(20) Come una fenice

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✿ Rachel's P

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Rachel's P.O.V.

Erano passati cinque giorni dall'ultima volta che intravidi il viso di Zayn dallo spiraglio della mia porta d'ingresso, ma nonostante ciò lui continuava a non mollare la presa, riempiendomi di messaggi quotidianamente e di chiamate anche alle due del mattino. I giorni ormai si erano fusi l'uno con l'altro, ed io non vedevo la luce del sole sulla mia pelle da troppo tempo. Dovetti fingere di avere un pesante raffreddore per convincere mia zia a non starmi addosso per andare a scuola, la sola idea di mettere piede fuori casa mi causava la nausea. Non volevo vedere nessuno, non volevo sentire nessuno, l'unica cosa che volevo era starmene sdraiata sul letto con lo sguardo puntato al soffitto e le braccia stese lungo ai fianchi mentre stringevo un pacchetto di pasticche.

Ogni mattina mi svegliavo in un bagno di sudore; gli incubi che sembravano avermi abbandonato da mesi erano ritornati a perseguitarmi, più taglienti che mai. L'ultimo che feci sembrava talmente veritiero che quando mi svegliai mi sembrò di star annegando sul serio: ero di fronte ad un pozzo piccolo e abbandonato in mezzo al nulla, me ne stavo lì a fissarlo mentre dal fondale sentivo il rumore dell'acqua sbattere contro le pareti in modo violento e spaventoso; poi arrivò una ventata forte che mi fece cadere all'interno ed io mi dimenavo cercando di non affogare, e quando mi svegliai non riuscii a capire se alla fine fossi riuscita a salvarmi o meno. Quell'incubo mi lasciò parecchio scioccata e disorientata, per cui cercai di calmarmi gettando in bocca un paio di pastiglie.

Dalla finestra della mia stanza vidi alcuni fiocchi di neve sbattere contro il vetro, ma ciò non suscitò nessun tipo di emozione dentro di me e la cosa mi sorprese molto poiché in passato quei piccoli dettagli riuscivano a farmi sorridere, stavolta mi era totalmente indifferente. L'unica cosa che riuscivo a pensare era Zayn, costantemente. Forse non è tanto il modo in cui ci sentiamo con una persona che ci fa capire quanto l'amiamo, ma più che altro il vuoto che sentiamo dentro quando ci manca.

«Oh quindi sei malata adesso?» La figura di Lydia irruppe nella mia camera facendomi sobbalzare. La guardai torva non capendo come fosse riuscita ad entrare, avevo espressamente chiesto a mia zia di voler stare da sola. «Ho convinto tua zia che dovevo metterti in pari con i compiti data la tua lunga assenza a scuola, quindi non ha obiettato.» Mi tirò via la copertina di lana che ricopriva il mio corpo ed io imprecai furiosamente.

«Non sei la benvenuta, Lydia. Vai via.» Esclamai scorbutica mettendomi seduta con le spalle poggiate allo schienale del letto.

Si tolse il suo parka rosso e venne a sedersi accanto a me. «Siamo tutti preoccupati per te.» Mi guardava con compassione e ciò mi provocò soltanto più rabbia.

«Tutti chi? E poi non vi ho chiesto nulla.»

«Tutti cazzo. Vuoi l'elenco? Brad mi tartassa perché lui crede al suo amico, ma è ovvio che tra maschi si coprono quando fanno certe merdate. Io sto con te, Rae. Ed anche la tua amica riccona è in pensiero.» Strinse la mia mano ed appoggiò la testa sulla mia spalla. «Ecco perché è meglio fare sesso senza coinvolgere i sentimenti, per non fare questa fine.»

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