My favorite part.

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So che mi sta evitando.

E so anche il perché.

La vedo andare avanti e indietro, fare i salti mortali per organizzare una festa stratosferica di cui apprezzerò soltanto l'alcol che scorrerà a fiumi, conoscendo chi la sta organizzando.

Io ed Alice abbiamo ancora un po' di cose da chiarire.

Ieri sera Jimmy se n'è andato, salutato calorosamente da tutti.

Non sapevo se dargli una stretta di mano, o un semplice cenno del capo.

Lui è venuto verso di me, e con straordinario accento britannico, mi ha detto: 'prenditene cura, le seconde occasioni sono quasi sempre le ultime'.

Dopodiché, ha abbracciato Alice ed è sparito, smaterializzandosi davanti ai nostri occhi.

Alice mi ha guardato, mi ha sorriso per un secondo.

Poi è tornata dentro dagli altri.

Ma colei che mi sta evitando è un'altra.

Una ragazza dai ricci ribelli rosso fuoco. Altrimenti conosciuta come Rose Weasley.

Riesco a bloccarla quando entra in camera mia gridando bestemmie contro Scorpius che attualmente è disperso in qualche angolo della casa e che a quanto pare dovrebbe aiutarla.

Rimane un po' interdetta quando trova me al posto suo, e francamente non lo avrei mai detto di Rose.

Chiarisco che questa, in fondo, è anche camera mia. E lei sembra capirlo solo adesso.

Mi alzo, e chiudo la porta.

Lo scatto della serratura e il rumore della chiave che finisce nella tasca dei miei pantaloni sembra riportarla alla realtà.

-Albus... Ho una marea di cose da fare, e mancano meno di dieci ore alla mezzanotte. Apri questa porta.- Sbuffa esasperata.

Normalmente, ci sarebbe da temere. Ma mi faccio coraggio, quando sento la sua voce che trema un po'.

-Mio il compleanno, mia la responsabilità.- le dico -Siediti.-

Si siede, rigida, sul letto accanto a me.

-Guardami.- le ordino, cauto.

Lei mi guarda, e per un momento ritorniamo bambini, quando, nonostante avessimo quasi la stessa età, toccava a me rassicurarla su qualcosa.

-Cosa vuoi?- dice, infine, torturandosi le mani.

-Dimmi perché mi stai evitando.-

Mi guarda dritto negli occhi, per un secondo. Poi distoglie lo sguardo, e fa per alzarsi.

-Ho una marea di cose da fare, Al. Ne parliamo domani.-

La trattengo con forza.

-Non aspetterò domani. Non passerò ai diciassette anni sapendo che c'è qualcosa che non va con te, e che io ne sono forse il responsabile.-

-Vuoi sapere?- chiede infine.

-Disperatamente.- ammetto io.

Prende la sedia di fronte alla scrivania, e si siede proprio davanti a me, rigida e composta.

-Io potevo aiutarti.- sbotta -Tu stavi male, eri strano. Ed io potevo aiutarti come ho sempre fatto. Come abbiamo sempre fatto. E tu hai preferito stare male, invece che chiedermi aiuto.-

-Cosa?!-

-Io avrei potuto trovare una soluzione. Lo faccio sempre. In un modo o nell'altro. E sono stata male, per te, che stavi male.
Ma tu sei stato un idiota, uno stronzo autolesionista, che ha preferito logorarsi piuttosto che chiedermi aiuto.
Perché io te lo avrei dato. Come ho sempre fatto.
Ricordi?! Io e te, sempre e comunque. Tu sei la mia persona Al, sei quello che chiamerei per primo se commettessi un omicidio e non sapessi dove nascondere il corpo. Sei la mia persona, ma evidentemente io non sono più la tua.-

Detto questo, e facendo di tutto per trattenere le lacrime si alza e va verso la porta, con la bacchetta stretta in mano.

Poi si ferma, di spalle.

-Pensavo di essere abbastanza degna da dirmi almeno 'Hey, forse mi sono innamorato.' Ma evidentemente così non è stato.-

Punta la bacchetta verso la porta, lei può farlo. -Alohomora.- penso abbia detto nella sua mente.

È sempre stata brava ad imparare, e lo ha fatto subito anche con gli incantesimi non verbali.

-Rose... Rose!- Ma è già corsa via.

Si. Forse mi sento una merda.



*****

La scritta sul pacchetto dice 'smetti di fumare, vivi per i tuoi cari.'

Oh, se sapessero chi è il mio vecchio.

Mezza sigaretta è già andata.

È una bella giornata di dicembre, c'è il sole e si sta bene anche fuori.

Assaporo quest'attimo di pace e tranquillità che la giornata mi offre.

Perché non sono più tranquillo e in pace da un po'.

Cerco di non pensarla. È uno sforzo che richiede quasi tutta la mia concentrazione, e il più delle volte fallisco,e mi rimane un senso di frustrazione ed impotenza terribile.

Non mi fido di te.

Non si fida di me.

Lo ha detto molto chiaramente. Ed io non posso farci niente.

Non sono uno di cui potersi fidare, almeno non subito.

Non posso non darle ragione, e dire che non è vero, che di me ci si può fidare, perché il più delle volte sono incostante e mi concentro solo su me stesso, e a volte su Albus, per vedere se è tutto okay.

Io, però, vorrei che lei capisse.

Che capisse che mi piace sul serio, che ho questa cosa dentro che si sta impadronendo di me, e che mi ordina continuamente di gridare ai quattro venti cosa provo.

Che questa cosa che ho dentro mi fa sentire una persona migliore, e che la causa di tutto è lei.

È lei che mi fa desiderare di essere migliore.

La sigaretta è finita. Peccato.

Proprio nel bel mezzo delle mie introspezioni giornaliere.

Ed è proprio in questo momento, che Rose mi passa accanto, correndo senza voltarsi, sempre più veloce.

Guardo dentro.

Albus scende le scale e si ferma, guardandola andar via.

Lo osservo, interrogativo. E lui scuote il capo.

Il secondo dopo, sto già correndo dietro a Rose.












Chiedo umilmente perdono per tutta questa attesa.
A mia discolpa, posso dire che sono in piena sessione invernale al primo anno di medicina e chirurgia, e che a momenti non mangio né bevo.

Spero vi sia piaciuto.

Aggiornerò non appena posso.

Sempre Vostra

_mezzosangue3107

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