8. Nullità

17.3K 616 27
                                    

N  I  N  A

Ero vicino casa, quando iniziò a piovere quel giorno. L'acqua continuò a scendere sempre più insistente e io dovetti ripararmi sotto la tettoia di un bar lì vicino, per cercare di proteggermi dalla pioggia.

I vestiti iniziarono ad appiccicarsi al mio corpo, mentre le mie gambe completamente scoperte furono ricoperte da brividi per il freddo che stava facendo. La pioggia mi stava pulendo dai peccati e sembrava come se volesse togliermi di dosso tutte le colpe.

Mi sentivo così stanca. Stanca di continuare ad essere la persona che dovevo essere per Brad. Stanca di dover nascondere tutto a mia madre. Stanca di fingere di star bene con il resto del mondo. Stanca di sembrare quella di prima, quando in me era cambiato tutto. 

Mi sentivo invasa da una sostanza nera e appiccicosa che non voleva staccarsi. Mi sentivo una persona senza valore che continuava a raccontare bugie a chiunque, che non aveva abbastanza forze per comandare la propria vita. Ero diventata una donna di prima categoria, che veniva usata in tutti i modi possibili. 

Volevo sentirmi meglio, desideravo con tutta me stessa capire le fitte dolorose nello stomaco che mi stavano mangiando viva. Non riuscivo a comprendere la reazione di tre giorni fa, perché mi fossi comportata così quando con Brad non c'era niente di serio. Era normale che Pyper gli stesse sopra, che lo baciasse. Quello che lei faceva con lui era logico, mentre il mio rapporto con Brad non aveva nulla a che fare con la normalità. La nostra relazione era malata e i nostri comportamenti del tutto incomprensibili, eccessivi.

Non lo amavo. Non potevo amare una persona che conoscevo solo da una settimana, che mi aveva mostrato sempre il lato peggiore di sé. Non era amore ciò che sentivo circolarmi nelle vene, lo sapevo.
Non ero capace di innamorarmi al primo sguardo di una persona, dimenticare la sofferenza che l'amore mi aveva fatto provare. Non ero capace di accettare i miei difetti, quindi non potevo nemmeno minimamente immaginare di accettare i difetti di Brad.

Perchè questo è l'amore, no?

E io non lo amavo!

"Signorina!" La voce di un uomo mi riportò alla realtà. "Sta bene?" Mi chiese, stando al mio fianco per ripararsi dalla pioggia.

"Si, grazie mille." Sorrisi, mi sforzai a farlo.

"Ho l'ombrello. Vuole venire sotto l'ombrello con me? Così non aspetta qui e non si bagna." Chiese, guardandomi stancamente negli occhi. Sembrava che la sua anima stesse patendo. Il suo sguardo era cupo e aveva un aspetto totalmente trasandato.

"Non credo sia necessario, signore."

Non potevo disturbarlo. Non lo conoscevo e avevo paura di ciò che potesse rivelarsi alla fine. Però qualcosa nel suo sguardo mi turbò, mi fece sentire al sicuro, non più sola. Aveva il dolore negli occhi e aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse, proprio come me.

Perché una persona distrutta la si riconosce. Ha il cuore pieno di fori e di dolore. Non riesce più a distinguere la verità dalle bugie. La felicità è un ricordo lontano, ormai un sentimento prosciugato col tempo, appassito negli anni.

"Come si chiama?" Chiesi, mentre strizzai i capelli.

"Peter." Disse solamente. "Allora le va bene se ci incamminiamo insieme? Può fidarsi, davvero."

Annuii, andando vicino a lui. Iniziammo a camminare velocemente, senza dire nulla. Il silenzio ci accompagnava ad ogni passo, mentre la pioggia cadeva interrotamente, pulendo i peccati del mondo. L'aria diventò pesante quando, una volta davanti al mio condominio, vidi Brad fumare una sigaretta, appoggiato al muro con disinvoltura.

La voglia di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora