Capitolo 15

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Mentre tornava a casa, con il cappello schiacciato sulla testa per non farsi riconoscere, Hanji si guardava attorno, sperando che nessuno stesse facendo altrettanto. Si sentiva strana a camminare come una ladra per la strada, ma forse più che strana era inquietante: stringeva della mano sinistra una delle solite borse piene di toppe che le donne usavano per la spesa, piena di fogli e boccette di inchiostro, mentre nella destra aveva un coltello da cucina, che un macellaio avrebbe usato per scuoiare un vitello, tanto per darvi l'idea della grandezza. Ovviamente se qualcuno l'avesse riconosciuta il giorno dopo sarebbe andata sul giornale, di nuovo, e la gente l'avrebbe presa per una pazza squilibrata e pericolosa. E tutti sapevano qual'era il posto per i matti, il manicomio. Hanji non ci teneva ad andarci, ovvio. Avrebbe voluto nascondere il coltello nella borsa con l'inchiostro, ma se l'avesse fatto il tessuto si sarebbe bucato, e anche i fogli non ne sarebbero usciti integri. Quindi l'unica soluzione era tenerlo in mano cercando di fare finta di niente.

Evitò di prendere la strada principale per evitare spiacevoli equivoci, quindi fu costretta ad addentrarsi nell'ammasso confuso e caotico delle stradine della parte povera di Vienna. Forse Aiko avrebbe avuto paura a camminare lì da sola, visto che i delinquenti arrivavano tutti dai bassi fondi, ma sicuramente se lei si fosse messa a passeggiare con un pugnale in mano, chiunque sarebbe stato alla larga da lei.

Arrivò a casa e bussò al portone, Erwin apri e lei cercò di spiegare il motivo per il quale stesse impugnando un'arma. Una cosa normale per lei.
<<Non è per me, calmati>>
<<E per chi cazzo hai comprato un coltello da macellaio?!>>
Quando Erwin pronunciò la parola "coltello", Levi sbucò da dietro una porta, neanche a farlo apposta.
<<Eccoti, è per te, Buon Natale in ritardo ma in anticipo per l'anno prossimo>> disse Hanji, porgendo il coltello all'uomo che la guardava stupito. Erwin era disperato, o piuttosto esasperato. <<Hanji, lo so che sei generosa e tutto il resto, ma per favore, evita di regalare armi a un assassino che vive in casa tua>>
<<Gli ho semplicemente ridato quello che era suo... quello vecchio l'aveva perso quando ha ucciso papà e Aiko, alte obiezioni da fare?>> Erwin sospirò, accarezzando la testa della donna e abbozzando un sorrisetto.
<<Allora, ti piace?>> Chiese Hanji a Levi, dopo aver ricambiato il sorriso di Erwin.
<<Tsk, non ti ho chiesto di comprarmi qualcosa idiota>>
<<E io infatti non te l'ho regalato perché me l'hai chiesto, ma perché mi sembrava carino. Non mi hai detto se ti piace...>>
Chiese ancora la donna, che era curiosa di sapere se Levi si sarebbe addirittura sforzato di abbozzare un grazie, cosa che non successe.
<<Beh... qua la lama è troppo liscia, l'hai comprato tarocco>>
Inventò il ragazzo, che mai e poi mai avrebbe ringraziato una troietta viziata. O almeno così pensava.
<<Beh, presumo che sia un grazie, quindi prego... allora, la febbre è scesa?>> E se ne andarono tutti nella camera di Hanji.

Per le due settimane successive Erwin cercò sempre di comunicare in qualche modo con Levi, che sembrava fregarsene completamente di qualunque discorso, fino al giorno in cui Hanji, mettendo una mano sulla fronte dell'uomo, non annunciò che era guarito. In realtà Levi stava bene già da giorni, ma col cavolo che la donna gli credeva.
<<Anche i pazzi dicono di essere normali, e poi si suicidano>>
Diceva sempre Hanji, per trovare una spiegazione alla sua teoria.
<<Già, oppure salvano assassini corrompendo le guardie>> aggiunse una volta Erwin, che spesso si divertiva a stuzzicare i due. <<O si mettono a fare battute stupide davanti allo stesso assassino>> gli rispose Levi, che nessuno però prese sul serio. Da quando era da Hanji non faceva più paura a nessuno, o almeno non ai suoi due coinquilini.
Comunque.
Arrivò il giorno in cui guarì, e quindi quello in cui avrebbe dovuto andarsene da casa. Appena Hanji annunciò che Levi era tornato sano, se ne era andata in cucina per prendere del vino per festeggiare, lasciando Erwin e Levi nella sua camera.
<<Quindi te ne vai?>> gli chiese l'uomo, per iniziare un discorso.
<<A quanto pare>> rispose Levi, alzandosi dal letto e andando a prendere la sua giacca di lana, appoggiata sulla scrivania.
<<Ti sei già dimenticato quello che ti avevo detto?>>
Levi ci pensò su. Cosa gli aveva detto Erwin? Di non usare il coltello contro le persone, ma non c'entrava niente con il discorso, di mangiare tutta la minestra anche se non aveva fame, ah no, quella era Hanji, di essere un po' più cortese con le persone, ma non gli sembrava di aver risposto male. Non tanto.
<<Ok va bene, te lo ripeto: Hanji non ti lascerà andare così facilmente, inventerà una scusa qualunque per farti rimanere...>> ah sì, anche quello gli aveva detto. Non ci aveva fatto caso, Erwin diceva tante di quelle cazzate secondo lui.
<<...e tu dovresti esserle grato per questo>> aggiunse poco dopo, prima che Hanji entrasse con tre bicchieri pieni quasi fino all'orlo di vino rosso. Ne diede uno per ciascuno ai due uomini, che furono contenti, soprattutto Levi, di poter bere quel liquido rosso e denso. (NO, NON È SANGUE). Brindarono alla salute, ma nessuno dei due uomini riuscì a bere un sorso di vino, visto che Hanji era già partita con le domande. <<Quindi dove andrai?>> chiese a Levi, che era già stanco della conversazione. Quindi Erwin aveva torto? Non era vero che Hanji avrebbe fatto di tutto per farlo restare? Ma allora perché illuderlo che non se ne sarebbe andato? Levi non capiva, e guardò Erwin affinché lui gli spiegasse qualcosa, ma anche l'uomo sembrava non sapere cosa fare o dire. Hanji notò quello scambio di sguardi ma non ci diede peso, anzi, fu felice che Levi e Erwin potessero capirsi solo guardandosi. Ne era anche un po' gelosa veramente, l'unica persona che poteva permettersi di scambiare sguardi con Erwin era lei. Punto e fine.
<<Credo che andrò a trovare mio zio, è da un bel po' che non lo vedo>> inventò Levi, che in realtà non sapeva neanche dove fosse suo zio Kenny in quel momento. Probabilmente da qualche parte con delle pistole in mano a rimorchiare qualche bella donna. Dopo aver parlato Levi appoggiò le labbra al bicchiere e bevve un sorso di vino.
<<RISPOSTA SBAGLIATA!>> Urlò Hanji di colpo, facendo fare un infarto a Erwin e sorprendendo Levi, che maledise il giorno in cui aveva deciso di andare a dormire da Hanji.
<<IO TI HO FATTO DORMIRE QUI E TI INSEGNERÒ A LEGGERE, MA TU DEVI MANTENERE LA TUA PROMESSA. TI HO COMPRATO ANCHE IL COLTELLO APPOSTA, INSEGNARMI NON TI COSTA NULLA>> disse continuando ad urlare. "Cosa dicevamo prima sui matti? Che dicevano di essere normali..." pensò Erwin, ironicamente. Invece l'unica cosa a cui Levi poteva pensare era che scusa trovare per dirle di no. Però era vero, lei l'aveva ospitato, cosa gli avrebbe costato insegnarle qualcosa? E poi facendo così avrebbe avuto un tetto sulla testa a tempo più o meno indeterminato, anche se avrebbe dovuto pulire la camera da cima a fondo.
<<Tsk, ok ti insegnerò, ma non provare più a usare quel tono con me, quattrocchi di merda>>
Disse, alludendo agli occhiali dalla montatura quasi invisibile della donna, che sembrava felice di quel soprannome. <<Anche un mio ex compagno di scuola mi chiamava così>> spiegò <<Un tuo amico?>> chiese Levi, anche se non era molto interessato.
<<Sì, se gli amici si pestano allora sì>>

Ciaooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo.
Capitolo più lungo del solito per farmi scusare dell'assenza. Adesso devo andare che sento mia mamma salire le scale e io dovrei dormire aiut-

La Scienza dell'Amore -LevihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora