(10) Una tossica, malsana pazzia

300 26 209
                                    

✿ Rachel's P

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Rachel's P.O.V.

Rimasi a fissare quel poliziotto seduto sul mio divano per minuti interminabili. Una sensazione di vuoto prese il sopravvento, qualcosa che non mi riuscivo a spiegare.

Tanti, troppi pensieri, attraversarono la mia mente in quel momento. Ma di una cosa non ebbi il minimo dubbio: non potevo rinunciare a Zayn; ne avevo bisogno come una pianta ha bisogno dell'acqua per vivere, era essenziale per me. Perché quando ti rendi conto di aver trovato la persona giusta, quella che sa comprenderti come nessuno aveva mai fatto, che sai farebbe di tutto per te, tu non la lasci andare. Che per quanto possa farti male, sai che il dolore che potrai provare non è niente in confronto a quello che proveresti se non fosse più al tuo fianco.

Mio padre avrebbe comunque continuato a rimanere in prigione, e se fosse stato per dieci anni o per cinque, ormai non cambiava molto per me. Ero egoista? Sì, cazzo, sì.

Mi sentivo come quando mi costringevo a sorridere ma in realtà dentro volevo solo morire, ma inspiegabilmente il mio sorriso rimaneva ancora lì, come a voler dire "non badate a me, continuate pure la vostra vita, che a salvarmi ci penso da sola." Nessuno aveva mai capito cosa mi passava per la testa, ma non me ne importava, mi interessava solo di me stessa adesso. Io il motivo lo sapevo ma non lo dicevo mai, non potevo accettarlo, ma dentro di me, in realtà, sapevo esattamente cosa mi stesse massacrando.

«Se ne vada.» Gli ordinai alzandomi in piedi, accorgendomi solo in quel momento di avere le guance umide. Asciugai in fretta quelle lacrime, cercando di non mostrarmi debole ai suoi occhi.

Il poliziotto rimase stupito dalle mie parole, paralizzandomi col suo sguardo. «Questo è un enorme, terribile, sbaglio. Magari la prossima volta che tornerà in prigione non sarà per fare visita a suo padre.» Si alzò anche lui, sistemandosi il cinturino in cui teneva la pistola.

«Vada via, cazzo.» Dissi aprendogli la porta di casa.

Mi sorrise beffardo prima di lasciare la mia abitazione. Chiusi violentemente la porta, facendo rimbombare il rumore per tutta la stanza. Cominciai a camminare avanti ed indietro cercando di calmarmi. Sentivo il cuore spingermi sul petto come a voler saltare fuori, e l'unico pensiero in quel momento fu verso ciò che non avrei dovuto fare.

Mi precipitai in camera mia, andando alla disperata ricerca della mia borsa. Quando la trovai non ci misi molto a raccogliere ciò che stavo cercando. Adagiai con la mano tremante un pizzico di polvere bianca su un dito, per poi metterlo in bocca e sfregarlo per tutto l'interno.

I battiti cardiaci iniziarono a rallentare e la preoccupazione di poco prima svanì, facendo spazio ad una quiete paradisiaca.

----

«Apri questa cazzo di porta, Zayn!» Urlai sbattendo diversi pugni su di essa.

Zayn venne ad aprirmi con solo i boxer indosso. «Che cazzo succede?» Corrugò la fronte disorientato.

BreathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora