(2) Principessa

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✿ Rachel's P

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Rachel's P.O.V.

Le prime luci di un'alba azzurrina si distendevano all'interno della mia camera. Dormire in quel nuovo letto fu difficile abituarsi, motivo per cui mi svegliavo così presto la mattina.

Un aspetto positivo di quella situazione era che potevo usufruire liberamente del bagno prima che mia zia si svegliasse e ne richiedesse la priorità.

Dopo circa un paio d'ore, eravamo pronte per uscire di casa. Raggiungemmo la scuola con la metro, poiché mia zia non aveva una macchina; andava in giro con la bicicletta, con addirittura un cestino di vimini sul manubrio. "Cerco di inquinare il meno possibile, anche una sola persona può fare la differenza." Mi disse quando feci questa bizzarra scoperta. Era da ammirare. Peccato che le grandi industrie mondiali non prendevano la stessa iniziativa. Servivano molte più persone come mia zia per migliorare la salute dell'ambiente. E mio padre, che possedeva tre macchine, di certo non avrebbe mai fatto parte di questa categoria.

La mia scuola si estendeva di fronte ad un piccolo giardino contornato da un recinto nero. Era molto più piccola rispetto a quella che frequentavo. La pittura esterna era bianca, ma in molti angoli si riuscivano ad intravedere i mattoni che si celavano dietro. Alcune crepe ricoprivano anche la parte frontale dell'ingresso, dove nel momento in cui entrammo una signora di avanzata età ci salutò entusiasticamente. Ma com'è che in quella zona di Londra erano tutti costantemente felici? Dalle mie parti era già tanto intravedere un sorriso, e se accadeva era solo per formalità. Qui invece, ogni persona trapelava gioia e spensieratezza. Mi piaceva.

«Con chi dobbiamo parlare per le iscrizioni al corso di disegno?» Parlò mia zia, rivolgendosi a quella signora.

«Basta andare in segreteria e compilare un modulo per le attività extra-scolastiche, proprio lì.» Con un dito ci indicò uno sportello di fronte a noi, dove un giovane ragazzo stava pulendo i suoi occhiali da vista.

Mia zia la ringraziò, e ci dirigemmo alla nostra destinazione. Quel ragazzo sobbalzò alla nostra vista, facendo volare per terra gli occhiali che teneva in mano poco prima. Quando si rialzò aveva le guance rosse dall'imbarazzo.

«Salve, come posso esservi utile?» Balbettò visibilmente a disagio.

Zia Mary gli disse cosa ci serviva e lui si allontanò momentaneamente per cercare quel modulo. Quando ritornò, notai che non smetteva di fissare mia zia, con occhi adoranti.

«Quel tipo sbava ai tuoi piedi.» Sussurrai a mia zia, mentre stava compilando ogni punto importante di quel modulo. Era appoggiata sopra il piccolo bancone accanto allo sportello, e quell'anonimo ragazzo ogni tanto ci lanciava un'occhiata furtiva.

«Non essere sciocca.» Scuoté la testa incredula.

«Sta flirtando con te con lo sguardo! Lasciagli il tuo numero telefonico.» La incitai con una leggera gomitata sul fianco, scatenando una sua risatina.

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