Capitolo 10

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Erano passate ormai due settimane trascorse tra budini immangiabili e film strappalacrime e  Jack non le aveva ancora detto che si stava per sposare.
Non voleva esser lei a dirglielo ma si aspettava quantomeno che glie ne avrebbe parlato lui in quei giorni e invece nulla, dato che lui evitava l'argomento aveva deciso di fare lo stesso anche lei per non rovinare quei momenti che passavano insieme, in fondo in quelle ultime settimane la maggior parte del tempo lo aveva passato con lei in ospedale ed anche ora che doveva tornare a casa non aveva voluto sentire obiezioni e la stava accompagnando a casa.
Sentì un miagolio familiare e appena aperta la porta si precipitò ad abbracciare il suo gatto.
Non si era resa conto quanto le mancasse la sua casa e la sua vita fino a quel momento.
-Tutto bene?
-si, mi é mancato questo posto
-Sei sicura di voler restare qui?
-Non mi farò stravolgere la vita, questa é casa mia e non ho intenzione di lasciarmi dominare dalla paura, grazie per avermi accompagnata, ora puoi andare.
-Andarmene? Non ti lascio qui sola la prima notte
-Sono grande abbastanza da poter restare sola a casa
-Hai ragione, forse sono io a non esser pronto a lasciarti sola
Non potè fare a meno di sorridere, era una cosa così carina e le aveva davvero scaldato il cuore, era così bello sapere che qualcuno si preoccupasse per lei ma non riusciva a dimenticare il suo matrimonio e colse l'occasione per metterlo davanti all'ennesima possibilitá di dirglielo.
-Se per la tua fidanzata non ci sono problemi puoi restare qui a dormire stanotte, mi fa piacere stare con te.
Colse nei suoi occhi un lampo strano, senso di colpa? Non sapeva dirlo con certezza, fatto sta che nemmeno quella volta le aveva detto nulla.
La serata trascorse in maniera molto tranquilla tra un bicchiere di vino, un film e del buon cibo ed ora finito il dessert stavano guardando i vecchi album fotografici che Haley custodiva gelosamente in casa.
-Da principessa? Davvero? Un po' classico come costume non trovi?
-Smettila di prendermi in giro! Tu da cosa ti vestivi? Fammi indovinare, da piccolo agente dell' F.B.I?
-Quasi, da pirata
-E poi dici che il mio costume è troppo classico? Davvero?
Il suo tono era falsamente offeso e scoppiarono in una risata complice interrotta dall'incrociarsi dei loro sguardi.
La profondità di quel contatto li fece zittire di colpo facendo rimanere un silenzio imbarazzato come tra due adolescenti al primo appuntamento.
-Grazie
-Mi hai giá ringraziato per averti riaccompagnata a casa, non ho fatto chissá cosa
-Non mi riferivo a quello, cioè non solo. Mi sei stato accanto tutto questo tempo ed anche quando ero rinchiusa lì senza saperlo sei stato tu a salvarmi, perché sapevo che se qualcuno mi avesse trovato saresti stato tu e poi sei comparso da quella porta e mi hai davvero salvato, non potrò mai ripagarti in nessun modo ma voglio che tu sappia che sei davvero importante per me
Istintivamente abbassò lo sguardo perchè aveva riversato troppe emozioni e non riusciva a mantenere il contatto visivo, lo rialzò soltanto quando sentì la sua pelle calda sfiorarle la guancia per metterle dietro l'orecchio una ciocca di capelli. Era un gesto così semplice ma così dolce che racchiudeva tutto il sentimento che c'era tra loro. Passarono secondi interminabili in cui i loro occhi si scrutarono a vicenda e poi, come se fosse la cosa più naturale al mondo, le loro labbra si toccarono.
Il suo cervello aveva completamente smesso di ragionare e tutto quello su cui riusciva a concentrarsi era quel bacio che era partito come un qualcosa d'innocuo, con l'innocenza di due bambini, per poi sfociare in qualcosa di molto più passionale e frenetico, reso tale dal desiderio di quel contatto fin troppo rimandato.
Sentiva le sue mani accarezzarle la schiena e non voleva essere in nessun altro posto se non tra le sue braccia ma all'improvviso un pensiero le tornò limpido alla mente e si staccò da lui come se fosse stata spinta via da una scossa elettrica.
Balzò in piedi lasciando l'altro seduto sul divano a guardarla con un misto di stupore e sconcerto.
-Che..?
-Non possiamo, è stato uno sbaglio, io.. mi spiace. Tu ti stai per sposare con un'altra e io mi sento così stupida ad illudermi è che sono così stanca e.. forse dovresti andare.
Snocciolava parole su parole e faceva fatica ad esprimersi, sentiva che tutti i suoi neuroni faticare a muoversi incapaci di comprendere il fatto che avesse seriamente allontanato da se Jack. Una parte di lei voleva tornare indietro e restare lì per sempre, tra il calore del suo abbraccio ma l'altra parte di lei, quella razionale, sapeva che stava commettendo un errore e che non fermandosi sarebbe entrata in un punto di non ritorno.
-Come fai a sapere del matrimonio?
Lo sguardo di lui era completamente concentrato su di lei e la faceva sentire in soggezione, sentì l'impulso di nascondersi da qualche parte e sentiva un briciolo di rabbia montarle dentro.
-Davvero? Questa è l'unica cosa che hai da dire? Me l'ha detto Michael, non voleva che io soffrissi.
Non voleva rivelare il fatto che fosse stato lui a dirglielo ma nella rabbia crescente del momento non riuscì a controllarsi. Lei stava male e tutto quello a cui lui riusciva a pensare era al suo stupido matrimonio e a come lei l'avesse scoperto.
-Perché non mi hai detto che lo sapevi?
-Aspettavo me lo dicessi tu, faceva già abbastanza male sapere che mentre io ero rinchiusa con un pazzo psicopatico tu chiedevi la mano alla tua fidanzata.
-Non è andata così! Glie l'ho chiesto la sera in cui mi avevi chiesto di aiutarti con il processo, quando stavi con Helia. Pensi davvero che riuscissi a pensare ad altro che te durante quei giorni?
Ormai non stavano più parlando ma urlando, il tono di lui quasi sempre pacato e gentile era aumentato di qualche tono, era..ferito?
Un'altra sensazione si stava facendo spazio dentro di lei, il senso di colpa, ma non era il momento per preoccuparsi di come lui potesse sentirsi per le sue parole, in quella stanza c'era spazio solo per quello che provava lei.
-Non lo so, non so nulla, non so nemmeno perchè stiamo qui a parlarne, è stato un errore, tutto qui, ti prego va via, ho bisogno di stare da sola.
Senza aspettare una risposta prese la bottiglia di vino e se ne andò in camera da letto chiudendo a chiave la porta, 5 minuti dopo sentì la porta di casa chiudersi e potè stendersi sul letto e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio.
Non era solita piangere, odiava farlo, ma tutta la tensione degli ultimi mesi si era accumulata fino a diventare un macigno insormontabile ed ora ci si era messo anche quel bacio, quel dannato bacio. Se si concentrava era sicura di riuscire a sentire ancora il contatto delle loro labbra e voleva correre da lui per riaverlo con se, ma non era suo, stava con un'altra e non poteva aspettare che fosse lui a pentirsene.
Per ogni bicchiere di vino che mandava giù sentiva ogni pensiero alleggerirsi fino a non sentire più nulla.
Al suo risveglio la testa le faceva troppo male per fare qualsiasi cosa ma suo malgrado si costrinse ad alzarsi dal letto per prendere un'aspirina.
Controllò velocemente il cellulare sul tavolo e vide solo pochi messaggi da alcuni suoi colleghi che le chiedevano come stesse ma nessuno da Jack.
Era troppo stanca per rispondere agli altri messaggi e tornò a letto dove finalmente poteva torturarsi mentalmente rivivendo più e più volte il bacio della scorsa notte.

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