Capitolo 5

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Per le successive due settimane non si parlò d'altro se non dell' uccisione del conte Zoe e della figlia minore. I giornali ogni giorno descrivevano la scena in modo sempre più approfondito, probabilmente perché all'inizio avevano paura che i killer facessero parte di un clan, e che quindi avrebbero potuto ucciderli se qualcuno avesse scritto qualcosa di troppo. Non successe nulla, quindi si vendevano copie su copie, e gli articoli erano pieni di fatti inventati e di interviste falsate.

Che c'era di così complicato da spiegare?! Non c'era stato neanche bisogno di investigare visto che l' ultimo ragazzo che era rimasto era stato catturato subito.

Si era scoperto che Eren, Armin (il ragazzo biondo) e Mikasa erano amici stretti di Jean, che non si dava pace per la morte di quella che sarebbe dovuta essere sua moglie. A Hanji non interessava molto, ma in fondo un po' le dispiaceva che quel ragazzo soffrisse così tanto, quindi gli diede il permesso di prendere alcune delle cose di Aiko, come ricordo, sperando che potessero, almeno un po', rallegrarlo. 

<<È sicura contessa?>>
<<Sì ti ho detto, tanto io non me ne faccio niente>>
<<Ma non sei triste?>> "No"
<<Si...>> gli rispose, mentre apriva la porta della camera di Aiko. Aveva cercato di fare la voce più vera che avesse potuto, ma si sentiva che non diceva la verità. Non poteva certo dire quello che pensava veramente su Aiko a Jean, ci sarebbe rimasto troppo male.
<<Ecco, prendi quello che vuoi>> disse per cambiare discorso. Jean entrò nella stanza e si guardò un po' attorno, quindi chiese gentilmente ad Hanji se potesse lascialo da solo per un po'. Doveva pensare. Ovviamente Hanji se ne andò in un'altra stanza e, proprio mentre stava per entrare nel laboratorio, si ricordò degli altri quattro ospiti che aveva in salotto.

Tornò di malavoglia al piano di sotto e si sedette su una poltrona vicino a quelle dov'erano seduti Mikasa, Eren e Armin, mentre Erwin era in piedi. Ultimamente non la lasciava sola un attimo, forse aveva paura che potesse fare qualcosa di stupido, ma Hanji non era certo il tipo da cadere in depressione per qualche morte. "Tutti devono morire prima o poi, è normale, perché farne  un dramma?" Pensava quando la gente le chiedeva come si sentisse adesso che era sola.

Giusto, sola. Aveva sempre saputo di non avere molti amici ma non le aveva mai dato problemi questa sua "riservatezza", o almeno non così tanti. Qualche tirata di capelli o qualche pungno ogni tanto non significavano niente, tra compagni di scuola succede...
Sapeva benissimo che non era vero, che non succede normalmente, ma poi ripensava a quello che diceva la gente su di lei: che non era normale. E perché una ragazza diversa dovrebbe avere lo stesso trattamento di una normale?
<<Ci dispiace tanto...>>
Disse Armin quasi sussurrando 
<<Se lo dici così sembra che sia colpa vostra>> non aveva voglia di parlare, ma non poteva neanche mandarli via.
Sarebbe stata maleducata, e non ci teneva a farsi altri nemici.
<<Quindi.... sai almeno perché hanno sparato?>> Hanji ripensó a quello che aveva detto Levi prima di uccidere suo padre, "pensaci prima di uccidere gente innocente" <<No, però può essere che fosse una resa dei conti, magri...>> si interruppe. Magari suo padre aveva fatto qualcosa di male, da giovane. Non poteva dirlo, anche perché era una semplicissima teoria campata per aria. <<Il tizio che li ha uccisi non ha detto niente?>> <<Ha detto che non avevamo niente da sapere, quindi no.>> ci fu una breve pausa, interrotta da Eren <<Quindi non l'hanno ancora ucciso?>> disse, mezzo deluso. <<Credo che aspetteranno prima di farlo. Se si venisse a sapere che in una città come Vienna i soldati sparano alle persone prima di fare loro un processo verrebbe fuori un casino gigantesco>> (ahaha, gigantesco. Che ridere) rispose Hanji, guardando fuori dalla finestra. Mikasa, Armin e Eren si scambiarono un'occhiata stupita: da quando le donne nobili usavano termini come "casino"?

Erwin, notando questo stupore nei ragazzi mimò con le labbra "È fatta così, lasciate stare", per poi aggiungere anche un sorriso.
<<Guardate che potete anche parlare, lo so quello che state pensando. E comunque non mi offendo>> disse Hanji, sempre guardando fuori con aria svogliata. Ci fu un lungo silenzio imbarazzante per tutti tranne che per Hanji, persa a pensare chissà cosa. Armin stava per dire qualcosa per sciogliere l'atmosfera quando si sentí la porta cigolare, e Jean entrare con lo sguardo fisso a terra. <<Grazie ancora contessa>> lei si doveva ancora abituare a quel nome, quindi fu costretta a guardare il ragazzo in faccia. <<Di niente, cosa hai preso?>> Jean mostrò una foto incorniciata e una catenina legata su quest'ultima. <<Aiko ci teneva un sacco a questa collana..>> aggiunse il ragazzo, ricordando i bei momenti passati con Aiko. <<Ah davvero? non lo sapevo...>> rispose Hanji senza neanche accorgersene.

I tre amici si guardarono una seconda volta, stavolta con un'espressione davvero stranita. Ci pensò di nuovo Erwin. <<Non fate caso a quello che dice, è molto stanca per il trauma e...>> <<Hai ragione, è meglio che togliamo il disturbo>> si affrettò a dire Mikasa. Erwin guardò Hanji, poi accompagnanò gli ospiti alla porta. Li salutò cordialmente e tornò dentro.

<<Erwin, non sono stanca>> <<Lo so, ma mi serviva una scusa buona per giustificare la tua risposta e per mandarli via>> questa volta lo sguardo stranito lo ebbe Hanji. Erwin le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle, quindi la guardò negli occhi. <<Adesso tu sei la contessa Zoe, l'hai capito?>> <<Beh... sì?>> <<Per questo discorsi sulla famiglia, sugli amici e cose del genere non devi più farli, se vuoi essere presa almeno un po' sul serio>> <<Non parlerei mai di quello se nessuno me lo chiedesse>> Erwin strinse la presa sulle spalle della donna, che lo guardava aspettando che parlasse <<E allora devi mentire, non puoi dire la verità e lo sai...>> Hanji abbassò la testa, non era niente di nuovo in fondo. Solo un'altra persona che le chiedeva di recitare un ruolo che non le apparteneva.

<<Sono una contessa adesso...>> cominciò <<nessuno può dirmi cosa fare>>. Alzò la testa e sorrise, mentre Erwin si preparava al peggio.

CIAOOO,
Buon San Valentino in ritardo. Mi sono accorta che non riesco a rispettare i 4 giorni (perché finisco prima), quindi aggiorno quando voglio. Fine.
Ah, la copertina del capitolo non avevo voglia di ritagliarla, quindi va bene così.

La Scienza dell'Amore -LevihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora