Capitolo V

3.1K 64 14
                                    



"Cosa ci fai qui?" chiesi a Lara quando la vidi al suo posto in istituto.

"Paolone si è preso un insolazione per il troppo sole in vacanza provocandosi un ustione, e quindi siamo dovuti tornare indietro" mi disse scocciata.

"Immagino che sarai arrabbiata con lui" e risi. Mi lanciò uno sguardo di fuoco.

"Allevi, Proietti, avete finito di ridere?" era la Wally che con uno sguardo di fuoco era appena entrata nella sala dei specializzandi.

"Si, professoressa".

"Allevi, a che punto si trova con la catalogazione dei referti che le avevo assegnato a metà Agosto?"

"Ecco, dottoressa Boschi sono quasi arrivata alla fine, mi mancano solo tre anni"

"Bene, Allevi, allora si metta subito al lavoro" così se ne andò senza che potessi aggiungere altro. Io e Lara tirammo un sospiro di sollievo.

"Alice?"

"Chi c'è ancora?" dissi con voce scocciata. Girandomi vidi Arthur.

"Tu" mi lasciai scappare.

"Ero venuto per salutare mio padre, tra due giorni partirò per Parigi, così sono passato a trovarti".

"Va bè, è meglio che vi lascio soli" - disse Lara - "Ah, non ti dimenticare il lavoro per la Wally"- aggiunse prima di lasciarmi sola con Arthur.

Calò il silenzio tra noi due, non riuscivo a spezzare.

Fù lui a parlare per primo: "Hai deciso di rimanere a Roma?"

"Si" risposi con semplicità.

"Allora, a questo punto non mi resta che andarmene via".

"Arthur, io..."

"No, non dire niente, Alice, ho capito, hai scelto lui, io devo accettarlo".

Si avvicinò a me dandomi un leggero bacio.

"Sacrofan..." quella voce, l'avrei saputo riconoscere tra mille.

Era Claudio. Aveva visto il bacio di Arhur. I suoi occhi erano fiamme ardenti.

"Alice, c'è l'autopsia della donna trovata morta a Villa Borghese, ricordi?" disse con un tono seccato. Sapevo che era arrabbiato con me.

"E' colpa mia, l'ho fermata un attimo. Mi scusi" disse Arthur a Claudio.

"Allora, ciao Alice" mi disse con dolcezza.

"Ciao, Arthur" risposi con malinconia. Così, se ne andò, lasciandoci soli.

"Non è come pensi" per giustificarmi del mio gesto.

"Cosa?" mi chiese con tono vago.

"Sai benissimo, il bacio. Arthur mi stava dicendo che si trasferisce a Parigi".

"E tu cosa gli hai risposto?"  mi chiese lui seccato

"Ancora, non lo immagini Claudio?" Ero furibonda. E' possibile che non capiva che volevo stare con lui?

"Lascia perdere, andiamo, è meglio. " pensai amareggiata. Tra noi due, era sempre così. Un'infinità di incomprensioni.

Davanti a me c'era lei, la donna trovata a Villa Borghese. Il suo corpo steso sul freddo acciaio sembrava ancora più esile.  Claudio ha cominciato a esaminare esternamente il cadavere "La donna giace supina sul tavolo anatomico. Indossa una maglietta blu in cotone con un paio di jeans azzurri. Alle gambe indossa dei calzini di cotone bianchi e blu. Altezza 165 cm. Ipostasi di colore rosso violaceo in secondo stadio".

In seguito L'ESSERE PERFIDO ha eseguito la visita ginecologica per verificare che ci fosse stata violenza sessuale. Per fortuna, non ci sono segni di violenza da quel punto di vista. Alla fine dell'esame esterno, Claudio ha cominciato l'autopsia degli organi interni. 

Ormai quasi al termine,  sembrava che le supposizioni di CC al momento del ritrovamento erano esatte: morta per strangolamento.

Non riuscii a non prendere il volto e guardarla per capire chi fosse.

"Alice, Alice???" era l'ESSERE PERFIDO che mi osservava.

"Allevi, quante volte ti ho ripetuto che non puoi farti travolgere dai casi?" mi disse con tono acido

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Allevi, quante volte ti ho ripetuto che non puoi farti travolgere dai casi?" mi disse con tono acido.

"Certo, perché non lasciarsi coinvolgere è molto più semplice, vero?" risposi arrabbiata.

Eccomi, qui, a rispondere a lui davanti a tutti. Tra noi c'era tensione, qualcosa che altri non comprendevano.

"Allevi, fuori" mi disse infuriato.

"Claudio..." lo supplicai in lacrime

"Alice, ti ho detto che è meglio che vai via" alzando ancora la voce - "Vai via" - e così fù. Me ne andai lontano da lui. A casa. Perché amarlo mi provocava tutto questo dolore. Mi maledivo pensando che ero rimasta a Roma anche per lui.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ecco, un capitolo più lungo.

Spero che sia di vostro gradimento :)

Fatemi sapere come sempre.

Alla prossima. Grazie. 


L'allieva 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora