(6) Cattiva reputazione

375 31 260
                                    

◆ Zayn's P

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Zayn's P.O.V.

«Perché è così difficile per te tenere la casa in ordine? Ho schiacciato un panino poco fa. Un panino, Zayn!» La voce furiosa di mia madre stava rimbombando per tutta la casa.

Le ho sempre chiesto di avvisarmi prima di venire a farmi visita, proprio per evitare di subirmi certe scenate. Ma ovviamente lei non lo faceva mai; arrivava con una visita a sorpresa, peggio della polizia.

«Stavo per mangiarlo quello, grazie.» Mi fulminò con lo sguardo alle mie parole.

«Ed apri le finestre quando fumi, qui dentro non si respira!» La vidi aprire le persiane della cucina, e fece lo stesso con quelle della mia stanza.

Stava scorrazzando ovunque, portandosi con sé cumuli di vestiti sotto braccio, ed un sacco di spazzatura varia per le mani. Amavo mia madre, ma non mi dispiaceva il fatto di essermene andato di casa.

Dopo l'abbandono di mio padre, divenne iperattiva su tutto, soprattutto nelle faccende domestiche. Mia sorella mi raccontava che a volte, al ritorno da scuola, ritrovava la sua camera sotto sopra, e lei era costretta a rimettere tutto in disordine, da brava figlia.

«Puoi per favore fermarti un attimo? Non sei la mia domestica. Non voglio che fai le pulizie di casa quando vieni a trovare tuo figlio, cazzo.» Mi gettai di peso sul divano, accendendomi una sigaretta.

«Hai ragione figliolo. Tu però...sistema un po' in giro ogni tanto.» Si sedette sul divano accanto a me.

Se solo capisse che il suo ordine è il mio disordine.

«Che ne dici se vai a prendere a scuola Waliyha ed io mentre vi preparo il pranzo?» Mi guardò supplichevole, perché sapeva che non resistevo a quello sguardo. Per lei avrei fatto di tutto. «Solo per oggi, dopo pranzo leviamo le tende, promesso.»

«Stupiscimi allora.» Mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia, per poi alzarmi raccogliendo le chiavi della macchina sul tavolo.

Salito in auto, mi imbattei in una particolare scenetta. Rachel era tra le braccia del suo fidanzato, con la sua lingua in gola, proprio di fronte casa sua. Lui indossava un evidente costoso completo blu, con tanto di cravatta. Il modo sfacciato con cui le palpava tutto il corpo era disgustoso. Si notava da chilometri che la desiderasse come un giocattolo del sesso. Lei si atteggiava nel suo vestito rosa come se fosse alla disperata ricerca delle sue attenzioni, che lui però sembrava non concederle, troppo occupato a scoparla per strada.

Non so che sentimento mi scattò in quel preciso momento, ma so che ce n'era tanto.

Rachel's P.O.V.

«Ho chiesto a mia zia se potevi rimanere a dormire stasera, ed ha detto di sì. Che ne dici?»

Mark era venuto a trovarmi quella mattina di Ottobre, poiché non avevamo scuola a causa della festa del ringraziamento. In realtà quella era una festa americana, ma nella mia classe vi erano alcuni studenti degli Stati Uniti e del Canada, ed a quanto pare la mia nuova scuola faceva queste iniziative per gli alunni di diverse nazionalità, anche se fuori tempo direi. In ogni caso, se questo significava non andare a scuola per due giorni allora non mi lamentavo. Avevo davvero apprezzato il gesto di Mark; arrivai a pensare che magari la mia lontananza gli stava facendo capire quanto fossi importante per lui, o forse mi illudevo e basta.

BreathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora