Capitolo 24

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Arrivarono in hotel verso tarda sera, il resto del giorno l'avevano passato a girare a vuoto per il centro, sempre con la sensazione che qualcosa stesse per succedere.

Avevano trovato una piccola pensione, molto modesta e perfetta per gli stili di vita di Hanji, ma non per quelli di Levi. Inutile dirlo, era sporco, e Levi fu portato dentro di peso da Erwin, che negli ultimi tempi aveva sempre fatto la parte del gorilla, che dopotutto gli si addiceva 

Dovettero quasi incatenarlo al letto per evitare di vederlo sgusciar via per tornare a casa, ma tutto sommato la notte passò tranquilla, tra il russare di Erwin abbracciato a un cuscino e Hanji che era il cuscino.

La mattina seguente erano tutti abbastanza riposati da poter permettersi quella che sarebbe dovuta essere una breve passeggiata, ma che si rivelò essere 5 ore di cammino senza una meta precisa, tanto per il gusto di camminare per una città sconosciuta.

Lì Hanji non conosceva nessuno. Non la fermavano per strada per salutarla, non la chiamavano Contessa, non la guardavano neanche a dire il vero. Quella non era Vienna, non era la sua città, e si sentiva sollevata al pensiero di non doversi preoccupare di nulla: ogni paese aveva i suoi problemi, e se quello non era il suo, i problemi non la riguardavano. Poteva stare tranquilla almeno per un po', godersi una vacanza, che poi era una fuga, e non avere pensieri.

Avrebbe potuto farlo, ma non lo fece, il pensiero di star scappando da qualcuno la assillava. Non aveva mai usato il termine fuga prima, non voleva ammetterlo, ma si era arresa dal mentire anche a sé stessa.

Da quando avevano ricevuto la lettera Hanji non pensava ad altro che ad un'assassina che l'avrebbe uccisa mentre andava a lavoro, o sotto casa, o prima di salire sulla carrozza, non era importante. Sarebbe morta in ogni caso, e ogni volta che ci pensava le si inumidivano gli occhi. Perché? Anche i filosofi lo dicevano, la morte libera, non si deve essere spaventati da essa, quindi perché era così attaccata a una vita che le era sempre stata ostile?

Forse era proprio questo il motivo, la vita non le aveva mai sorriso. Non aveva mai potuto fare quello che avrebbe voluto, doveva sottostare a regole inutili e sforzarsi di essere qualcun altro per essere accettata dalla società, niente altro.

Forse era per questo che voleva rimanere viva, voleva dimostrare alla vita che si, lei ci sapeva fare, ma non poteva competere con Hanji Zoe. Avrebbe trovato il modo per poter vivere la vita che voleva lei, non quella di qualche altro, avrebbe superato la prova che la vita le aveva messo davanti. Tuttavia, nessuna di queste cose le venne in mente, e si limitò a ripensare a quello che aveva detto a Levi, quella volta che stava per prendere la strada sbagliata. Avrebbe trovato anche lei un motivo per vivere, e ci sarebbe arrivata, prima o poi.

Levi ed Erwin invece non pensavano a niente. Camminavano in silenzio, Erwin ogni tanto scambiava una parola con Hanji, un commento su un vestito o su qualche passante, e poi la lasciava tornare ai suoi pensieri. Non è che lui non fosse spaventato, anzi, forse lo era più di tutti, ma semplicemente aveva scelto di non pensarci di giorno, e così sacrificava le notti. Abbracciava Hanji, quando era ora di dormire, per proteggerla.

<<Che avete? Sembrate ipnotizzati>>
Hanji guardò Levi. Non aveva detto una parola da quando avevano lasciato la pensione, cosa abbastanza normale per lui, ma che in quella circostanza servì solo a sottolineare come lei ed Erwin fossero stati a loro volta in silenzio per quasi tutto il tempo. Hanji sospirò.

<<Sarà l'aria nuova... ci sono un sacco di cose da vedere qui>> si guardò attorno, o meglio, scosse la testa a destra e a sinistra per far credere di star rimirando il paesaggio.
<<Eppure non hai visto niente>> 

Lo guardarono male entrambi. Levi era  capace di dire cose così profonde? No, forse non se n'era nemmeno accorto, doveva essere stato un caso. Ma chissà cosa voleva dire, allora.

<<Levi che ti prende? Sei malato?>> Hanji appoggiò una mano sulla fronte di lui, che odiava il contatto fisico, e  glielo fece notare prendendole il polso e stringendoglielo con forza, fino a farla urlare di dolore.

Era proprio necessario farsi notare in ogni città dove andavano?

Beh, era impossibile non notare Hanji, e non solo per il suo insolito stile.

Se fino a quel momento era stata in silenzio a preoccuparsi per un assassino che era sulle sue, e forse sulle loro tracce, da quando Levi le prese il polso Hanji ricominciò con i suoi discorsi strambi e detti con un tono di voce decisamente troppo alto.

Levi fu contento di questo, anche lui era preoccupato e non sentire gli schiamazzi di Hanji lo faceva preoccupare ancora di più, quindi quello per lui fu un piccolo ritorno alla normalità.

In ogni caso, Hanji aveva scelto di parlare di poesia. Era raro che scegliesse argomenti del genere, e quando capitava Levi non sapeva se essere felice o triste, o meglio, se rilassarsi e godersi un po' di cultura, o se sentirsi in imbarazzo per non conoscere niente di quello che parlava la donna.

Certo, aveva imparato a leggere e scrivere, ma di letteratura non sapeva niente. Gli sarebbe anche piaciuto imparare, ma non sapeva come chiedere a Hanji di insegnarli quello che sapeva. Il problema era che anche Erwin era molto preparato in materia, essendo figlio di un professore, e lui si sentiva l'unico ignorante del gruppo.

Non solo si sentiva, lo era proprio.

In ogni caso, il tempo passò in fretta.
Hanji nominò una poesia di cui non ricordava il nome, ma che Levi già conosceva. Parlava di una ragazza il cui unico scopo era seguire gli ordini di qualcun altro e che, rendendosi conto di essere solo una marionetta, decise di tagliare i fili e si suicidò.

Chi gliel'aveva raccontata? Petra forse, anzi, sicuramente Petra. Lei era l'unica che conosceva queste cose, anche se nemmeno Furlan era così ignorante. Isabel invece era al livello di Levi prima di incontrare Hanji, non aveva mai avuto un'istruzione, cosa molto comune per le ragazze in particolare.

In ogni caso, la poesia in sè non gli piaceva, preferiva il significato alla forma scritta. Lui conosceva qualcuno che era una marionetta? No... o almeno non gli sembrava. Non conosceva molta gente, quindi non doveva neanche pensarci troppo su.

Lui era una marionetta? No, non aveva nessuno che avrebbe potuto far muovere i suoi fili.

Ma allora perchè gli sembrava così familiare?

Ciaoooooo
Sto aggiornando, non ci credo neanche io.  Ma prima che cominciate a insultarmi, ho dei buoni motivi per essere sparita per tutto questo tempo:
1- la mia connessione è stata interrotta per qualche settimana perché Fastweb doveva fare dei lavori.
2- Sono arrivati i miei parenti da Seattle e quindi DoVeVo stare con loro.
3- Mio fratello ha preso il coronavirus
4- Ho installato Mystic Messanger
5- Ho fatto (e sto facendo) avanti e indietro per gli ospedali per fare i tamponi perchè è possibile che mio fratello mi abbia contagiata
6- Ho cominciato un'altra storia che è ancora nelle bozze per il momento.
7- Ho finito Bungou Stray Dogs e ho visto anche Dead Apple
8- Questo ha portato a ore e ore spese su Pinterest a guardare immagini di Chuuya, Akutagawa e Dazai.

Capitemi.

Comunque credo che aggiornerò più spesso... credo.

Bye :D

La Scienza dell'Amore -LevihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora