Hanji si svegliò alle 4 di mattina, anche se non aveva mai veramente preso sonno. Si alzò dal letto e si infilò la prima cosa che le capitò sotto mano, quindi corse all'ingresso e socchiuse il portone. Quello che aveva fatto quella notte non era un semplice sogno, se lo sentiva. Infatti appena aprì la porta si trovò l'ingresso pieno di neve. Fortuna che non aveva la cameriera. Era tutto bianco, dagli alberi alle case, dalle carrozze alle cassette della posta, e la luce ancora tersa del mattino si rifletteva sul manto bianco creava un effetto quasi magico.
Tutto molto bello se non si ha la porta di casa bloccata. Hanji cercò di chiudere il portone ma la neve la bloccava, quindi decise di cercare di uscire e togliere la neve da fuori. Appena mise una gamba fuori però si ricordò di avere addosso solo una camicia che una volta era di suo padre, quindi andò a prendersi un cappotto, ma non si mise un vestito: l'avrebbe solo intralciata.
Quando fu pronta si fece largo tra la neve e riuscì a oltrepassare la barriera naturale che si era creata, ma scivolò e cadde con le ginocchia sulla pavimentazione ghiacciata del portico. All'inizio pensava di essersi rotta una gamba da quanto le faceva male, ma poi, quando riuscì ad alzarsi in piedi e a scendere gli scalini, capì che non era niente di grave. Però cavolo, faceva male. "Ma che bel modo di iniziare il giorno più brutto dell'anno" pensò Hanji, mentre malediceva il creatore della neve e del ghiaccio.<<Buon Natale Contessa!>> ogni singola persona che aveva incontrato per strada l'aveva salutata così, ma solo fino a che non uscì dai quartieri periferici. In centro a Vienna la ignoravano tutti. "Meglio così..." pensò, mentre entrava nel negozio di Arthur, il fabbro più famoso della città. <<Buon giorno signorina, come posso aiutarla?>> chiese l'uomo, senza alzare gli occhi da un paio di pinzette metalliche con cui stava facendo chissà cosa. <<Mi serve una pala>> rispose Hanji, guardandosi attorno. Arthur alzò finalmente gli occhi e riconobbe in quella donna la Contessa Zoe, quindi rimase piuttosto sorpreso. <<Una pala?>> chiese, senza pensare alle conseguenze <<Sì, una pala, una di quelle cose per togliere la neve, ha presente?!>> chiese ironicamente e scocciatamente Hanji. <<E cosa deve farci con una pala, Contessa, se posso chiedere?>> <<Secondo lei cosa ci devo fare con una pala?! Me la mangio? La pianto in giardino al posto delle rose? Ci pulisco la casa?>> "fortuna che poi sono io quella con le rotelle fuori posto" pensò Hanji quando finalmente ebbe la pala in mano. Diede i soldi al commerciante e uscì, ma mentre varcava la porta ebbe la sensazione che il fabbro stesse ancora pensando a cosa ci potesse fare una Contessa con una pala.
Hanji per tornare a casa decise di fare la strada più lunga e, tralasciando il fatto che la gente si fermasse a guardare lei e la sua pala, fu una passeggiata piuttosto rilassante. Ormai erano le 8 e i bambini erano già in strada a giocare, per la felicità dei viaggiatori che erano continuamente costretti a fermare la carrozza per urlare dietro ai bambini di levarsi dalla strada. Vienna in inverno era la città più visitata d'Austria, gente da tutto il mondo andava lì solo per assistere a uno dei concerti di Beethoven o di Mozart, per fare un giro nelle botteghe, o semplicemente per provare l'ebbrezza di passeggiare nella strada principale. Hanji aveva già provato tutte queste cose, e tutte la annoiavano. <<Non apprezza la sinfonia, signorina?>> <<Preferisco Mozart>> aveva risposto ad un altro ospite, al concerto di Beethoven. In realtà la musica classica la annoiava parecchio, poteva starci come accompagnamento, ma andare a sentire due ore continue di scale, di violini e pianoforti, per lei era una cosa sia impossibile che inutile.
<<Buon Natale Contessa Zoe!>> la voce le sembrava familiare, quindi si girò per vedere chi le avesse fatto gli auguri. <<Auguri anche a te, Jean!>> il ragazzo aveva cominciato a riprendersi, ma la morte di Aiko per lui era stata un gravissimo colpo al cuore. Hanji lo sapeva, quindi con lui cercava di essere il più gentile e il più "Contessa normale" possibile. Ma "normale" e "Hanji" sono due parole che non possono essere usate nella stessa frase. <<Vieni questa sera da Erwin?>> le chiese il ragazzo. Hanji alzò gli occhi al cielo <<Che vuoi farci, mi tocca>> rispose sorridendo. Stavano per tornare ognuno sulla propria strada quando la donna posò gli occhi sui famosi portici di Vienna. <<Ah, Jean, se vedi un uomo basso, capelli neri e con lo sguardo incazzato... cioè, con lo sguardo accigliato... dimmelo, ok?>> <<Emh... ok>> rispose titubante il ragazzo. "A volte è proprio strana" pensò Jean, mentre si avviava verso casa.
Hanji voleva saperlo. Sapere come mai Levi si fosse fatto riconoscere, e anche chi stesse aspettando quella mattina. Certo, l' unico modo per scoprirlo era chiederglielo, ma si dia il caso che Levi quando serve non ci sia mai, e quando non serve te lo ritrovi ovunque. Anche vicino a un albero intento a scrivere una lettera da spedire con un francobollo di dubbia provenienza. Appena lo vide a Hanji venne un colpo. Che doveva fare? Non poteva certo corrergli incontro urlando, perché si sarebbe fatta notare da tutti (come se non fosse abbastanza strano vedere una donna il giorno di Natale andare in giro per Vienna con una pala in mano), quindi doveva avvicinarsi senza essere notata.
Cominciò a camminare nella direzione dell'uomo cercando di nascondere l'attrezzo da giardino che teneva in mano, ma poi si accorse che faceva solo peggio e, con nonchalance, lo buttò dietro all'albero sul quale era appoggiato Levi. <<Buon Natale>> gli disse, appena arrivata. Levi alzò gli occhi dal foglio e, con stupore (ma anche con una certa scocciatura), le rispose. <<Che cazzo vuoi ancora?>> <<Fortuna che a Natale si è tutti più buoni... cosa scrivi?>> gli chiese, ricordandosi della lettera. Hanji posò lo sguardo sulla busta bianca e un po' sporca che Levi aveva in mano, e si accorse che sotto c'era un altro foglio, già scritto. Caro Levi furono le uniche parole che riuscì a leggere, prima che il ragazzo rimettesse tutto nella busta di carta. Nel farlo però Hanji lo bloccò, facendogli scivolare tutto, che cadde nella neve.
<<Scusa non volevo, raccolgo subito!>> disse la donna, che era già china sulla neve. <<Non importa, faccio io>> e si chinò anche Levi, affrettandosi a raccogliere tutto prima che potesse farlo la donna, che ormai aveva già tra le mani sia la lettera già scritta, sia quella che stava scrivendo Levi. <<Dammi!>> <<Aspetta...>> rispose Hanji, girandosi dalla parte opposta.
Le uniche parole scritte sul foglio erano: Cara mamma, e tutt'intorno c'erano dei segni di inchiostro, messi lì per coprire alcuni errori. <<Scrivi una lettera per tua mamma?>> gli chiese, ma Levi le strappò il foglio dalla mano <<Sparisci!>> le ordinò Levi, senza rispondere. E così a Hanji venne un dubbio. <<Levi... ma tu sai leggere e scrivere?>> il ragazzo non rispose <<Ho capito... ma se vuoi posso insegnartelo io!>> aggiunse, tutta contenta <<Però se io ti insegno a leggere tu mi devi insegnare a combattere come fai tu!>> continuò la donna <<ok, ma se non hai neanche un'arma...>> rispose Levi, sospirando. <<Però io ho questa!>> urlò Hanji, prendendo la pala da dietro l'albero e cominciando a scuoterla.
E il destino volle che in quel momento passasse per di là il fabbro, che, vedendo la scena, si chiarì tutti i suoi dubbi.
<<Ecco a cosa le serviva la pala!>>Ciaooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo.
E niente, è mezzanotte e venti e cavolo domani devo alzarmi presto. Vabbe amen ciao.
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La Scienza dell'Amore -Levihan
FanficAmbientata nella seconda metà del settecento, questa è la prima levihan che scrivo (Cioè, in realtà no, ma è la prima che pubblico). Comunque... Hanji è la figlia di un ricco conte viennese con cui però non ha un bel rapporto. Levi invece non c'en...