(3) L'apparenza inganna

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✿ Rachel's P

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Rachel's P.O.V.

Il suono martellante della sveglia mi fece sobbalzare da una notte insonne, l'ennesima direi. Iniziai a sentire uno strano calore umidiccio provenire dalla mia mano. Aprendo gli occhi riuscii a scorgere il gatto di mia zia intento a leccare la mia mano penzolante dal letto.

«Sono la tua colazione micio?» Biascicai con ancora la voce impastata dal sonno.

Mi alzai svogliatamente, con la consapevolezza di dover affrontare il mio primo giorno di scuola. Senza neanche fare colazione andai a chiudermi in bagno, cercando di nascondere in qualche modo la cicatrice ancora visibile sulla mia fronte.

Provai prima con del fondotinta, e nel mentre cercavo di buttare gran parte dei miei capelli sul viso. In quel momento una frangia sarebbe stata l'ideale; peccato che l'ho sempre odiata.

Ogni mio tentativo di coprire quel brutto segno che mi ricordava quanto incapace fossi sulle due ruote, fu invano. Poi mi tornarono alla mente le parole del mio vicino di casa. Sul serio una semplice cicatrice mi avrebbe aiutata ad ambientarmi nella nuova scuola? Mi sciacquai la faccia e lasciai quindi quello sfregio in bella vista.

Dopo l'incidente con la bici, non parlai più con Zayn, il mio vicino, nonostante capitò più di una volta di scontrare i nostri sguardi. Ho chiesto a mia zia qualcosa su di lui dopo essermi ripresa da quella caduta, e mi disse che la macchina della polizia visitava casa sua più del necessario solitamente; ed era anche stato in prigione diversi mesi fa. Forse questo spiegava il suo comportamento scorbutico.

Le sue parole mi rimbombarono nella testa per giorni però. Era stato un insolente, sbruffone e maleducato. Ma d'altronde provenivamo da due mondi opposti, lui non avrebbe mai capito la mia mente ed io altrettanto la sua. Quindi forse non avrei dovuto dargli molto peso.

Più facile a dirsi che a farsi però.

«Come ha fatto il ragazzo della segreteria ad avere il mio numero? Tu ne sai qualcosa?» Mia zia mi piazzò il suo cellulare in faccia non appena misi piede in cucina.

Glielo strappai dalle mani leggendo il messaggio che tanto aspettavo in questi giorni.

"Ce ne ha messo di tempo però." Pensai.

«Stai sorridendo! Sei stata tu! Rae!» Si passò le mani in faccia imbarazzata ed io scoppiai a ridere.

«Ti serviva un input, e serviva anche a lui contando che ci ha messo una settimana per scriverti solo un messaggio.» Presi un succo di frutta e lo aprii facendo subito un lungo sorso. «Non puoi dirmi che non ti piace perché è super carino. Dagli una possibilità. Non puoi mica rimanere sola a vita con Byron.»

«Lui è più fedele di tutti gli uomini che hanno fatto parte della mia vita.»

Ahia. Tasto dolente. Immaginavo ci fosse stata una grande delusione d'amore per aver lasciato quella bellezza di donna sola a 32 anni.

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