(25) Tremori

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✿ Rachel's P

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Rachel's P.O.V.

Durante gli ultimi giorni di Gennaio la temperatura a Londra era gelida, la neve candida aveva ricoperto gran parte delle strade ed il cielo era costantemente cupo, rendendo quella città di una bellezza impareggiabile ai miei occhi.

Indossavo un cappellino di lana che mi copriva anche le orecchie, mentre me ne stavo semi sdraiata su un pavimento di legno con le spalle sul petto di Zayn. Ci trovavamo in una vecchia casa abbandonata vicino Camden durante un sabato mattina, alcuni fiocchi di neve continuavano a cadere senza emettere nessun rumore; i nostri respiri si disperdevano freddi nell'aria mentre cercavamo di riscaldarci con i nostri stessi corpi.

Quella era una delle tante zone che mi fece scoprire Zayn, e in quel luogo sentivo la mia vena artistica sprizzare fuori da ogni poro. L'abitazione era trasandata, con alcune pareti abbattute e diversi buchi nei pavimenti; la vegetazione arrivava fino all'interno, contornando le assi di legno sparse ovunque, la neve copriva pero' quei piccoli puntini di erba che tentavano di fuoriuscire, ma nonostante ciò per noi in quel momento era come un angolo di paradiso.

Lui continuava a lasciarmi soffici baci sul collo e ad accarezzarmi i fianchi, mentre io provavo a disegnare un suo ritratto. Ogni tanto mi voltavo verso di lui per osservare i dettagli che volevo rappresentare, nonostante il suo viso è sempre stato limpido nella mia mente, fin dal primo incontro.

Sono sempre stata affascinata dalla sua pelle ambrata, adoravo il contrasto che si veniva a creare quando stava a contatto con la mia carnagione pallida; i suoi occhi erano contornati da delle ciglia lunghissime che facevano risaltare maggiormente la loro luminosità, con un pizzico di dorato in mezzo ad un marrone chiaro che rendeva il suo sguardo sempre pù ammaliante, a tal punto da spingerti a perderti dentro per ore.

Le sue labbra divenivano più sottili quando sorrideva, creando poi delle piccole rughe intorno agli occhi.

Non mi fu difficile raffigurarlo, non come quando cercavo di disegnare me stessa. Forse perché di lui riuscivo a vedere anche oltre, sapevo che era un tipo tendenzialmente riservato, diffidente e che avrebbe scalato montagne intere per le persone che amava. Zayn piangeva raramente, e quando accadeva di fronte a qualcuno significava che si fidava ciecamente di quella persona. Poteva mostrarsi forte e duro durante il giorno, ma solo io ero a conoscenza della fragilità e l'oscurità che lo avvolgeva durante la notte.

«Perché non disegni mai a colori?» Mi domandò distogliendomi dai miei pensieri.

«Chi ha mai detto che il mondo è a colori? Magari è tutta un illusione dei nostri occhi, per imbrogliarci e mostrarci un mondo più bello di quanto in realtà non sia.» Sfumai con l'indice una parte troppo scura e vi soffiai sopra facendo disperdere i residui della matita sul pavimento.

Zayn mugugnò in risposta, la sua mano ricoperta da uno straordinario mandala si avvicinò lentamente alla mia di cui non mi ero accorta stesse leggermente tremando. Mi scostò la manica del giubbotto scoprendo il mio piccolo tatuaggio, si portò il polso fino alle labbra per poi lasciarvi sopra un tenero e caldo bacio. «Come va?» Non serviva aggiungere altro, sapevo perfettamente a cosa si riferisse.

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