2. Inconsapevole

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N I N A

Il vestito mi stava troppo stretto, ma non sapevo che altro mettere. Non ero una ragazza elegante, quindi era difficile trovare nel mio guardaroba vestiti opportuni per un appuntamento "galante". Avevo solamente quell'abito per l'uscita con Josh, preso per di più dall'armadio di mia madre. E la cosa mi andava bene, visto che non stavo per uscire con qualcuno d'importante.
Indossai velocemente dei semplici tacchi neri e presi una pochette d'argento con dentro il mio cellulare e il portafoglio rosso. Applicai l'eyeliner nero attentamente, per poi esagerare con il mascara. Andai poi velocemente in salotto e mi misi seduta sul divano, aspettandolo.

L'ansia aveva preso tutto di me e non potevo negarlo. I sentimenti che provavo per Josh, in passato, non erano spariti totalmente. Si trovavano in un angolo del mio cuore, oramai spezzato dal grande amore provato nei suoi confronti. Mi sentivo come Margherita del libro 'Cose che nessuno sa'. Distrutta, disperata, inghiottita dal dolore, incompresa, piccola come se nessuno potesse notarla, senza valore, indesiderata, delusa, insoddisfatta, dipendente ma in questo caso da un amore non corrisposto o da un amore tradito.

Il campanello di casa suonò, avvisandomi che Josh era poco più lontano da me. Solo lo strato della porta ci divideva, ma potevo quasi sentire il suo odore da lì. La aprii, cercando di controllare i miei sentimenti al quanto confusi. Josh mi si presentò davanti e potei giurare di aver avuto un colpo al cuore, appena entrato nella mia visuale.

I dolorosi ricordi presero possesso della mia mente. Si intrufolarono senza permesso e risvegliarono le emozioni che cercavo di nascondere. Avvertii la nostalgia di tutto ciò, il richiamo del perdono, ma avevo troppa paura di ciò che questo amore potesse farmi ancora una volta.

Perché hai distrutto tutto?

"Sei stupenda." Disse, guardandomi per bene e risvegliandomi dai miei pensieri silenziosi.

Mi presi qualche minuto per osservarlo meglio. I suoi capelli biondi erano in un ciuffo perfetto, gli occhi azzurri mi fissarono il corpo e sulla sua bocca si formò un piccolo sorriso. Era vestito con un paio di jeans blu scuro, una camicia bianca che lasciava intravedere -grazie ai suoi due bottoni aperti in cima- dei pettorali poco scolpiti e sopra aveva una semplice giacca nera di pelle.

"Grazie, ma sappi che non siamo qui per farci i complimenti a vicenda."

Fui gelida, ma volevo fargli capire che dei suoi apprezzamenti non me ne facevo nulla. Ciò che aveva distrutto non si poteva più recuperare.

Chiusi la porta d'ingresso, per poi mettere la chiave di casa nella pochette. Successivamente camminai per andare all'ascensore seguita da Josh. Potevo sentire i suoi sospiri inudibili e percepivo il suo imbarazzo nei miei confronti. A quel punto, una volta dentro la cabina, capii che lui si sentiva sporco e compresi, dopo un po', che voleva chiarire solamente per ripulire la sua anima macchiata.

"Lo so." Abbassò leggermente la testa e si torturò i capelli.

Cosa vuoi da me? Vuoi il mio perdono? Perché se così è, non puoi ottenerlo con delle semplici scuse.

Aspettavamo, o almeno io aspettavo, impaziente che l'ascensore arrivasse al piano terra. Appena questo avvenne, uscimmo fuori dopo aver salutato il vecchio portiere Barry. Un uomo sulla sessantina, solare e sempre gradevole con tutti, capace di migliorarti la giornata con due semplici parole.

Salii in macchina senza parlare e Josh partì, incerto su come sarebbe proseguita la serata.
Il viaggio fu stressante. Era come dire mille parole anche se nessuno dei due apriva bocca. Io osservavo continuamente fuori dalla finestra, mentre Josh spostava spesso lo sguardo dalla strada su di me e viceversa.

La voglia di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora