Capitolo XV

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Fu in quell'istante che qualcuno tirò un pugno a Igor Morsi facendolo cadere per terra. Ero in piedi, spaventata, sotto la pioggia a capire cosa stesse accadendo. Era Claudio che mi si parò dinnanzi a me per difendermi.

"Stai bene?" mi chiese.

"Sì" risposi con voce rotta. Igor Morsi ripresosi dal colpo ricevuto si alzò in piedi, cercando di scappare via. Claudio cercò di fermarlo quando in suo aiuto venne anche una guardia dell'istituto. Riuscirono a bloccarlo. Io sentì in quel momento le gambe molli per la paura. Mi inginocchiai.

 Mi inginocchiai

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P.D.V Claudio

Ci eravamo riusciti. L'avevamo fermato per fortuna. Alla fine, Igor Morsi era stato bloccato. Venendomi incontro era arrivato anche una guardia che l'aveva bloccato insieme a me e messo le manette.

Per fortuna che ero tornato in istituto. Appena ho visto l'uomo insieme a Alice, non ci ho pensato due volte, e mi sono scaraventato contro di lui per liberarla. 

Roberto mi aveva avvertito che era un pazzo, ma non avrei mai immaginato che sarebbe venuto a cercare Alice per ucciderla con un coltello. Era un omicida. Ed era arrabbiato con le donne.

Era stato bravissimo ad ammaliare molti. In quel momento, mi resi conto che avevo perso di vista Alice. L'acqua battente non mi faceva vedere nulla. La vidi, finalmente, inginocchiata sulle scalinate dell'istituto. Aveva una maschera di terrore messa sul suo viso. 

Non avrei voluto vederla mai cosi. Sentii che dovevo andare da lei, per rassicurarla, proteggerla, dirle che ci sarei stato al suo fianco per farla ricominciare a stare bene.

P.D.V. Alice

"Alice, stai bene?" qualcuno mi disse intanto che io alzai lo sguardo. Era Claudio che si era inginocchiato dinnanzi a me. Eravamo faccia a faccia, i suoi occhi mi guardavano con preoccupazione. Non l'avevo mai visto così.

"Alice, ti ha fatto qualcosa? Ti porto in ospedale?" - mi chiese ancora - "Ti prego, parla" continuò. Fino a quel momento, mi ero trattenuta, ma adesso, non ci riuscivo più. Scoppiai a piangere, e lo abbracciai forte, intensamente.

"Ho avuto paura, ho avuto timore di morire" gli dissi singhiozzando. Lui in quel momento, mi abbracciò ancora più forte stringendomi a se, cominciando ad accarezzare i capelli dolcemente. Mi sentivo sicura adesso, a casa. Non volevo lasciare quell'abbraccio.

"Piccola sciocca, adesso comprendi perché desidero che rimani fuori dalle indagini della polizia?"

"Come mai sei qui, ti ho visto andare via" gli chiesi quando cominciai a riprendermi da quello che era accaduto.

"Ero andato via, ma poi accorgendomi che stava diluviando, e conoscendoti, ho pensato che non avevi portato sicuramente l'ombrello, che ti saresti bagnata tutta per andare a casa e così sono tornato per darti un passaggio" ammise sorridendo.

Fu in quel momento che scoppiai a piangere proteggendomi ancora una volta tra le sue braccia così calde.

"Grazie" - lo ripetei per ben tre volte. Lui asciugò le mie lacrime e guardandomi intensamente mi disse - "Andiamo a casa, hai bisogno di riposare, e fare una doccia calda per toglierti tutto questo freddo di dosso"

Nei suoi occhi c'era sicurezza e tranquillità. "Forza" così mi aiutò ad alzarmi. Salì sulla sua macchina, non accorgendomi della strada che stavo percorrendo. 

Solo quando notai che non era il portone di casa mia mi rivolsi a lui con uno sguardo interrogativo

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Solo quando notai che non era il portone di casa mia mi rivolsi a lui con uno sguardo interrogativo.

"È casa mia, qui potremmo stare più tranquilli" disse lui con calma. Per poi proseguire "E poi, una cena con me nel mio appartamento sarebbe stato un anticipo di regalo di compleanno, o no?" mi chiese sorridendo.

"Cosa?" avevo sentito bene? Una cena a casa di CC? Per il mio compleanno? L'aggressione a quel punto passò decisamente in secondo piano.

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E, adesso, cosa accadrà?

CC la invita a cena a casa sua ...... 

Alice sicuramente è una ragazza molto fortunata. 

Grazie a Claudio si è salvata. 

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