Capitolo 16

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<<Se gli amici si pestano allora sì>> quanto odiava Levi le risposte del genere. Cioè. Dicendo così sembrava che la donna stesse dando a lui la colpa di averglielo fatto ricordare, cosa che era vera, ma non l'aveva certo fatto apposta. E poi gli ricordava quando fossero fragili le persone quando si parlava di cose che avrebbero voluto dimenticare. <<Ma le hanno prese anche loro...>> aggiunse poco dopo Hanji, vedendo che l'atmosfera non era più tanto piacevole. "Tsk, che idiota, come fa a pensare che io le creda?"
<<Comunque... siccome voglio essere preparata per la prossima volta che dovrò difendermi, è meglio cominciare subito con l'allenamento, capito Levi?>>
Disse, appoggiando il bicchiere e andando a prendere un cappotto per lei e uno per Levi, evidentemente troppo grande. Hanji, quando lo notò, sorrise ma evitò di farlo vedere, in quanto non aveva voglia di vendette da parte di Levi. <<Vieni anche tu, Erwin?>> chiese la donna all'amico, che sembrò pensarci un attimo, ma poi rispose che sì, sarebbe venuto, ma solo per controllare che Hanji non facesse qualche cazzata. Saggio l'individuo.

La donna aspettò che Levi trovasse un modo per nascondere il coltello, mentre Erwin si chiedeva come fossero arrivati a quel punto.
<<Ho fatto>> annunciò l'uomo, avvicinandosi alla porta d'ingresso che Hanji teneva aperta.
<<Quindi... dove andiamo?>> chiese Erwin, una volta che furono tutti in strada. Già, dovevano trovare un posto in cui nessuno avrebbe potuto vederli. Hanji sembrò cadere dalle nuvole, e Levi si chiede se la donna non si fosse drogata prima di uscire, poi pensò che se non aveva neanche pensato a un posto sicuro non avrebbe di certo potuto trovare abbastanza spazio per coltivare della cannabis. Evidentemente non sapeva ancora quanto potesse essere intelligente la donna.
<<Io conosco un posto dove non ci troverebbe mai nessuno, ma non so se...>> disse Levi, guardando la donna, e in particolare il suo vestito azzurro e bianco.
<<Se cosa?>> chiese accigliata Hanji, che era stufa di sentirsi ripetere che siccome era una ragazza allora certe cose erano troppo faticose per lei.
<<Non so se con il tuo vestito tu possa riuscire a raggiungerlo>> spiegò Levi, capendo di essere stato frainteso. Hanji sembrò sollevata dalla risposta dell'uomo, e cominciò a camminare verso di lui senza dare nessuna spiegazione.

Si fermò quando furono a pochi centimetri, e indicò la giacca dell'uomo.
<<Se mi dai il coltello posso risolvere subito il problema del vestito>> Sussurrò per non farsi sentire. "Sì, è proprio fatta" pensò Levi, mentre scuoteva la testa.
<<Non credi che sarebbe strano vedere una Contessa camminare per strada con mezza gonna tagliata?>> <<Credo che sia ancora più strano vedere un tizio che si dava per morto girare per strada, dammi il coltello e basta>> rispose la donna, che si stava arrabbiando. "Ah no, forse non è drogata, ha il ciclo" pensò Levi, mentre prendeva il coltello dalla tasca interna della giacca.

In tanto Erwin li guardava come se fossero stati alieni, e non tanto perché Hanji stava dando ordini a un assassino, ma perché l'assassino ubbidiva. Levi aveva la testa dura, lo aveva capito dopo alcune discussioni che avevano fatto insieme, e non capiva come mai stesse facendo quello che voleva Hanji, senza discutere neanche. "Avrà fumato qualcosa" pensò, proprio mentre la donna prendeva per mano Levi. "E non lui da solo".
Hanji mollò lo mollò quasi subito, e si ritrovò un coltello nella mano. <<Carino il metodo>> commentò Erwin, che cominciò a chiedersi come mai gli stesse venendo voglia di comprare anche lui un coltello e passarlo di nascosto a Hanji.
<<Lo so, l'ho letto in un libro, "Un uomo e mezzo", di quello scrittore che di nome faceva Marco ma di cui adesso non ricordo il cognome, l'hai letto?>>
Chiese a Levi, che la guardò malissimo. Cioè, peggio del solito.
<<Ah si scusa, è vero, devo ancora insegnarti>> disse Hanji, guardando il pavimento.
<<Beh, andiamo>> disse poi, tranciando di colpo la parte inferiore del suo vestito, che cadde nella neve, inzuppandosi.
Continuò fino a quando non fu di una lunghezza accettabile, fregandosene che fosse inverno inoltrato. Levi guidò i due amici, cioè, i due compagni fino a fuori dalla città, quindi si diresse verso una radura dietro alla quale c'era una foresta di alberi altissimi.
<<Siamo arrivati?>> chiese Erwin, guardando il "panorama"
davanti a sé.
<<No, quasi>> rispose Levi, allontanandosi dalla strada che stavano percorrendo, e andando verso la foresta. Appena fece un passo però sprofondò nella neve fino al ginocchio.
<<Fanculo>> imprecò, sia contro la neve che contro Erwin, che lo stava sollevando per evitare che si bagnasse anche le ossa. E Hanji intanto si era quasi buttata per terra dalle risate, facendo incazzare ancora di più Levi.
<<Ma lo sai che sei leggero?>> disse Erwin, ridendo mentre lo metteva giù.
<<Ma lo sai che siete morti?>> disse lui, saltando addosso all'uomo, che cadde nella neve. In men che non si dica si aggiunse anche Hanji alla mischia, non per difendere Erwin, ma per colpire entrambi con la neve. In poco tempofurono tutti e tre fradici, e con la neve fin dentro le orecchie. Ma nè Hanji nè Erwin riuscivano a smettere di ridere, e anche Levi sembrava... felice?A dire la verità la donna sembrava ubriaca, ma tanto anche, e quando si arrese dalla battglia e si distese a pancia in sù lì vicino, prese quasi sonno, mentre gli altri due la raggiungevano.

<<Idiota pazza fuori di testa, come ti sei permessa?>> le disse Levi, facendo capire che non era veramente arrabbiato, cosa che sorprese parecchio Erwin. <<Eheh, io sono la Contessa Hanji Zoe, posso fare tutto!>> gli rispose la donna, ridendo. Rimasero tutti e tre distesi nella neve per un po', un quarto d'ora circa, ma poi Erwin fece una domanda filosofica, e si "risvegliarono" tutti. 

<<Per cosa eravamo venuti fino a qui?>> Già, in tutto quello che era successo se ne erano quasi dimenticati. Hanji saltò in piedi e incitò i due uomini a fare lo stesso, non aveva tempo da perdere lei: doveva imparare a difendersi.

Levi guidò il gruppo fin dentro la foresta, sorpassarono un ruscello ghiacciato e Hanji scivolò un paio di volte, poi finalmente arrivarono in un piccolo spiazzo senza alberi ma solo qualche cespuglio ai lati, e una piccola casa vicino al confine con gli alberi. Levi si guardò attorno, poi annunciò che erano arrivati. E ovviamente Hanji era euforica. Cominciò a fare domande a raffica, era peggio di una mitragliatrice (o di una bambina di cinque anni molto ma molto curiosa), e Levi cercava di rispondere e tutto, ma quando lei gli chiese se quella lì in fondo fosse la sua vecchia casa, l'uomo si incupì di colpo.

<<Emh... scusa, non volevo fare domande... inopportune?>> si scusò Hanji, senza erò sapere bene per cosa dovesse chiedere perdono. <<No tranquilla, è tutto ok. E comunque no, non è mia la casa, ma ci vivevo con una persona>> e allora si intromise Erwin, che forse non si era reso conto che Levi non era felicissimo di quell'argomento. <<Con chi?>> gli chiese, ma quando Hanji gli rifilò un'occhiata da assassino psicopatico, capì di aver fatto una cazzata. <<Una ragazza, non è importante chi>> rispose Levi, che si era dimostrato più paziente del solito per non aver mandato a quel paese anche i figli della prozia della bisnonna di Erwin. In ogni caso toccava a Hanji, come al solito, cambiare discorso. <<Adesso ciancio alle bande e cominciamo l'allenamento>> decretò, prendendo Levi per un braccio e tirandolo lontano da Erwin.

E così l'assassino cominciò a spiegare come tenere in mano il coltello, con quanta forza infliggere il colpo, ma soprattutto come pulire l'arma. Poi si passò alla pratica, e l'allenamento diventò qualcosa di quotidiano. Levi insegnò ai due tutte le varie tecniche che suo zio Kenny aveva insegnato a suo tempo a lui, e rimase stupito dal talento della donna.

<<Ci metti sempre troppa foga, pensa un po' prima di colpire>> le diceva spesso Levi, ma Hanji non ne voleva sapere. <<Se ci pensi capisci di stare facendo una cosa sbagliata>> si giustificava.

Passarono due mesi, e anche Levi faceva progressi nella lettura, anche se la sua "insegnante" aveva molta difficoltà nel leggere la sua calligrafia, tanto che cominciò a chiedersi se l'uomo non stesse scrivendo in una lingua straniera imparata chissà dove. La verità era che, dopo 10 anni passati con un coltello in mano, pensare di stringere una penna e non un'arma per Levi era impossibile.

Ma Hanji sapeva che, in ogni caso, lei sarebbe riuscita a fargli cambiare idea.


Ciaooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo.

allora. praticamente stavo camminando per strada, ero al telefono con un'amica e vedo passare mia mamma in macchina. Si ferma davanti a me e allora noto la sua faccia incazzata, quindi le chiedo cosa fosse successo, e lei mi dice che è da mezz'ora che prova a chiamarmi ma che non rispondo mai al telefono. Ora. Spiegatemi come stracazzo facevo a sapere che lei mi stesse chiamando se ero al telefono con un'altra persona?! La linea era occupata cavolo, ovvio che non rispondo. E niente, mi ha preso il telefono e non so quando me lo ridarà, adesso sto aggiornando dal computer ed è stranissimo. Comunque.

ciao.

La Scienza dell'Amore -LevihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora