(17) Confidenze tra amici

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✿ Rachel's P

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Rachel's P.O.V.

Erano le sette di una domenica mattina, la temperatura era gelida ed io cercavo di riscaldarmi con la mia tazza preferita di Harry Potter contenente caffè e latte, fu uno dei primi regali di zia Mary quando mi trasferii a casa sua, sapeva quanto andavo matta per quella saga.

Di solito non avevo mai il tempo di fare colazione durante la settimana, ma almeno nel weekend cercavo di godermi quel momento di pace e tranquillità. Byron saltò sul tavolo iniziando a miagolare in cerca di coccole, lo presi in braccio mettendogli una mano intorno al suo morbido pancione e lo feci distendere sulle mie ginocchia. Si arrotolò su sé stesso fino a trovare la posizione più comoda per lui, mentre si godeva i miei grattini sulle orecchie.

Finito di mangiare andai in camera mia per prepararmi ad uscire, quasi ogni domenica andavo a fare visita a mio padre. Indossai un leggings nero felpato, così da proteggermi dal freddo, ed un maglioncino rosso che abbinai agli stivaletti del medesimo colore. Diedi una veloce pettinata ai capelli ed un leggero trucco sul viso, eyeliner e mascara; a mio padre non era mai piaciuto l'eccessivo trucco, quindi almeno di fronte a lui cercavo di dimostrarmi come la Rachel che conosceva, per quanto estranea ormai fosse per me.

Raggiunsi il centro penitenziario con la metro, arrivando giusto in tempo per l'orario delle visite. Come al solito mi sottoposero al controllo generale, ormai sapevo quel rituale a memoria, e dopo aver stabilito che fossi in regola per varcare quella porta mi permisero di vederlo.

«Sei sempre più bella, tesoro.» Affermò mio padre non appena mi vide. Notai che si era rasato la barba e sistemato i capelli, col tempo mi ero accorta che non si era più fatto vedere da me in cattive condizioni, e non osai chiedere se fosse per vergogna o per semplice cordialità.

«E tu sempre più bugiardo.» Scherzai. Mi tolsi il mio parka verde militare e lo adagiai sulla sedia accanto alla mia, lì dentro la temperatura era molto più calda rispetto all'esterno.

«Avrei voluto regalarti la tua prima macchina questo Natale, non deve essere facile per te andare in giro in bici, sai per via dell'asma e tutto il resto.» Disse con tono dispiaciuto.

«Ed invece è bellissimo, papà. Credo che anche il mio corpo si sia abituato a quello sforzo giornaliero. Sono abituata a convivere con l'ansia da sempre, quindi posso sopravvivere senza macchina per ancora qualche altro anno.» Ammisi sorridendogli.

Mi spostai i capelli dietro le orecchie e di fronte a quel movimento vidi gli occhi azzurri di mio padre seguire il mio braccio. «Cos'hai lì sul polso? È un tatuaggio?» Domandò con tono duro. Lo vidi stringere il telefono nella sua mano a tal punto da preoccuparmi che lo avrebbe rotto.

Abbassai lo sguardo colpevole e tirai giù la manica del mio maglione, seppur era ormai inutile. Non era nei miei piani fargli quella confidenza per i prossimi cinque anni come minimo, lui era sempre stato contrario a qualsiasi cosa riguardante tatuaggi o piercing. «È molto piccolo, non si nota neanche. Per me ha un importante significato, non ti arrabbiare, papà.» Parlai piano.

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