Capitolo 8

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aveva già messo un piede fuori dal lotto quando sentì qualcosa tirarla violentemente indietro. l'urto era stato talmente forte da farle battere la testa e tutti i suoi sensi erano attutiti. Dopo qualche secondo sentì nuovamente il corpo sopra di lei e fu costretta a guardarlo per la prima volta davvero. voleva chiudere gli occhi, voleva dimenarsi, voleva fare tante cose ma erabloccata a terra quasi senza riuscire a respirare, sentiva solo il suono dell' uomo che armeggiava con la sua cintura.

ci mise molto più tempo del previsto a sfilarsi i pantaloni, forse a causa del misto di rabbia ed eccitazione che emanava il suo corpo. Non si era mai sentita così sporca, era nauseata da quello che stava accadendo. Era chino su di lei e le stava sussurrando qualcosa nell'orecchio ma non riusciva a capire una singola parola, quella situazione la stava facendo raggelare e cercò in ogni modo di estranearsi dalla situazione, come se non fosse lei a viverla.

chiuse gli occhi e per qualche secondo parve migliorare la situazione, finchè non sentì qualcosa di freddo e appuntito sul suo ventre. La lama premeva contro la sua carne, prima lentamente, in maniera quasi sopportabile e poi sempre più violentemente fino a diventare un dolore troppo forte per resistere dall'urlare.

-Urla quanto vuoi, non ti sentirà nessuno

Non stava urlando perchè la sentissero, sapeva che nessuno sarebbe arrivato. Urlava per se stessa, per cercare di espiare un po' del dolore che stava provando.

sentiva il suo sangue sgorgare via dal corpo e la ferita bruciare mentre il coltello usciva, ma paragonato al dolore di prima questo era nulla. Passarono pochi secondi e poi risentì la lama percorrere il suo corpo.

-No.. ti prego

un altra fitta di dolore lancnante, altro sangue che sgorgava via, e poi un altra ed un' altra ancora. Dopo quello che sembrò tempo infinito, finalmente il suo assalitore ripose il coltello nello sgabello vicino a lui. Se solo fosse riuscita a prenderlo... il suo corpo non riusciva a reagire, non riusciva a muoversi, ma la sua mente era ancora lucida e stava già elaborando un altro piano per liberarsi. Sarebbe morta, ma non senza combattere.

Tutti i suoi piani di fuga furono messi in secondo piano dal tocco dell'uomo sulla sua pelle, sentiva le sue mani scendere fino alla zip dei suoi pantaloni che stavano velocemente scivolando via. Ci volle poco ad elaborare cosa stesse per succedere e la sua fu una reazione tanto repentina e involontaria che persino lei si meravigliò. Si diede uno strattone all'indietro e riuscì a divincolarsi dalla presa dell' uomo anche se tutte le sue ferite ancora sanguinanti le impedirono qualsiasi altro movimento e non ci volle molto affinchè si ritrovasse nella stessa posizione di prima con lui che e stava sopra. Il coltello però era vicinoalla sua mano e solo allungandosi un po' sarebbe riuscita  a prenderlo, solo qualche centimetro... Crack, un dolore lancinante al polso la costrinse ad urlare. Vide la scarpa dell' uomo premerle con tutta la forza e sentì le lacrime annebbiarle la vista.

-Sei una ribelle, mi piace il tuo stile, ma sei troppo.. Debole.

con una mano le teneva i polsi sopra la testa e con l' altra trafficava con la sua biancheria,il dolore del polso, quello del ventre, il non riuscire a respirare con lui sopra erano semplicemente troppo e si costrinse a guardare il soffitto mentre lo sentiva dentro di lei. Ormai era inutile cercare di contenere le lacrime, scorrevano a fiotti dai suoi occhi e sentiva tutte le guance umide. Era così stanca, così nauseata. Si sentiva violata nel profondo ed ogni movimento che lui faceva non faceva altro che accrescere il suo mal'essere. Non le importava più di nulla, voleva solo che la finisse, che uscisse da lei e che la uccidesse.

Sembrarono ore quelli che forse erano solo minuti ma finalmente finì e si potè rivestire. Si ritrovò di nuovo appesa al soffito e il polso le continuava a far male, ma non era nulla rispetto a quello che provava dentro.

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