CAPITOLO XIV

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Passarono cinque minuti, poi dieci, poi quindici ma niente quando eccoli lì sbucare dall'ufficio di Claudio. Avvertì solo la voce di CC che le diceva "Mi raccomando".

L'ESSERE PERFIDO mi notò, non disse nulla, ma sorrise solo.

"Allora?"- chiese Paolone a Lara quando fece ritorno nella nostra aula - "Come mai Conforti ti ha voluto parlare?" Stranamente, sembrava vaga, come se stesse cercando qualche scusa.

"Nulla, Paolone, mi voleva per un chiarimento di un articolo che avevo scritto".

"Sei sicura?" le chiesi rodendomi dalla curiosità.

"Sei gelosa di Conforti, Alice?" mi chiese sorridendo maliziosamente. La guardai, avrei voluto rispondergli di sì, ma non lo feci.

"Be', non ti devi preoccupare, non è quello che pensi. Conforti aveva bisogno solo di un chiarimento" 

Annuii, ma qualcosa cominciava a frullare nella mia testa.

Per tutto il restante pomeriggio, Lara si comportò stranamente e come se non bastasse andò a casa prima del previsto. Io decisi di rimanere oltre il previsto per completare il lavoro della Wally dopo che il tecnico aveva sistemato il PC.

Sentii dei passi, era Claudio, uscito dal suo ufficio. Lo chiamai. Lui mi guardò stupito.

"Sacrofano che ci fai qui?"

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"Sacrofano che ci fai qui?"

"Stavo terminando il lavoro per la Boschi".

"Non c'è che dire, per questo lavoro, ti stai dando molto da fare" disse scherzosamente. Mi sentii punta dal vivo.

"Sappi che voglio dimostrare a tutti le mie capacità

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"Sappi che voglio dimostrare a tutti le mie capacità. Far vedere che non sempre sono la solita pasticciona, ma che posso fare bene" risposi piccata.

La faccia di Claudio divenne seria. Mi guardò intensamente prima che disse "Lo so, che sei brava. Devi solo convincere te stessa delle tua abilità. Io l'ho sempre saputo". Ecco rimasi senza parole, mi aveva sorpreso. È possibile che quest'uomo era un enigma per me?

"Ciao, Alice" dandomi una leggera carezza sulla guancia. Se ne stava andando, ma volli fermarlo.

"Cosa c'è ancora?" mi chiese stavolta scocciato.

"Perché hai convocato Lara da te?" gli chiesi con sincerità. Lo volevo sapere. Avevo un dubbio che volevo togliermi dalla mente.

"Perché lo vuoi sapere Alice?"-  mi chiese enigmatico - "Dimmi, se lo to dico, saresti meglio?" continuò lui.

"Sì" risposi

"Sei gelosa?" - si avvicinò a me - "Forza, Sacrofano. Dimmi la verità. Ti conosco. So benissimo che il tuo cervello ha cominciato a pensare da quando ho detto a Lara di seguirmi nel mio ufficio. Se solo sapessi la verità. Mi piace vederti rodere" disse con voce bassa e sensuale. Il suo profumo, il suo corpo, tutto mi stava facendo avvicinare a lui.

Una suoneria interruppe il momento. Era nonna Amalia. Claudio sospirando disse "Buonanotte, Alice, rispondi" cosi se ne andò, ed io sospirai insoddisfatta di qualcosa che non si era concluso.

"Nonna" risposi felice di sentirla e subito ripresi possesso delle mie emozioni.

"Bambina mia, come va?" 

"Bene, nonna"

" Mhh, non sono sicura, c'è qualcosa di strano nella tua voce". Ecco, come potevo dirle che stavo per essere baciata dall'ESSERE PERFIDO?

"Alice, ma domani festeggi il compleanno con il tuo bel dottorino?" mi chiese a bruciapelo.

"No, nonna, guarda che lui non pensa minimamente a me".

"Alice, Alice, ti ho già detto che devi cercare con il tuo cuore. Tu e il dottorino vi sareste incontrati comunque prima o poi. Quindi, nipotina mia, digli quello che provi per lui. Non avere paura" aggiunse.

"Ci vediamo domenica" e concluse la chiamata. Rimasi ferma un attimo a fissare un punto non preciso del pavimento per pensare a ciò che mi aveva detto. Come speravo che avesse ragione.

Guardando l'orologio, mi accorsi che erano quasi le 21:00. Che ci facevo ancora qui? Decisi di andare a casa. Aprendo le porte dell'istituto mi accorsi che stava diluviando. E adesso, come avrei fatto a prendere l'autobus per andare a casa? Mi sarei sicuramente bagnata tutta. Mi immaginavo domani con una bella bronchite il giorno del mio compleanno. Sospirai.

Armata di coraggio, decisi di andare comunque. Ero ormai giunta alla fine della scalinata quando sentì affermarmi per le spalle. Non capivo chi fosse, fino a quando girandomi non vidi Igor Morsi.

"È colpa tua, se la polizia è risalita a me" - mi disse con voce dura e occhi che sprizzavano odio -"Adesso, te la farò pagare" aveva un coltello tra le mani. I suoi occhi erano quelli di un pazzo.

"No mi lasci, la prego" lo supplicai

"No, tu hai rovinato la mia vita. Anche mia moglie mi ha rovinato la vita. Lo sai che voleva lasciarmi? Lo sai?" - mi disse ancora con voce sprezzante - "Aveva trovato un altro uomo. Le aveva persino regalato un ciondolo con la sua iniziale. Capisci, ma Laura non poteva andare via da me. No, lei era mia".

"Lei è pazzo. Nessuna persona è prigioniera di un'altra vita" gli gridai "Noooo" urlai ancora più forte.

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Alice è in pericolo, come riuscirà a salvarsi?

Chi l'aiuterà?

Leggete il prossimo capitolo per scoprirlo.

A presto!


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