, ho solo ricordato al suo cliente che un uomo innocente non ha bisogno di un avvocato.
-Le ricordo agente che il mio cliente è un uomo molto impegnato e non ha tempo da perdere, quindi faccia le sue domande oppure lo lasci andare.
Intanto l'uomo seduto era perfettamente calmo come se si stesse parlando del tempo e non della sua libertà.
-Posso trattenerlo per 48h, quindi si sieda e parliamo un po'.
L'interrogatorio durò svariate ore ma tutto quello che riuscirono a ricavare fu un alibi molto solido ma non era certo una sorpresa per nessuno perché chiunque con un minimo di buon senso avrebbe capito che se un uomo tanto potente uccideva qualcuno non era di certo lui ad impugnare l'arma.-Pensi sia colpevole?
-Andiamo Jack stiamo giocando di nuovo al gioco delle ipotesi? Lo sai che le odio perchè mi costringi a provare
Aveva parlato con un timbro quasi implorante, come se la stesse costringendo a fare una scelta ardua da cui dipendesse la sua vita e si sentiva abbastanza melodrammatica ma conosceva le sue pessime doti in fatto di congetture e non le piaceva tentare la sorte.
-Continuerò a chiederlo finchè non capirai che il tuo istinto è la parte più importante di te. È il nostro istinto che ci permette di compiere scelte decisive nella nostra vita.
Nonostante fossero parole serie le sembrarono quasi ironiche dette da lui e voleva controbattere ricordandogli che le loro scelte li avevano condotti a baciarsi per poi fingere che nulla fosse successo ma si limitò ad esaminarlo con fare scettico e a rispondere alla sua domanda iniziale.