CAPITOLO IX

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"Posso?" dissi a Claudio aprendo la porta del suo studio. Lui era come al solito impegnato a leggere alcune carte di lavoro mentre tra le mani giocherellava con la sua pallina di tennis. Alzando gli occhi al cielo rispose: "Ormai, non mi sembra di poterti dire di no".

Rimanevo lì vicino alla porta indecisa se avanzare o no: "Quindi?" - mi chiese infastidito del mio silenzio - "Ti vuoi avvicinare o hai paura che il mostro ti possa fare del male?"

"No, no" così mi sedetti di fronte a lui. 

"Claudio vicino al corpo della vittima assassinata a Villa Borghese abbiamo trovato un ciondolo con la lettera S, vero?" chiesi con finta indifferenza.

"Sì" rispose CC continuando a guardare le sue carte.

"Ecco, il nome della vittima iniziava per S?"

"No, si chiamava Laura
, e dovresti saperlo anche tu, se ti fossi data la briga di consultare il fascicolo della vittima" mi disse guardandomi dritto negli occhi arrabbiato. Capendo che non era aria, lo salutai, ma lui mi fermò.

Facendo il giro della scrivania si fermò di fronte a me con le braccia conserte: "Posso sapere cosa ti sta passando per quel cervello contorto?". Abbassando lo sguardo risposi: "Nulla".

"Allevi, io adesso conterò fino a cinque

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"Allevi, io adesso conterò fino a cinque. Tu mi dirai la verità. Sai benissimo che so quando menti, e tu lo stai facendo da quando sei entrata dalla mia porta. Quindi, o mi dici la verità o non ti alzerai da quella sedia" disse con tono autoritario. I suoi occhi verdi erano fissi su di me. Stava aspettando che gli dicessi la verità. È possibile che quest'uomo aveva la capacità di conoscermi meglio di me stessa? Lo odiavo proprio per questo.

P.D.V Claudio

Mi stava mentendo. Da quando era entrata dal mio ufficio, non mi stava dicendo la verità. Troppe domande sul caso della donna trovata morta a Villa Borghese. Il nome della donna, la collana. Come se non sapesse adesso come si chiamava, quando eravamo insieme in sala autopsie quando avevo pronunciato il suo nome.

No, qui c'era qualcosa che la cara dottoressa Allevi mi stava cercando di nascondere. Ormai la conoscevo. E adesso, non l'avrei fatta alzare da questa sedia fino a quando non avrebbe parlato.

P.D.V Alice

Mi aveva chiamato per cognome. Non prometteva nulla di buono. Dovevo dirglielo? Se lo facevo si sarebbe arrabbiato ancora di più, se non lo facevo sarebbe esploso. Ecco, L'ESSERE PERFIDO cominciò a contare "UNO....UNO E MEZZO....DUE....." mentre lo diceva mi guardava con sguardo divertito e arrabbiato.

"TRE...TRE  E MEZZO....QUATTRO... Alice, ti ricordo che manca poco" mi intimò con voce bassa che faceva capire che ormai era giunto al limite della sopportazione.

P.D.V Claudio

Siamo arrivati a quattro. Se non mi diceva subito quello che stava combinando penso che tutto l'istituto avrebbe sentito le mie urla. Lo sguardo di Alice oltretutto era quello di una bambina che aveva combinato una marachella ma che non aveva il coraggio di dirlo ai suoi genitori.

Eh no, Alice, adesso mi avresti detto la verità. Stavo dicendo "CINQUE" quando sentì: "Sono andata stamattina in tribunale da Silvia ed ho incontrato Igor Morsi".

Lo sapevo, si era impicciata. Misi le mani sugli occhi. Non potevo crederci. L'aveva fatto ancora. Cosa dovevo fare con lei?


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Claudio si arrabbierà? Non si arrabbierà?

Chissà cosa accadrà adesso. Comunque Alice fa sempre tenerezza. Non lo pensate anche voi?

Lasciatemi un commento per capire se vi sta piacendo la storia

Ciao, alla prossima

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