Il tempo non passava mai con quel corpetto: le stringeva la vita e anche respirare era diventato faticoso, e secondo lei il rosa pallido della seta con cui era decorato non le donava per niente. Invece i capelli secondo lei le stavano abbastanza bene dopotutto, ma forse era solo perché era abituata con la solita coda fatta male, quindi qualsiasi altra cosa le sarebbe sembrata perfetta. Aveva ancora un'ora prima che la carrozza passasse a prenderla, quindi aveva deciso di spenderla cercando di capire cosa ci trovasse suo padre di così tanto bello nelle feste. Lei le odiava. Quelle per i ricchi erano troppo noiose e quando, da bambina, la invitavano a qualche compleanno lei veniva sempre lasciata in disparte perché ritenuta "troppo strana". Lei però non capiva cosa avesse di strano. Era come le altre bambine, magari con degli interessi un po'... differenti, ma comunque era anche lei un essere umano. Con dei sentimenti.
<<Ma cosa c'è di male nel voler sapere cosa mangia un camaleonte dell'Australia piuttosto che voler avere un bracciale con i diamanti?>>
Con quella frase si giocò l'infanzia. Per fortuna però due ragazzi le erano sempre rimasti vicino: Moblit e Erwin, il secondo di due anni più grande. Erwin era il figlio dell'insegnante che per qualche anno aveva dato lezioni private di matematica a Hanji, ed è proprio durante una di quelle lezioni che lei e Erwin si incontrarono. Diventarono amici quasi subito, forse anche perché nessuno dei due aveva una vita sociale così bella.In ogni caso Hanji passò un'ora buttata a pancia in su sul letto, piegando tutto il vestito rosa sbiadito, che secondo lei avevano lasciato troppo a mollo con la varecchina (fate finta che esistesse già). Poi a un certo punto qualcuno bussò alla porta, quindi Hanji, anche se di controvoglia, andò ad aprire.
<<Ciao Aiko, come mai sei qui?>>
Non aveva assolutamente voglia di vedere la sorella. Veramente avrebbe dato volentieri fuoco a chiunque le avesse rivolto la parola in quel momento, ma capì che diventare un' assassina non faceva parte dei suoi progetti per il futuro.
<<Devo dirti una cosa importante, posso entrare?>>
"No, ti prego non ancora monologhi"
<<Sì certo, siediti... Emh, rimani in piedi>>
Disse, dopo essersi accorta che tutte le sedie della stanza erano occupate dai suoi fogli per gli esperimenti. "Col cavolo che li sposto per te".
<<Cosa volevi dirmi?>>
Aiko guardò la sorella: non era abituata a vederla vestita elegante, non sembrava neanche lei.
<<Ecco, come posso dire?>>
"Hai presente quante cavolo di parole in quante cavolo di lingue esistono? Ecco, prendine un po' e fai una benedetta frase. Voglio dormire".
<<Ecco, hai presente quel ragazzo castano, occhi marroni e col cognome impronunciabile?>
<<No, altri indizi?>>
Aiko assume un' espressione diversa, come infastidita.
<<Quello con la faccia da cavallo>>
<<Ah, Jean! Quello che ti faceva la tira>>
Quel discorso secondo Hanji era un pochino fuori dalla sua portata. Se Aiko si fosse messa a chiederle consigli sull'amore lei non avrebbe sicuramente saputo rispondere. L'amore era l'unica cosa su cui non era preparata.
<<Sì, lui. Ecco, è da un po' che ci frequentiamo e ieri mi ha chiesto di sposarlo... E gli ho detto di sì>>
Hanji non sapeva che dire. Non sapeva se essere felice per sua sorella o essere triste per via del suo futuro cognato.
<<Wow Aiko, è una notizia bellissima! L'hai già detto a papà?>>
Disse con la voce più felice che aveva, anche se era evidentemente falsa.
Aiko scosse la testa e aggiunse che glielo avrebbe detto la sera stessa, alla festa di Pixis, e che lei era l'unica a saperlo. Hanji non ci credeva. Perché mai avrebbe dovuto dirlo a lei e non al suo adorato padre? Hanji sapeva che Aiko non la sopportava e che si vergognava di averla come sorella, per questo non poteva credere che lo avesse detto solo a lei. Quindi chiese spiegazioni.
<<Beh, l'ho detto a te perché tra qualche giorno ci sarà il matrimonio e, siccome tu non verrai, volevo che almeno lo sapessi prima degli altri>>.
Sì, ok che odiava le feste, ma invitarla le sarebbe costato tanto? Hanji avrebbe sicuramente rifiutato, ma almeno il pensiero da parte di Aiko. Probabilmente non l'aveva inviata per non vergognarsi di lei anche il giorno del suo matrimonio. Cosa aveva di sbagliato? Niente, erano gli altri a non capirla, erano gli altri a dover cambiare, non lei.Appena Aiko se ne fu andata Hanji tornò sul letto a pensare, ma dopo qualche minuto arrivò una cameriera ad avvisarla che la carrozza la stava aspettando. Maledì mentalmente l'inventore delle carrozze e uscì, trascinandosi dietro il lungo vestito sbiadito.
Cercò di non inciampare mentre scendeva la scalinata, ma camminare con quella gonna così lunga e cercando anche di imitare la camminata sicura e "regale" della sorella era una cosa impossibile. Non era portata per quelle cose. Lei fu l'ultima a salire e per poco non strappava il vestito, impigliatosi in una trave di legno della carrozza.
Quando furono tutti seduti Tatsumi e Aiko cominciarono a parlare del più e del meno, ma non come farebbero un padre e una figlia normali. Anche solo dover chiamare Padre il genitore ad Hanji dava sui nervi, eppure ci sarebbero state un sacco di ragazze più giovani di lei che avrebbero voluto tanto essere al suo posto, vestite con un abito rosa chiaro in una carrozza, dirette ad una festa nobiliare. Con un padre e una sorella che non le volevano e senza una madre. Da fuori è sempre tutto bello, perché la gente fa vedere solo la parte migliore di loro stessi, e così facendo inganna gli altri.
Hanji smise di ascoltare il discorso quasi subito e si mise a guardare fuori. Passanti e case sfilavano sotto i suoi occhi, creando un effetto quasi ipnotico. C'erano bambini che si rincorrevano urlando e donne che cercavano di farli smettere, uomini adulti che passeggiavano e altri più giovani che cercavano un lavoro. Ogni tanto si distingueva qualche musicista che si affrettava ad entrare a teatro, e ogni volta Hanji avrebbe voluto essere quel musicista.
"Loro fanno quello che gli piace e nessuno gli dice niente" pensava sempre.Dopo un po' la carrozza si fermò davanti ad un immenso palazzo con una gradinata imponente e maestosa. Quella era la residenza del Conte Pixis, che però non aveva niente da invidiare a quella degli Zoe.
<<Benvenuti signori>>
Li accolse il Conte non appena furono entrati.
<<Grazie per l'invito Pixis>>
Pixis e Tatsumi erano amici d'infanzia e Hanji, anche se non l'aveva mai ammesso ad alta voce, voleva molto più bene all'amico di famiglia che al padre. Questo perché Pixis l'aveva sempre difesa e sostenuta nella sua passione per la scienza, al contrario del padre che invece faceva di tutto per fargliela passare. Prima che Tatsumi sparisse tra la folla di invitati trascinando anche Pixis, quest'ultimo riuscì a dire qualcosa nell'orecchio ad Hanji.
<<Ci sono tanti altri invitati della tua età, tra cui anche qualche bel ragazzo. Divertiti...>>
"Sì. Contaci." In un attimo anche Aiko era sparita, lasciandola sola davanti ad una sala piena di gente. Lei che in qualche secondo avrebbe potuto escogitare un modo per andarsene rimase ferma. Forse gli altri avevano ragione: doveva essere più femminile.
Forse.Ciaooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
Ecco il secondo capitolo. OMG, sono solo le 10:30 di sera! Di solito aggiorno alle due di mattina.
Fangirls never sleep.
Comunque... niente, fine del capitolo e tanti saluti. Ci si vede nel prossimo capitolo.
Sayonara~
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La Scienza dell'Amore -Levihan
FanfictionAmbientata nella seconda metà del settecento, questa è la prima levihan che scrivo (Cioè, in realtà no, ma è la prima che pubblico). Comunque... Hanji è la figlia di un ricco conte viennese con cui però non ha un bel rapporto. Levi invece non c'en...